Cuneo fa business: è tra le città più “economicamente libere” d’Italia
Nella ricerca su 107 capoluoghi, condotta dall’Istituto Bruno Leoni e dalla Confcommercio di Genova, il comune è al terzo posto dopo Bolzano e VicenzaCuneo? Farci affari è un vero affare. Almeno secondo l’indice di libertà economica elaborato dall’Istituto Bruno Leoni, in un’analisi realizzata in collaborazione con Confcommercio Genova i cui esiti sono stati resi noti a settembre. L’istituto ha indagato tra 107 tra capoluoghi di provincia e città metropolitane.
La città dei sette assedi figura al terzo posto in questa classifica, alle spalle solo di Bolzano e Vicenza. I comuni capoluogo con i punteggi più bassi sono invece Napoli, Catania e Isernia. L’indice della libertà economica sviluppato dagli autori si basa su quattro grandi aree: la macchina comunale (spesa, debito, occupazione), la vitalità economica (Pil pro capite, numero di imprese e lavoro), la tassazione e la performance della giustizia civile. “L’idea di fondo è che anche a livello locale gli amministratori possono incidere sull’attrattività di un territorio, contribuendo a renderlo più dinamico e favorevole allo sviluppo” spiegano gli autori Paolo Belardinelli, Ettore Matsaganis e Carlo Stagnaro.
Nel caso di Cuneo, a risaltare è l’elevato numero di imprese pro capite che raggiunge il dato di 0,84 per abitante, cioè quasi “una a testa”. Nello spiegare la bassa performance dei capoluoghi liguri, i ricercatori ammettono che l’isolamento geografico e la inadeguatezza delle infrastrutture “sono sicuramente parte della spiegazione - del resto, contribuiscono senz’altro alla bassa performance di molte città meridionali e insulari - ma non la esauriscono”. Fa da contraltare in positivo, infatti, la situazione assai migliore di altre città con difficoltà logistiche analoghe, tra cui si cita Cuneo - e chi sennò, aggiungiamo.
Vi è una differenza sostanziale, si legge, tra la classifica della qualità della vita - a titolo di esempio, si cita quella stilata su base annuale dal Sole 24 Ore - e l’indice della libertà economica: “Mentre la prima osserva principalmente gli esiti della vita in città (in termini di risultati economici ma anche e soprattutto di altri indicatori, quali la qualità dell’ambiente, l’offerta culturale, le tendenze demografiche, ecc)”, la libertà economica “si concentra sulla performance e la pervasività delle scelte pubbliche, per come esse si manifestano o attraverso gli interventi diretti (il livello del prelievo tributario, le attività di accertamento da parte degli enti locali, il peso del settore pubblico in senso stretto) oppure attraverso i loro effetti immediati (il disposition time dei tribunali, le riscossioni)”. Ciononostante “tra i due indici sussiste un elevato grado di correlazione”, quantificato nel 62%: “Naturalmente vale l’adagio che una correlazione non indica una causalità, ma quello che possiamo dedurre da questa analisi (pur semplicistica) è che vi è una elevata probabilità che, se una città ottiene un buon punteggio per quanto riguarda la libertà economica, essa sia anche caratterizzata da una buona qualità della vita (e viceversa)”.
Cuneo da questo punto di vista supera nella classifica delle città “business friendly” la sua posizione in termini di qualità della vita (545,7 punti nella graduatoria del Sole 24 Ore). Mettendosi dietro, col suo terzo posto, le più quotate Udine (605,7 punti per la qualità della vita, 12esima per libertà economica), Trento (597,1 punti, 13esima), Aosta (594,2 punti, decima) e altre ancora. “La città è sempre più attrattiva, soprattutto nel welfare” commenta al riguardo Vincenzo Pellegrino, esponente della maggioranza consiliare e consigliere provinciale.
Andrea Cascioli
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