Cuneo inquinata? “Ma è il capoluogo con più scuole collegate alle ciclabili”
Lo rende noto l’assessore Luca Pellegrino, rispondendo a un’interpellanza: “Il monitoraggio sul PUMS deve essere più puntuale” replica Ugo SturleseHa suscitato grande attenzione una settimana fa la pubblicazione del rapporto Ecosistema urbano di Legambiente, con i dati sull’inquinamento nelle città italiane. Ne abbiamo parlato sulla nostra testata, sottolineando come la situazione di Cuneo fosse piuttosto grigia.
Nella classifica di quest’anno, i cui dati si riferiscono all’anno precedente, il capoluogo della Granda si trova al 33esimo posto in Italia: un dato buono rispetto ad altre città, ma peggiore se paragonato agli ultimi tre anni. Nel 2022, infatti, aveva conquistato la 16esima posizione, la 14esima nel 2021 e la 15esima nel 2020. Male soprattutto gli indicatori relativi alla presenza di polveri sottili (PM 2,5), dove Cuneo si colloca tra le peggiori d’Italia. In generale, la città dei sette assedi non si trova nei primi posti in nessuna delle categorie prese in considerazione dal report. Ci sono però alcuni fattori tendenzialmente positivi, come la raccolta differenziata, che tocca il 67%, collocando Cuneo nel gruppo delle città più virtuose della penisola e il verde totale urbano, per cui ottiene l’undicesimo posto.
“Abbiamo visto che i parametri rilevati da indagini nazionali non sono così positivi come ci si sarebbe aspettati” commenta Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), promotore nell’ultimo Consiglio comunale di un’interpellanza sul tema. All’amministrazione si chiedeva conto in particolare del monitoraggio sui parametri del Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (PUMS), adottato nel 2019 dalla città per valutare le azioni nell’ambito della moderazione del traffico veicolare, dell’istituzione di zone 30, Ztl e aree pedonali e in generale della riduzione della mobilità con mezzi di trasporto privati. “Il monitoraggio - ricorda Sturlese - doveva essere bi o triennale: anche la verifica dell’andamento del trasporto pubblico non è mai più stata fatta. I dati non corrispondono in particolare alla riduzione del 10% del traffico privato”.
Sul punto ha replicato l’assessore alla Mobilità Luca Pellegrino, menzionando anche un’altra recente classifica, quella di Openpolis dove risulta che Cuneo è prima in Italia per collegamenti ciclabili con le scuole: “Il 73% di scuole collegate, contro una media nazionale al 9,8%” precisa l’assessore. Anche i parametri del PUMS, sostiene Pellegrino, confortano in merito all’operato della giunta: “Il PUMS è stato approvato nel 2019 per realizzare una valida rete ciclabile sull’altopiano e di collegamento alle prime frazioni. Penso che questo ora ci sia, proprio in questi giorni è stato appaltato anche il lavoro per il collegamento ciclabile con Madonna dell’Olmo”.
Al momento dell’approvazione del piano, Cuneo aveva 17,3 chilometri di piste ciclabili: oggi sono 28,6 km. E ancora: “Non avevamo nodi di scambio e ora ne abbiamo due, il Parco Fluviale e la velostazione. Non avevamo più il bike sharing, ma oggi abbiamo il bike to work che fa pedalare 600 persone. Le zone 30 erano pari a 81mila metri quadrati solo nel centro cittadino, oggi siamo a 1 milione e 653mila anche a San Paolo, Borgo Gesso e Confreria”. I parcheggi di testata sono aumentati (“prevediamo di aumentarli nel prossimo periodo sul lato Stura, con il Campidoglio”) e soprattutto sono arrivati i punti di ricarica per bici e auto elettriche: in città ora ce ne sono sei per le biciclette e sette per i veicoli a motore.
Un aspetto rilevante riguarda i passaggi ciclabili: i sedici “contabici” ne hanno rilevato il 22% in più nei giorni feriali e il 16% in più nei festivi. Segno che ad aumentare non sono solo i ciclisti che organizzano “sgambate” nel fine settimana, ma anche quelli che utilizzano il mezzo per recarsi a lavoro. “Vengo a sapere - aggiunge Pellegrino - che a fronte dei nostri sedici Bologna ha solo tre contabici, Pescara due e la città metropolitana di Torino quattro”. Il PUMS del 2019, tuttavia, è da rivedere: “Va allargato a tutto il Comune e anche ai comuni limitrofi interessati. I numeri li teniamo sotto controllo, anche senza un monitoraggio puntuale”.
Su questo Sturlese ribadisce le proprie critiche: “Quando si imposta un piano e si impostano parametri di misurazione poi non si può andare ‘a spot’. Quello che importa è capire come abbiamo veramente inciso sulle fonti di inquinamento”.
Andrea Cascioli
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