Cuneo non ha ancora una via dedicata ai martiri delle foibe: Lauria torna in pressing sul Comune
Il consigliere di Indipendenza! dice la sua anche sulla vicenda del mancato patrocinio al convegno sul tema: “Spieghino quali sono i criteri di scelta”Ha scelto la ricorrenza del Giorno del Ricordo, il consigliere comunale di Indipendenza! Beppe Lauria, per un “pro memoria” sul tema della mancata intitolazione di una strada di Cuneo ai martiri delle foibe.
Questione che fa capolino da anni nella sala municipale, senza però trovare una risposta definitiva: ai tempi della giunta Valmaggia veniva ritenuta superflua, dal momento che in città esiste già una piazza Martiri della libertà. Sotto le due amministrazioni Borgna l’inossidabile portabandiera della destra sociale ha continuato a porre il tema con interpellanze e ordini del giorno a cadenza annuale o quasi. Il 13 gennaio 2020, in particolare, Lauria aveva chiesto per il tramite dell’allora presidente del Consiglio comunale la trasmissione alla commissione Toponomastica e Famedio della sua richiesta.
“Oggi, - scrive a sindaca e presidente del Consiglio comunale - a distanza di oltre quattro anni pare corretto allo scrivente chieder conto di quanto accaduto”. Con tanto di copia cartacea della documentazione inerente all’istruttoria, delle riunioni e delle deliberazioni assunte dalla commissione.
Con un’interrogazione a parte Lauria dice la sua anche sul tema “caldo” della mancata concessione del patrocinio a un convegno organizzato dal Comitato 10 Febbraio. Questione che ha portato sul piede di guerra Fratelli d’Italia, artefice di un sit in di protesta stamattina e di un’interpellanza contro le “lacunose e incoerenti” giustificazioni fornite dall’assessore alla Cultura Cristina Clerico. Quelle stesse argomentazioni Lauria le definisce “sconclusionate”, ma la sostanza non cambia.
Sottolineando il fatto che quello stesso convegno ha avuto il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Cuneo, l’ex aennino chiede chiarimenti sulle modalità di concessione del patrocinio comunale, su chi sovrintenda alla decisione e se i criteri siano “identici per tutte le iniziative, ovvero se la parte ‘soggettiva’ rappresenti il discrimine”.
Andrea Cascioli
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