Da Leopoli a Borgo San Dalmazzo: in Comune il benvenuto a una famiglia di profughi ucraini
L'accoglienza nell'ambito del progetto SAI. Beretta: "Onorati di poter dare il nostro contributo"Quando è iniziata l’invasione russa si trovavano in Germania per un progetto legato alla scuola dei figli, poi il degenerare della guerra ha reso impossibile il rientro a casa, a Leopoli. Da mercoledì Bogdana, insieme ai figli Zakhar, Sofiya e Yaryna, rispettivamente 13, 11 e 6 anni è stata accolta a Borgo San Dalmazzo, nell’ambito del progetto SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), attivo in tutta la provincia con la città di Cuneo a fare da capofila.
Stamattina, venerdì 29 aprile, la famiglia è stata accolta in Comune: presente il sindaco Gian Paolo Beretta, insieme al vicesindaco Giuseppe Bernardi e all’assessore Anna Bodino. La famiglia ucraina ha trovato sistemazione in un alloggio in via Marconi, nel centro storico borgarino, gestito dalla cooperativa Fiordaliso, che si occuperà anche dell’integrazione, degli aspetti sanitari e dei corsi di alfabetizzazione. I bambini al momento seguono online le lezioni della loro scuola in Ucraina, poi verranno inseriti nelle scuole cittadine. Per la cooperativa erano presenti Sergio Giraudo, responsabile del bacino Valle Grana, e Nicolò Ghione, operatore dell’accoglienza. Il progetto SAI, che ha raccolto l’eredità dello SPRAR, ospita oggi nella Granda circa 290 persone, grazie anche alla collaborazione tra le varie cooperative del territorio.
A dare il benvenuto in città alla famiglia ucraina, come detto, il sindaco Gian Paolo Beretta, con l’ausilio dell’interprete Marina: “Siamo onorati e orgogliosi di poter dare il nostro contributo per aiutare i civili, coloro che pagano il prezzo più alto in tutte le guerre. Borgo è una comunità aperta, abbiamo 56 nazionalità tra i nostri residenti, sono certo che saprà accogliere e sostenere queste persone”. Sul territorio di Borgo sono stati accolti anche altri 15 profughi ucraini, tutti ospitati da famiglie in strutture private.
Dopo la “tappa” in Germania, vista l’impossibilità di fare rientro in Ucraina, Bogdana e i suoi figli hanno raggiunto Cuneo, dove nel frattempo erano arrivati, fuggendo dopo lo scoppio del conflitto, una sua cugina e il marito. Dopo alcune settimane in una sistemazione provvisoria nel capoluogo, poi, il trasferimento a Borgo San Dalmazzo. Il marito della donna, padre dei tre bambini, lavora come docente di Ingegneria in Università ed è rimasto in Ucraina.
Al termine dell’incontro è stato firmato il patto di accoglienza con Comune e cooperativa, che si rinnoverà di sei mesi in sei mesi.
Andrea Dalmasso
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