'Da tempo aiutiamo chi sta ai margini, invitiamo il Capo della Polizia a denunciarci'
La Rete Minerali Clandestini interviene sulle dichiarazioni del Questore Emanuele Ricifari sulla situazione del MovicentroRiceviamo e pubblichiamo la lettera della rete Minerali Clandestini.
Spett.le Redazione,
la rete Minerali Clandestini, che raggruppa in città una cinquantina di associazioni impegnate sul fronte della solidarietà sociale, apprende con preoccupazione dagli organi di stampa locali i contenuti di una dichiarazione rilasciata dal Questore di Cuneo in occasione di un recente incontro con i giornalisti della stampa cittadina in merito alla presenza di persone immigrate nei pressi del Movicentro. In particolare si vogliono stigmatizzare due passaggi di tale dichiarazione: in primo luogo, là dove il Capo della Polizia afferma che portando assistenza a chi pernotta al Movicentro “non si fa altro che attirare banditi”. Una simile dichiarazione, richiama tempi e situazioni in cui erano gli emigrati italiani all’estero ad essere indiscriminatamente etichettati come “banditi”, e in quanto tali fatti oggetto di ostilità e persecuzioni. Noi speravamo di non dover più sentire un simile linguaggio, espressione di una mentalità vetusta e discriminatoria, ben lontana dal dettato della nostra Costituzione, che all’articolo 27 sancisce in modo perentorio il valore della responsabilità personale. Sentire nuovamente echeggiare termini e affermazioni che speravamo definitivamente archiviati, ci preoccupa e ci lascia perplessi, specie perché pronunciate da un alto rappresentante di un’istituzione del nostro Stato repubblicano.
Ma c’è un secondo passaggio che ancor più ci allarma in quanto associazioni che credono fortemente nel valore della solidarietà e ne hanno fatto la loro ragion d’essere, là dove il Questore minaccia di “denunciare alla Procura della Repubblica chi verrà trovato in quella zona a dare assistenza”. Vorremmo esprimere tutta la nostra indignazione per questa presa di posizione autoritaria e malevola, che ipotizza di fatto l’esistenza di un reato di solidarietà, e ricordare che in altri
Paesi a noi contigui, a pochi chilometri dalla nostra frontiera, ci sono state autorevoli corti di giustizia che hanno assolto coloro che erano stati inizialmente accusati di aver violato la legge portando soccorso a persone in difficoltà. Come associazioni che già da tempo, e in molti altri modi, stiamo aiutando chi subisce le conseguenze di un sistema economico che spesso scarica sulle spalle delle persone più marginali il peso delle proprie contraddizioni, invitiamo il Capo della Polizia a denunciarci fin da subito alla Procura della Repubblica.
Noi, insieme a tanti altri cittadini solidali:
- già adesso stiamo diamo quotidianamente cibo a quelli che lui definisce “banditi” presso la Mensa di Via D’Azeglio;
- già da adesso ospitiamo nei vari nostri dormitori cittadini quelli che in altra occasione aveva avuto modo di definire “perdigiorno”, e che invece sono spesso
lavoratori in nero, cui i datori di lavoro rifiutano regolari contratti;
- già da adesso forniamo assistenza medica a chi ne ha diritto non in virtù di una cittadinanza formale che non ha ricevuto, ma in quanto persona;
- già da adesso noi diamo accesso a vari centri di ascolto agli “homeless”, proprio per cercare di comprendere le loro storie personali, strappandoli alle facili
etichettature, tracciando i percorsi irripetibili che spesso hanno contribuito a condurre ad esiti di marginalità le loro esistenze.
Al Questore chiediamo un incontro in cui affrontare questi ed altri temi, così da chiarire le reciproche responsabilità e competenze nell’affrontare e risolvere una situazione che non può essere considerata solo questione di ordine pubblico.
Redazione
CUNEO cuneo - Movicentro