Dal dopoguerra a oggi Cuneo resta la "cenerentola delle infrastrutture"
Un lettore riassume in un sommario storico tutte le denunce sollevate dal Cuneese e regolarmente disatteseRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio direttore,
siamo la provincia che si vanta dei maggiori meriti resistenziali e antifascisti, ma siamo da sempre la cenerentola delle infrastrutture. In ordine di tempo l’ultima a dare l’avvertimento e lanciare appello a chi governa è l’Associazione degli autotrasportatori che ha documentato l’insostenibile situazione del Cuneese. In realtà, anziché rivolgersi alle istituzioni, sarebbe più concreto e producente esortare i cittadini che producono e lavorano ad esprimere la loro rivolta in termini politici inequivocabili. Per dimostrare quanto sia vano appellarsi ai responsabili nazionali che governano in questo sistema parlamentare dei partiti elenco un sommario storico di tutte le denunce sollevate autorevolmente da Cuneo e disattese.
A metà degli anni 1950 inizia la stagione della venuta di personalità di vertice per le “feste comandate”- a cominciare dal Presidente della Repubblica Gronchi – ma per il resto nessun sostegno. Il primo grido di dolore risale al 1956: a cura dell’Amministrazione provinciale, della Camera di Commercio e dell’Ente Provinciale Turismo viene inviato “Agli uomini più qualificati del nostro Parlamento il Libro nero di Cuneo provincia isolata. Si chiede che sia posto rimedio a questo stato di abbandono e si chiede soprattutto che la provincia non sia più arretrata delle sue consorelle del Mezzogiorno”. E’ il gennaio del 1967 e sul quotidiano “24 Ore” così denuncia il direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo dott. Gino Giordanengo:” La nostra provincia è una miniera turistica. Certo che se non fossimo così isolati la nostra condizione sarebbe ben diversa. Tutti dicono che l’avvenire sarà migliore. Come possiamo sperare, avere fiducia dopo tante docce scozzesi, tante promesse non mantenute?”
Nel mese di settembre del 1967 il presidente del Consiglio Aldo Moro è in visita alla provincia di Cuneo. Nella sede dell’Amministrazione provinciale il presidente Giovanni Falco gli presenta le “aspirazioni” del cuneese:” Noi riteniamo che per il rilancio economico delle province meridionali del Piemonte, occorre principalmente rompere l’isolamento in cui oggi è chiusa Cuneo. Questo isolamento può essere rotto attraverso la creazione di grandi direttrici di traffico”. Nel luglio del 1969, a seguito di un’indagine condotta dall’Unione Industriale svolta con “ lo scopo di chiarire gli aspetti positivi e negativi del nostro procedere sulla via dell’espansione economica”, il presidente della Camera di Commercio dott. Giuseppe Chiesa diffonde una lettera aperta in cui afferma: “Mancano collegamenti efficienti con quasi tutte le province limitrofe e con la Francia. Inoltre, la situazione delle ferrovie è ancora peggiore di quella di trent’anni fa. Ripetendo quello che da anni si va chiedendo, occorre, quindi, migliorare e completare le comunicazioni stradali e ferroviarie”.
Sulla prestigiosa rivista “Cuneo Provincia Granda” del mese di agosto 1974 viene evidenziata una nota dell’avv. Dino Andreis, presidente dell’Ente Provinciale del Turismo. “ Un semplice, doveroso richiamo ad una triste ultra venticinquennale esperienza di mai interrotta denegazione di accoglimento di tutte le nostre istanze, di tutte le nostre aspirazioni, di qualsivoglia dei tanti nostri problemi tutti pressanti e concreti”. E giù ad elencare la linea ferroviaria Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza, il traforo del Ciriegia, l’Aeroporto di Levaldigi, Cuneo città termale. Sulla “Gazzetta del Popolo” nell’ottobre 1982 il noto giornalista Franco Collidà lancia un appello con grande titolo: “Regione e Governo sollecitati ad intervenire rapidamente – La provincia di Cuneo ha urgenza di rilanciarsi perché quanto costruito con pazienza non vada perso. I suoi sono problemi di comunicazioni, di strutture mercatali, di cultura universitaria. Per attraversare la provincia, per raggiungere le aree confinanti, per arrivare in Francia e in Liguria, i tempi sono lunghissimi e i mezzi disagevoli”. Collidà espone i problemi inerenti ai colli di Tenda e della Maddalena, alla Strada Statale 28, alla ferrovia Cuneo- Ventimiglia.
Inizia la campagna elettorale politica del 1987 e ancora una volta si alza da Cuneo un “grido di dolore”. Lo solleva l’Unione Industriale: “ Cuneo provincia in credito – il Cuneese dà molto all’Italia. In cambio riceve scarsa attenzione: Ai problemi di sempre se ne aggiungono di nuovi”. Nel mese di marzo del 1990 la Satap deposita in Provincia un progetto di massima con il tracciato autostradale Cuneo-Massimini di Carrù. Inizia il lunghissimo iter dell’autostrada Asti- Cuneo. Il primo tratto sarà inaugurato nel 2005, con l’auspicio della futura realizzazione del traforo del Mercantour per il collegamento di Cuneo con Nizza. In questi anni saranno interessati all’autostrada ben 11 ministri (Nicolazzi, Ferri, Prandini, Merloni, Radice, Di Pietro, Costa Paolo, Micheli, Bordon, Nesi, Lunardi).
Nel mese di ottobre del 1995 i consiglieri provinciali di Cuneo Paolo Chiarenza, Alberto Manna, Enrico Costa e Bartolomeo Allasia assumono un’iniziativa eclatante presentando al Consiglio provinciale una interpellanza per chiedere ai parlamentari eletti nel Cuneese di non votare la Legge Finanziaria 1996 per protesta contro “le persistenti gravi condizioni di isolamento territoriale della provincia e per la mancata considerazione del Governo nazionale per i vitali problemi cuneesi disattesi da anni”.
Nell’anno 2000 , dopo 33 anni, un Presidente del Consiglio torna in visita alla città di Cuneo: è Massimo D’Alema. Il copione è sempre lo stesso: il presidente della Provincia Giovanni Quaglia, assieme al ministro Livia Turco, richiama interventi per l’Aeroporto, la ferrovia, le strade e l’autostrada per vincere l’isolamento. Nel giugno 2000 i presidenti dell’Associazione Artigiani, dell’Unione Industriale, dell’Unione Agricoltori, Commercianti ed Esercenti e della Federazione Coltivatori Diretti si uniscono per indirizzare a tutti i parlamentari piemontesi una lettera pubblica “per rievidenziare e rimarcare la situazione di estrema penalizzazione derivante all’imprenditoria locale dall’arretratezza ed insufficienza delle vie di comunicazione. Una realtà che incide negativamente sullo sviluppo economico, con aggravio di costi per il trasporto delle merci e l’acquisizione delle materie prime che di fatto diminuiscono la competitività delle imprese sui mercati. Da anni, troppi, si attendono risposte concrete ed opere che non decollano”.
Vengono indicati l’autostrada Asti-Cuneo, la Strada Statale 21 del Colle della Maddalena con l’attraversamento degli autotreni dei comuni di Demonte e Aisone, la realizzazione del Tenda bis, il traforo Armo-Cantarana, il collegamento autostradale Cuneo-Nizza (Mercantour), nonché i tratti ferroviari Cuneo-Mondovì, Ceva-S.Giuseppe di Cairo.
Dopo l’inaugurazione nel 2005 del primo tratto Massimini-S.Albano Stura dell’autostrada Asti-Cuneo si annuncia l’attività della “Nuova Anas”, ma continua il calvario per la costruzione dell’opera. Si impegneranno nuovi 8 ministri (Di Pietro, Matteoli, Passera, Lupi, Delrio, Toninelli, De Micheli, Giovannini). In questi ultimi anni poi si invocheranno più volte interventi per Tenda, il Colle della Maddalena, la circonvallazione Demonte-Aisone-Vinadio, Armo- Cantarana (soprattutto con le iniziative dell'ex presidente della Camera di Commercio Dardanello), gli invasi, la Strada Statale 28, la ferrovia Cuneo-Ventimiglia. I risultati sono noti.
Abbiamo fatto un resoconto forzatamente succinto che dovrebbe essere istruttivo, per non ingannare noi stessi e per saperci come regolare nelle scelte politiche future.
Grazie per l’ospitalità
Paolo Chiarenza (ex consigliere comunale di Cuneo, ex consigliere provinciale)
Redazione
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