Dall’Ucraina a Boves. In fuga dal conflitto grazie a un legame che dura da 25 anni
Ganna ha trascorso nella Granda tutte le estati della sua infanzia, ospite della famiglia Macagno. A 33 anni è tornata con la sua bimba in cerca di pacePubblicato in origine sul numero del 14 aprile 2022 del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
Nella tragedia della guerra ci sono anche storie di legami e di grande umanità, un faro nel buio dell’orrore. Una di queste è la storia di Ganna, mamma ucraina di 33 anni, e della sua bimba Darinka di 5, arrivate a Boves il 12 marzo, dopo due giorni di un viaggio partito dall’Ucraina e ospitate in un appartamento delle ex scuole di Castellar, solitamente destinato a cittadini con situazioni di sfratto, messo a disposizione dal comune.
Ed è anche la storia della signora Maria Luisa Macagno che si è intreccia a quella di Ganna quando, nel 1997, decide di accogliere una bimba proveniente dall’Ucraina per un soggiorno “terapeutico” organizzato da Legambiente. Soggiorni, promossi da molte associazioni italiane dopo il disastro nucleare di Chernobyl del 1986, che permettevano ai bambini ucraini e bielorussi di vivere un periodo lontano dalle zone contaminate. La famiglia di Maria Luisa si affeziona molto alla bimba, che allora aveva otto anni, e da quel momento la ospiterà per tutte le estati successive, tramite un’organizzazione di Torino, fino al compimento del diciottesimo anno di età. Durante questi periodi estivi Ganna gioca, cresce e impara l’italiano “e anche un po’ di piemontese perché capitava che, per motivi lavorativi la portassi, insieme a mio figlio più piccolo da mia mamma” racconta Maria Luisa.
Con la maggiore età di Ganna terminano i soggiorni estivi in Italia ma non la corrispondenza tra le due, gli aggiornamenti sulle rispettive vite e lo scambio delle fotografie del matrimonio e della nascita della piccola Darinka. Lo scoppiare del conflitto intreccia nuovamente le loro esistenze, a partire dalle prime telefonate per capire la situazione fino alla decisione di Ganna di lasciare il paese. Maria Luisa si mette in contatto con alcuni volontari in viaggio verso la Polonia per portare aiuti umanitari e aiutare a fuggire chi vuole lasciare il Paese in guerra.
La storia continua in maniera simile a quella di molti altri profughi arrivati in Italia dall’inizio del conflitto: la paura, un lungo viaggio in pullman o su altri mezzi e un marito o compagno che, non potendo lasciare il Paese, deve rimanere in Ucraina. “Abbiamo deciso di scappare anche se nel nostro paese la situazione non è drammatica come quella di Mariupol, Irpin e Bucha” racconta Ganna. E i suoi occhi azzurri si commuovono nel ringraziare tutte le persone che stanno aiutando lei e la sua bambina.
Quella di Ganna, Darinka e Maria Luisa è una delle tante storie nella catastrofe, storie che accendono non pochi spunti di riflessione insieme a un barlume di speranza per l’umanità intera.
Francesca Barbero
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