Decreto flussi, per Coldiretti le quote dei lavoratori stranieri sono insufficienti per le esigenze produttive
Roberto Giobergia, referente provinciale dei datori di lavoro dell'organizzazione agricola: "Nel 2022 grandissima difficoltà a reperire manodopera, speriamo non si ripeta più"L’estate si avvicina e si torna a parlare dei lavoratori stagionali. Guardando all’anno scorso la situazione è stata molto complicata. “C’è stata una grandissima difficoltà a reperire manodopera nel 2022”, dice Roberto Giobergia, referente provinciale datori di lavoro di Coldiretti Cuneo. Le cause sono molteplici: “C’è stata l’espansione di alcuni settori come, ad esempio, la logistica, che ha attratto risorse che in precedenza venivano nella nostra provincia per lavorare nel settore agricolo. A questo si somma il boom di alcuni settori, come l’edilizia”.
Le aziende, quindi, si sono trovate in situazioni difficili da gestire. Per la prima volta un comparto come quello frutticolo l’anno scorso ha dovuto utilizzare la cooperativa come esternalizzazione del lavoro. “Non era mai successo prima e l’auspicio è che questa situazione non si debba ripetere”, afferma Giobergia. Il problema è da ricercare in differenti aspetti. In primo luogo, il settore agricolo del 2022 arrivava da un anno precedente fortemente pregiudicato dalle gelate di aprile 2021. “Questo ha fatto sì che molti lavoratori non venissero nelle nostre zone perché c’era poco lavoro. Di conseguenza, l’anno seguente non sono tornati nel Cuneese ma sono rimasti dove avevano trovato un impiego nel 2021”, spiega il referente di Coldiretti.
In secondo luogo, “il comparto agricolo spesso viene visto come il gradino di ingresso nel mondo del lavoro con l’auspicio, poi, di trovare altro”. Inoltre, le grandi aziende di frutta negli anni hanno ampliato la stagione. “Quindici anni fa c’erano solo le pesche, quindi il periodo di raccolta era più breve. Oggi se si parte con le ciliegie, per poi passare alle pesche, alle pere e ai kiwi è ovvio che la proposta di lavoro sia differente”. In aggiunta, dice Roberto Giobergia, “le intermediazioni istituzionali sono difficili”. Questo perché il mercato del lavoro in tale settore è “impalpabile”: i lavoratori - sia coloro che arrivano dal sud Italia sia le persone che vengono da fuori il Paese - si rivolgono direttamente alle aziende per cercare lavoro, senza passare dagli intermediari.
Guardando all’estate che si avvicina “l’auspicio è che una situazione del genere non si ripeta più”. Un segnale d’allarme però c’è. Sia a livello nazionale sia a livello locale Coldiretti ha denunciato la mancanza di lavoratori. “C’è bisogno di 10.000 lavoratori nelle campagne cuneesi per colmare la mancanza di manodopera […] servono figure specializzate come raccoglitori per la frutta e la vendemmia, trattoristi, serricoltori, potatori e tecnici dell’agricoltura 4.0 per guidare droni, leggere i dati metereologici e utilizzare gli strumenti informatici”, si legge sul sito di Coldiretti Cuneo.
Qui entra in gioco il decreto flussi che regola ogni anno le quote per l’ingresso di lavoratori stranieri in Italia per il lavoro subordinato e autonomo. Secondo il Dossier Idos, “in Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere, con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle, fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore”. Questo strumento, secondo Giobergia, “può aiutare se gestito in un certo modo, anche se non è risolutivo. Se guardo la ripartizione che il Ministero del Lavoro ha fatto lo scorso 27 marzo vedo che a Napoli ha dato 5mila quote. A Cuneo siamo sempre stati sulle 1000-1300. C’è necessità però di avere certezza”. La richiesta arriva da tutto il territorio nazionale: le quote di ingresso dei lavoratori stranieri sono insufficienti per le esigenze produttive, sarebbe necessario rivederle e ampliarle. “Abbiamo sollecitato i vari canali istituzionali perché si attivino per dare un’integrazione delle quote”. A tutto questo, poi, si aggiunge il problema noto dei tempi della burocrazia italiana.
Un altro strumento utile può essere la piattaforma “Job in country”, una struttura di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro della Confederazione Nazionale Coldiretti che offre a imprese e lavoratori uno strumento utile per chi cerca o offre lavoro e un luogo di incontro. “Non è però risolutivo nella misura in cui spesso il lavoratore si rivolge direttamente alle aziende, non carica il suo curriculum sulla piattaforma. Questo strumento può essere utile per figure come quelle degli studenti”.
Si spera in una stagione ricca di prodotti e non scarsa di lavoro, ma la situazione non pare così idilliaca. Anche perché, al momento, altre soluzioni risolutive oltre al decreto flussi e alle piattaforme che offrono lavoro non ci sono.
Micol Maccario
CUNEO cuneo - Coldiretti