Desertificazione commerciale, la ricetta di Confcommercio: "Puntare sulla riqualificazione urbana"
Il presidente provinciale Luca Chiapella commenta l'analisi sulla demografia d'impresa pubblicata dall'Ufficio Studi dell'associazioneC'era una volta il commercio: non si tratta dell’inizio di una favola, ma la sintesi di un fenomeno che di anno in anno assume contorni sempre più rilevanti. Se l’anno scorso erano state quasi 100 mila le attività di commercio al dettaglio e oltre 15 mila le imprese di commercio ambulante a essere “sparite” nei dieci anni precedenti, stavolta – nel conteggio 2024 - il totale sale rispettivamente a più di 110 mila e a oltre 24 mila. È il quadro che emerge dalla consueta analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d'impresa nelle città italiane, effettuata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Targliacarne”.
Il trend si conferma e si accentua, dunque, e riguarda anche la crescita delle attività di alloggio e ristorazione, aumentate di quasi 10 mila unità tra il 2012 e il 2023, anche se in misura leggermente minore rispetto alla rilevazione precedente. Da notare la crescita esponenziale dei bed and breakfast: +168% nei centri storici del Sud e +87% in quelli del Centro-Nord. Nello stesso periodo risultano rilevanti la riduzione del numero di imprese italiane attive nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4%, con bar in calo e ristoranti in crescita) e il conseguente aumento di quelle straniere (+30,1%). Ed è interessante notare che metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) viene proprio da questi settori. “Il commercio è la principale strada di integrazione per gli stranieri”, si legge in un comunicato stampa diffuso da Confcommercio Cuneo.
Nei centri storici sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più quelle che offrono servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), oltre alle attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%). Nelle nostre città è diventato sempre più evidente il fenomeno della desertificazione commerciale. Negli ultimi dieci anni sono scomparse dai 120 Comuni oggetto di analisi oltre 30 mila unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%), tanto che la densità commerciale è passata da 12,9 a 10,9 negozi per mille abitanti, pari a un calo del 15,3%. Un fenomeno che non dipende se non in minima parte dal calo della popolazione, scesa solo del 2%.
La crescita dell’e-commerce è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale: “La sfida si acuisce per i nostri negozi, è ora di prendere sul serio il tema del valore sociale del commercio”.
“Prosegue la desertificazione commerciale – interviene Luca Chiapella, presidente Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo - delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale”.
“È prioritario contrastare – conclude Chiapella - la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città, come il Progetto Cities di Confcommercio e la collaborazione con Anci, a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.
c.s.
CUNEO cuneo