Emanuele Filiberto cittadino onorario di Valdieri: domenica anche una "contromanifestazione"
Ad organizzarla il Comitato Vivere la Costituzione: "Dinastia Savoia non ha mai fatto i conti con il suo passato"Riceviamo e pubblichiamo.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 - il 12 settembre - i primi dodici partigiani della nascente banda Italia Libera salgono a Madonna del Colletto di Valdieri in Valle Gesso. Poi, il 19 settembre, proprio nella stessa notte in cui Boves brucia sotto l’assedio del comandante Peiper, si spostano tra le baite abbandonate di Paraloup, in Valle Stura. Chi erano quei dodici? Da dove provenivano? Tre – un quarto della banda - erano avvocati: i due “capi”, Duccio Galimberti, quello con la storia politica più lunga alle spalle (era del 1906, aveva 37 anni, un decano!), e Livio Bianco, giovane e promettente civilista di Torino con profonde radici familiari in Valle Gesso, oltre a Dino Giacosa, classe 1916, un’ottima preparazione forense a alle spalle già una condanna al confino, scontata a Ventotene insieme a Sandro Pertini, Umberto Terracini, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli... Poi c’era un tipografo, Arturo Felici, anch’egli non più giovane, vicino alla quarantina; un professore, Leonardo Ferrero, ventottenne; un maestro di musica, Ugo Rapisarda; un artigiano, Dado Soria; un commerciante, Leo Scamuzzi; due giovani ebrei, i fratelli Enzo e Riccardo Cavaglion, e due studenti, Leandro Spirolazzi e Ildo Vivanti, entrambi non ancora ventenni. Strano gruppo di improbabili guerrieri.
Mentre questi primi dodici partigiani, ai quali si uniranno moltissimi altri giovani nei mesi successivi, si apprestano a salire in montagna per riscattare il nostro paese dalla vergogna fascista, l’ultimo sovrano Vittorio Emanuele III, traditore e codardo - che prima aveva sostenuto incondizionatamente la dittatura e la politica criminale del fascismo, la sua alleanza aberrante con il nazismo, le sue guerre sanguinose - abbandona il suo esercito e il suo popolo con una “fuga ingloriosa”. Il lascito di casa Savoia: il lutto di tante famiglie cuneesi che videro partire per la Russia e non più tornare i propri figli alpini, il massacro di Cefalonia, i 600 mila soldati italiani internati nel campo di lavoro tedeschi senza riconoscimento dello status di prigionieri di guerra. A memoria di questa storia partigiana che simboleggia il valore e la resistenza di Valdieri e delle vallate cuneesi, domenica 22 settembre ci ritroveremo davanti a Villa Bianco alle ore 17 per una passeggiata di consapevolezza storica e antifascista.
Un momento per non dimenticare quanto è costata la Repubblica in termini di vite umane e di dolore e di quanto lontana sia da questa esperienza una dinastia che non ha mai fatto i conti con il suo passato. In apertura l’intervento di Michele Calandri dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo “D.L. Bianco” e a seguire, spostandoci verso quella che adesso si chiama Piazza della Resistenza - in quella che fu Piazza Vittorio Emanuele III! -, davanti al Comune di Valdieri, ricorderemo le vittime della follia delle guerre e seguiranno gli interventi di Paolo Allemano, presidente dell’ANPI provinciale Cuneo, e di Marco Revelli, presidente della Fondazione Nuto Revelli e figlio di Nuto Revelli.
La manifestazione è promossa dal Comitato Vivere la Costituzione, composto da 34 associazioni e singoli cittadini che si riconoscono nel patto fondativo e rigenerante della Costituzione. Alla passeggiata sono invitati ad aderire tutte le cittadine e i cittadini, i partiti politici e i gruppi che condividono i valori costituzionali e antifascisti.
Cuneo, 17 settembre 2024
Il Comitato Vivere la Costituzione
Redazione
VALDIERI valdieri