Emergenza climatica e ambiente, Bongioanni: "Italia Paese dei no, decenni per la riconversione ecologica"
Il presidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia: “C’è bisogno di una strategia studiata di concerto con il tessuto produttivo”“Mi è tornata in mente un’intervista che ho letto venerdì sera e fatta a una delle figure più autorevoli, fulgide e illuminate del panorama politico nazionale, l’onorevole Guido Crosetto. Essa titolava: ‘L’Italia dei no’, perché il ‘no’ nel nostro Paese regna sovrano, soprattutto quando si tratta di compiere scelte strategiche che si riverberano sul territorio”. Sono state queste le parole che hanno introdotto l’intervento di Paolo Bongioanni, presidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, in occasione del Consiglio regionale aperto e incentrato sull’emergenza climatica. Quanti e quali sono i “no” che il Belpaese ha detto in questi anni? Il capogruppo di FdI Piemonte li enumera tutti: il no gli scavi, il no alle opere pubbliche, il no alle trivelle, il no al nucleare, il no al carbone, il no al gas, il no al petrolio, il no ai rigassificatori, il no agli impianti solari, il no agli impianti eolici, il no agli impianti idroelettrici. “Ad esempio - ha aggiunto Bongioanni -, non si possono sempre mettere in discussione opere infrastrutturali, come nel Cuneese (la mia terra) la variante di Demonte, per presunte ragioni di tutela del bene culturale-naturale. Oppure non ha senso opporsi alla costruzione di invasi che servono ai nostri agricoltori e allevatori, senza cui non ci sarebbe nemmeno un’economia. Non possiamo certo dire all’agricoltore di non coltivare più mais perché è troppo idrovoro, non facciamo ridere. Purtroppo, in una economia così globalizzata, tutti i Paesi devono fare la loro parte e serviranno decenni per realizzare i tanti obiettivi che lo sviluppo sostenibile pone sulla nostra strada: pensare di avere tutto e subito è irrealistico”. La riconversione ecologica necessita quindi di essere studiata “di concerto con il tessuto produttivo e deve avvenire in modo graduale, dando il tempo alle aziende di adeguarsi senza che questo comporti un costo sociale altissimo in termini di posti di lavoro, che non potremmo reggere. Ad esempio, l’orizzonte del 2035 come termine per la produzione dei motori a combustione interna nella Unione Europea, per una industria che deve affrontare una transizione tecnologica senza precedenti, è sostanzialmente inattuabile allo stato odierno”. Secondo Paolo Bongioanni, se nemmeno a livello di Unione Europea si riesce a fare fronte comune, attuando una strategia che riduca la dipendenza energetica dai Paesi extraeuropei e allestendo una strategia per le scorte alimentari, va da sé che i problemi del cambiamento climatico non saranno mai superati: “Bisogna affrontare la lotta al cambiamento climatico come il presidente americano Franklin Delano Roosevelt affrontò la crisi economica successiva al crollo della borsa di Wall Street del 1929, mostrando non catastrofismo cupo e inquietante ma, al contrario, la serenità di chi sa che le cose si possono risolvere con pazienza e ingegno umano”.
A queste affermazioni hanno fatto eco quelle di Carlo Riva Vercellotti (FdI), presidente della Commissione Bilancio, che ha a sua volta approfondito la questione connessa alla problematica climatica in Piemonte. In primis, sulla prevenzione dei danni da calamità naturali e sulla ricostruzione occorre lavorare e non fingere di farlo, spazzando via “quell’ipocrisia che continua nel fingere che la crisi energetica porterà nuovamente all’uso del carbone, che viene a raccontare al nostro pianeta che risolveremo i problemi del mondo riducendo la plastica in Piemonte, magari tassando le imprese e comprando le borracce che sappiamo essere più dannose all’ambiente nella fase di realizzazione rispetto al riciclo di una bottiglietta di plastica. Peccato che l’Europa intera sversi nei mari del mondo meno dell’1% del totale della plastica e dimentichiamo quello che fanno nel Sud-Est asiatico… Ci portano prodotti a elevato inquinamento sotto tutti i punti di vista, ma mi raccomando, dazi zero, così massacriamo per bene la nostra risicoltura e la nostra agricoltura. Poi diciamo ai nostri risicoltori che devono fare molto di più. Loro lo fanno e non si sono mai tirati indietro, ma perché gli stessi che danno ordini ai nostri risicoltori non si scatenano un po’ contro le lobby del commercio europeo, contro le nazioni dell’Asia sudorientale oppure contro i grandi fondi di investimento internazionale che portano via terreni all’agricoltura?”. In Piemonte esiste ed è purtroppo ben tangibile anche il problema dello smog e Riva Vercellotti, in tal senso, ha precisato: “Siamo lasciati soli. Vogliamo fare prendere coscienza alla nostra nazione e all’Europa che noi viviamo in un appartamento con una piccola finesttra, dove non c’è ricambio d’aria? Vogliamo raccontare ancora balle che con due domeniche senz’auto risolveremo il problema? La Regione deve continuare a fare la sua parte, come è giusto che sia, ma serve un programma strategico, coordinato e finanziato a nove zeri”. Ultimo tema, non meno importante, quello inerente ai trasporti: “Ci ricordiamo dei proclami nazionali, politici e di autorevoli persone contro l’alta velocità e per sviluppare il trasporto locale, i treni locali? Ecco, sono passati dieci anni: cosa è stato fatto? Nella passata legislatura regionale sono state eliminate tratte di Frecciabianca che servivano i pendolari, con promesse tutte crollate nel nulla totale. Vogliamo dare un segnale vero a favore del Piemonte? Allora pensiamo a un bonus speciale per le Regioni padane, al fine di promuovere l’efficientamento energetico, le auto a minor impatto ambientale, le risorse straordinarie per il trasporto ferroviario”.
Redazione
CUNEO cuneo - Paolo Bongioanni