Ferruccio Dardanello non piace a Fondazione CRT
Beffato il candidato di Unioncamere. Per la Granda un’altra esclusione nel nuovo assetto targato Palenzona, dopo la sconfitta di Giovanni QuagliaNon sarà Ferruccio Dardanello a prendere il posto dello scomparso Giuseppe Pichetto nel Consiglio di indirizzo della Fondazione CRT. Il nome del 79enne monregalese, per oltre un quarto di secolo alla presidenza della Camera di Commercio di Cuneo, era stato indicato come primo nella terna proposta da Unioncamere al parlamentino torinese di via XX Settembre.
Ieri (25 luglio), al momento della votazione, ha ottenuto però solo quattro voti, mentre 13 sono andati all’ambasciatore vercellese Pier Benedetto Francese, ex presidente della locale Camera di Commercio, preferito all’alessandrino Piero Martinotti. L’esclusione di Dardanello ha stupito gli osservatori e rientra probabilmente in un più complesso risiko territoriale cui ha dato avvio il neopresidente Fabrizio Palenzona, colui che nell’aprile scorso aveva “regolato i conti” con il precedente dominus cuneese Giovanni Quaglia.
Sebbene il tortonese Palenzona punti a “detorinesizzare” la Fondazione, non è chiaro quanto la Granda continuerà a contare ai piani alti di palazzo Perrone di San Martino. Il bilancio da record approvato a marzo, l’ultimo dell’era Quaglia, assegnava alla provincia di Cuneo il 23% delle erogazioni elargite a 1.400 progetti tra Piemonte e Valle d’Aosta: una “torta” da 69 milioni, ripartita per il resto tra il 48% di Torino e area metropolitana e il 29% suddiviso fra tutte le altre province.
La provincia mantiene comunque un suo alfiere nel collegio sindacale: si tratta del professor Giuseppe Tardivo, designato proprio dall’ente Provincia. All’accendersi dello scontro tra Quaglia e Palenzona era stato uno dei primi a fiutare l’aria, rifiutando di sottoscrivere la lista del candidato “di casa”. Non è chiaro però se tra le dieci palline nell’urna che hanno fatto pendere la bilancia dalla parte di Palenzona (sette i voti andati a Quaglia) alla fine ci sia stata anche la sua. E nemmeno se questo basterà a tutelare gli interessi cuneesi sotto la Mole.
a.c.
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