Festa per i settecento anni del Santa Croce, l’ospedale nella città
La principale istituzione sanitaria della Granda celebra la sua storia, in attesa di conoscere il futuro. Ma il direttore generale Bedogni avverte: 'Mancano i medici specialisti'Risale al 16 maggio 1319 l’atto di fondazione di quello che oggi conosciamo come l’ospedale Santa Croce di Cuneo. È il documento notarile, redatto in latino, con cui il cittadino Gualterio de’ Pozzolo dispone la donazione di alcuni suoi terreni al vescovo di Asti con l’impegno di istituirvi un ricovero “per ricevere e ospitare tutti gli infermi, i poveri e i pellegrini da qualunque parte provenienti”.
Il primo passo nel cammino di un’istituzione ospedaliera che da settecento anni accompagna la vita della comunità cuneese, e che questa mattina è stata celebrata al Centro Incontri della Provincia cogliendo l’occasione per fare il punto sul prossimo futuro della sanità nella Granda.
L’ospedale Santa Croce e Carle, costituito in azienda ospedaliera dal 1994, garantisce oggi 35mila ricoveri all’anno. Ogni giorno vengono effettuate in media 700 visite ambulatoriali, 85 interventi chirurgici e oltre 200 accessi al Pronto Soccorso.
“Le lettere che si leggono più di frequente sui giornali - ha affermato il sindaco Borgna - riguardano l’attività dell’ospedale e sono quasi sempre lettere di ringraziamento. L’ospedale Santa Croce è davvero un elemento connaturato al nostro territorio e la materializzazione di valori condivisi nella nostra comunità. Per questo lavoriamo per arrivare in tempi rapidi a posare la prima pietra per il nuovo ospedale di Cuneo”.
Il direttore generale Corrado Bedogni ha illustrato i traguardi che la struttura sanitaria ha davanti a sé, con la prossima installazione dei due acceleratori lineari a Cuneo e a Verduno per la radioterapia che hanno comportato un impegno di 4 milioni di euro. L’utile di esercizio di circa 1 milione e 100mila euro realizzato quest’anno, inoltre, sarà investito nella nuova risonanza magnetica in 3D.
Bedogni non nasconde però i problemi che l’ospedale attraversa, in particolare per quanto riguarda la carenza di personale medico: “Siamo in difficoltà con le specialità, su tutti gli ortopedici ma anche ginecologi, medici d’urgenza e pediatri, e con la guardia medica”.
Su altri fronti, tuttavia, aiuta a far fronte alle necessità dell’ospedale il contributo dei benefattori, che fin dal Medioevo hanno accompagnato le vicende del Santa Croce (la prima donazione è attestata nel 1420). Oggi è la Fondazione CRC a garantire la maggior parte di queste entrate: tra il 1992 e il 2014 ha erogato oltre 24 milioni di euro e altri 4 milioni sono stati donati dal 2015 al 2018, ma in questi quattro anni l’ospedale ha anche ricevuto da privati, aziende e altri fondazioni contributi per oltre 1 milione.
È proprio il primo benefattore trecentesco, Gualterio de’ Pozzoli, a comparire nel francobollo celebrativo che le Poste Italiane hanno emesso per i settecento anni del Santa Croce. Al suo immaginario ritratto (risalente in realtà al Settecento) si affianca il logo scelto attraverso un concorso che ha coinvolto le scuole della provincia e gli ospiti dei centri diurni.
Andrea Cascioli
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