Gli edili della Cgil bocciano il ‘Riparti Piemonte’: ‘La sicurezza sul lavoro non è un costo’
Il sindacato respinge le modifiche alla disciplina degli appalti e replica a Cirio: ‘Semplicistico indicare il ‘modello Genova’ come soluzione’Dal 4 maggio sono morti già cinque lavoratori in Italia nel settore dell'edilizia: una tragica ripartenza per la ‘fase 2’ del mondo delle imprese. Già nel giorno della fatidica ripartenza delle attività economiche Fillea Cgil, Filca e Feneal di Cuneo avevano richiesto l'attivazione del comitato territoriale per la ripartenza dei cantieri, previsto dal protocollo sottoscritto a livello nazionale.
Una misura importante, sostengono le organizzazioni sindacali, per una ripartenza regolata sul territorio cuneese e a tutela di chi sui cantieri vi lavora quotidianamente: “Se la sicurezza viene considerata solo un costo - sostengono gli edili della Cgil - allora abbiamo già perso, la drammatica scia di infortuni, spesso mortali, indica che c'è ancora molta strada da fare”.
Il tema della burocrazia ritorna spesso i rappresentanti di Fillea Cgil - pur concordando sulla necessità di semplificazione - invitano a non confondere la semplificazione con le regole riferite a legalità, trasparenza, diritti dei lavoratori e leale concorrenza fra imprese.
“Sostenere ad esempio - affermano il segretario regionale Massimo Cogliandro e il segretario provinciale Nicola Gagino - che il DURC (Documento unico di regolarità contributiva) possa essere depotenziato, oppure sostenere che il Codice degli appalti vada radicalmente modificato, significa andare nella direzione opposta ad un'idea di sistema che deve vedere la legalità ed il rispetto delle regole al centro, soprattutto in un momento storico come questo. Significa alterare le regole del mercato, a pagare saranno le imprese sane e i diritti dei lavoratori”.
Il sindacato si oppone perciò alla proroga della validità del DURC sino a dicembre 2020, misura contenuta nel decreto legge Riparti Piemonte appena approvato dalla giunta Cirio. Questo anche perché si ritiene che la misura possa mettere a repentaglio il salario che normalmente le imprese versano alle Casse Edili e che verrà poi da queste erogato ai lavoratori (ferie, gratifica natalizia, previdenza complementare, sanità integrativa): “Portare come esempio il ‘modello Genova’ come soluzione è del tutto semplicistico, considerando che ha riguardato una pagina triste ed eccezionale del nostro Paese e non è un modello replicabile”.
Quanto alla decisione di limitare l'invito e la partecipazione alle gare pubbliche alle sole imprese che hanno sede legale in Piemonte, “se da un lato - si fa notare - rappresenta anch'esso un'alterazione del mercato, dall'altro si pensi ai rischi che si correrebbero se tale decisione fosse assunta anche dalle altre regioni, soprattutto quelle economicamente più forti, in un settore in cui la mobilità tra regioni rappresenta una parte determinante del lavoro e questo vale anche per le imprese della nostra provincia”. Per snellire gli iter burocratici si suggerisce semmai di partire dalla qualificazione delle stazioni appaltanti: in Italia sono 30mila e in questi anni, a causa del blocco del turn-over, si sono perse circa 15mila figure tecniche.
Inoltre, sostengono i vertici locali di Fillea, chi si aggiudica un appalto deve avere la struttura di impresa, le competenze, le professionalità per portare a termine i lavori: “Non è possibile avere imprese con due dipendenti che si aggiudicano un appalto da milioni di euro per poi subappaltare in una infinità di rivoli dove le infiltrazioni malavitose possono avere facile accesso, e allora sì che le opere non finiranno mai. Da tempo noi sosteniamo la necessità di introdurre il DURC di congruità per garantire maggiore legalità ed efficienza anche a sostegno delle imprese che operano nel rispetto delle regole”.
I dati della nostra provincia ci dicono che la massa salari versata alla Cassa Edile di Cuneo ha avuto una riduzione pari a -36% nel mese di febbraio rispetto allo stesso mese del 2019, e del -73% nel mese di marzo rispetto a marzo 2019. Le ore di cassa integrazione sono state 237.648 nel mese di marzo 2020 rispetto alle 3944 del mese di marzo del 2019. Questo dato fa emergere anche la grande difficoltà per i lavoratori perché nella maggioranza dei casi non hanno avuto l'anticipo da parte dell'azienda dell'importo della cassa integrazione. La Cassa Edile di Cuneo, in applicazione degli accordi nazionali, ha sospeso i versamenti per due mesi alle imprese, proprio per rispondere a questa emergenza, e ha anticipato ai lavoratori due prestazioni che avrebbero percepito più avanti.
Redazione
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