Green pass a scuola, scontro infuocato tra Lauria e Borgna: “No alle discriminazioni tra bambini”
Il consigliere rimane fuori dal municipio e attacca: “A sette milioni di persone è preclusa la vita sociale”. Replica il sindaco: “Vaccinarsi è un atto di generosità”L’interpellanza era la numero uno, ma per gli impegni concomitanti del sindaco - ieri era atteso anche in Consiglio provinciale - alla fine è stata discussa dopo altre dieci: “Mi scuso per il ritardo, ci ho messo più del previsto” esordisce Federico Borgna. “Il signor sindaco è pagato per fare il sindaco, dovrebbe attivarsi per essere presente dall’inizio dei lavori” replica il proponente.
Quest’ultimo altri non è che Beppe Lauria, il battitore libero della destra che negli ultimi mesi ha portato ai quattro angoli della Granda lo stendardo della protesta no green pass. In questo frangente, da quando l’obbligo di certificazione verde “semplice” (tampone negativo o vaccino) vige anche all’interno dell’aula, lo si è visto un po’ in collegamento da remoto un po’ in presenza, con tanto di maschera antigas. Ieri sera (lunedì 31) ha optato per una sedia piazzata proprio di fronte al Municipio, dove si era presentato assieme ad alcuni militanti di ItalExit. Poi, scocciato dal ritardo del primo cittadino, è tornato a collegarsi da casa.
“Ho mal digerito la sua presa di posizione - ha detto rivolto al sindaco -, non so quanto sua e quanto di schieramento, allorché è stato firmatario insieme ad altri sindaci di sinistra di una petizione che discrimina bambini e ragazzi”. Il riferimento è all’appello per l’introduzione del green pass tra gli studenti, onde scongiurare - scrivono i promotori - il rischio “di ritrovarci con le scuole chiuse a breve, con la didattica a distanza indistintamente per tutti i ragazzi, vaccinati e non vaccinati”. La proposta è arrivata dal sindaco di Pesaro e presidente dell’Ali (Autonomie locali italiane) Matteo Ricci, con l’adesione - oltre che del suo omologo cuneese - dei primi cittadini di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Firenze, Torino, Palermo e altri ancora.
A storcere il naso era stato, prima di Lauria, il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli, scettico verso l’introduzione di “misure che potrebbero comportare una compressione del diritto all'istruzione, pur se determinate da ragione di salute collettiva”. Con toni assai meno concilianti anche il portavoce della protesta “free vax” si è fatto sentire attraverso i muri di palazzo civico: “Lei trova normale prendere posizione dicendo che i bambini dovrebbero essere costretti ad avere il green pass. In barba alle norme della costituzione, laddove si dice che il diritto allo studio deve essere garantito a tutti”.
Pronta la risposta del diretto interessato: “L’appello a introdurre il green pass è rivolto semplicemente alla salute dei ragazzi e dei bambini: le autorità internazionali hanno dimostrato che il vaccino è utile e non costituisce alcun pericolo anche per i bambini, ma soprattutto dopo venti mesi di DAD la didattica in presenza è un valore da preservare il più possibile. Questo significa preservare i diritti di tutti, perché uno dei diritti di tutti è il diritto alla scuola in presenza”. “Il consigliere Lauria - ha aggiunto - ha una posizione che non condivido e che per fortuna non è condivisa dalla maggioranza della popolazione: perché vaccinarsi è un atto di generosità che crea un cordone di protezione anche verso molte persone fragili che non si possono vaccinare”. Alle parole di Borgna si è associato, caso raro, un oppositore inflessibile come Ugo Sturlese, dai banchi di Cuneo per i Beni Comuni: “Abbiamo avuto 150mila morti, negare che i vaccini abbiano avuto un’importanza nel frenare la diffusione della patologia Covid nella sua prima versione non ha senso, dopodiché neanche i vaccini bastano da soli”.
Lauria, dal canto suo, afferma di voler tenere separati i due piani, vaccino e certificato verde: “Ho fatto tutti i vaccini possibili e immaginabili, non farò questo vaccino ma non sono no vax. Non ho fatto nessun riferimento ai vaccini per un semplice motivo: poiché non è obbligatorio per i bambini, non capisco per quale motivo lo si debba imporre surrettiziamente”. Una stoccata, infine, anche al collega di opposizione e agli altri membri del Consiglio: “Sturlese ci ha fatto parlare in altre sedute della libertà degli indiani d’America e si dimentica che a sette milioni di italiani è preclusa ogni forma di vita sociale: vorrei che qualcuno si preoccupasse, non di me, ma di queste persone a cui è negata la possibilità di vivere normalmente. Nessuno in questo consesso trova la spinta ideale per dire ‘non ci sto’”.
Andrea Cascioli
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