“I cedri di piazza Europa sono sani”: ecco cosa dice l’agronomo che smentisce il Comune
Alberto Guzzi, ex comandante dei Forestali, è autore di una relazione richiesta dagli ambientalisti. Se ne parlerà nel Consiglio comunale straordinario l’8 ottobreÈ ormai una sfida tra esperti la questione della riqualificazione di piazza Europa, sempre più contestata dalle opposizioni e dagli ambientalisti cuneesi. A questi ultimi non erano affatto piaciute le considerazioni che l’agronomo Ettore Zauli, docente universitario ed ex direttore dei giardini pubblici a Genova e Firenze, aveva riservato allo stato di salute dei dieci cedri dell’Atlante: “Piante in ambiente urbano che hanno già 70 anni di età” aveva ricordato in una seduta con i consiglieri comunali, ipotizzando che gli alberi “possano durare 10 o 15 anni al massimo” in “condizioni di relativa sicurezza”.
Un argomento che la maggioranza ha richiamato più volte nei successivi dibattiti, facendosi forte dell’autorità dell’agronomo. Ora le associazioni contrarie all’abbattimento degli alberi mettono sul tavolo una “controrelazione”, opera anch’essa di uno studioso affermato. A firmarla è il milanese Alberto Guzzi, dottore agronomo ed ex comandante provinciale del Corpo Forestale in varie province lombarde, ora direttore tecnico del parco urbano Monte Stella a Milano. La sua è una replica punto per punto alle varie affermazioni contenute nella lettera di chiarimenti che l’architetto Anna Bertola, dirigente dell’Ufficio Patrimonio del Comune, ha indirizzato al segretariato generale della presidenza del Consiglio per fugare una serie di dubbi relativi - tra l’altro - alla necessità di “sgombrare” la piazza dai cedri.
Per conto di Pro Natura, Legambiente Cuneo, Italia Nostra e Di Piazza in Piazza, Guzzi ha fornito un parere basato in particolare sulla relazione di un altro agronomo, Daniele Zanzi, riguardo allo stato di salute della vegetazione in piazza Europa. Anzitutto, sostiene Guzzi, di riqualificazione non si dovrebbe proprio parlare: “Perché trattasi di soggetti in buone condizione vegetative, di ottimo aspetto esteriore, oggetto di cure e buona manutenzione negli ultimi decenni”. Uno degli argomenti più solidi a sostegno dell’abbattimento è legato al loro “ingombro”: la piazza attuale, spiega Bertola al governo, è “occupata per gran parte della sua superficie utile dall’alberatura”. Falso, ribatte l’agronomo: “La proiezione delle chiome delle piante presenti è circa del 10% rispetto alla superficie della piazza; le superfici destinate a viabilità e parcheggi sono ben oltre il 20%”.
E il rischio di perdita di stabilità, di cui ha parlato Zauli con dovizia di dettagli? “Una affermazione non suffragata da dati specifici” secondo il collega: perché mancano le prove di trazione e non è stata fatta “alcuna verifica sullo stato di salute e stabilità”. Verifiche che pure si potrebbero effettuare, volendo: “La stabilità delle alberature è facilmente valutabile, ma è anche misurabile”. Altro tema forte che Zauli aveva sollevato, nella contestata commissione del maggio scorso, è la presumibile perdita del fittone - cioè della radice principale - da parte di esemplari ormai “datati”: “È una ipotesi non suffragata da prova reale” risponde di nuovo l’ex forestale. I cedri avevano circa dieci anni quando furono messi a dimora in piazza ed è plausibile, a parere di Guzzi, che nelle biforcazioni degli apparati radicali siano presenti “fittoni soprannumerari” in grado di compensare “l’eventuale mancanza, o scarsa funzionalità, di quello principale”.
Cosa dire della questione dell’ancoraggio al terreno? Anche qui, ribadisce l’autore del parere, prima di esprimersi bisognerebbe svolgere analisi chimico-fisiche del suolo: prove penetrometriche, carotaggi, prelievi. A un semplice esame visivo, tuttavia, “si rileva che gli apparati radicali hanno ampie superfici nelle quali hanno potuto diffondersi e che molte di queste superfici sono a prato, quindi permeabili”. Circa la scarsa adeguatezza di un ambiente urbano alla vita delle piante, in particolare le conifere e i sempreverdi le cui foglie si caricano di smog e inquinanti, si rileva che “la problematica è comune a tutte le specie vegetali”, essendo l’ambiente urbano “tra i meno favorevoli alla vita delle piante”. Ma non è una ragione per abbatterle, tanto più se si considera che “anche le conifere e le sempreverdi cambiano le foglie, lo fanno quando ci sono già quelle nuove e quindi noi non ce ne accorgiamo”.
In merito ai rischi di fitopatie, associati alla presenza di piante di una sola specie, la risposta di Guzzi assume una coloritura ironica: “Si dovrebbero quindi abbattere i cipressi di Bolgheri e sostituirli con specie diverse? Oppure intervenire abbattendo i filari di platani che, invece, hanno realmente problemi di gestione e sopravvivenza per diverse, gravi, patologie?”. La presenza di spazi liberi “molto ampi” attorno alle piante è richiamata anche per risolvere un ulteriore dubbio dei progettisti, relativo all’eventualità che la rimozione della pavimentazione esistente pregiudichi la stabilità degli alberi: “Anche questa una affermazione non sostenuta da rilievi e prove”.
Infine un cenno alle “nuove tecniche di impianto che consentono la crescita e lo sviluppo delle alberature con tempi molto più rapidi rispetto al passato”, di cui ha fatto menzione anche l’assessore alla Mobilità Luca Pellegrino in Consiglio comunale. I sistemi per incrementare e sostenere i cicli di crescita biologici delle specie arboree esistono, conferma Guzzi. Il punto è che esiste anche un risvolto della medaglia: “Soggetti arborei troppo stimolati formano tessuti legnosi meno robusti che non garantiscono la resistenza di fusto e rami, struttura principale di ogni albero”. Un paradosso, se si pensa a quanta attenzione si è dedicata, per sostenere le ragioni della riqualificazione “radicale”, al tema della stabilità.
Si può prevedere che la relazione Guzzi sarà il “piatto forte” del Consiglio comunale straordinario richiesto dalle opposizioni, per il quale ieri (martedì 24) il presidente del Consiglio Marco Vernetti ha annunciato una data: martedì 8 ottobre, ore 18.
Andrea Cascioli
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