‘I senzatetto del Movicentro? Al 99% sono immigrati regolari’
Il sindaco risponde ai consiglieri dopo la chiusura del sottopassaggio: ‘Ogni anno 12mila braccianti nell’agricoltura cuneese’. Ma c’è chi l'alloggio non lo vuoleNon è più lecito parlare di ‘emergenza’ quando un problema si ripresenta tale e quale ogni estate, per anni. Questa volta però la questione dei bivacchi al Movicentro di Cuneo assume contorni diversi, perché al ben noto dramma dei senzatetto - e al degrado connesso - si aggiunge l’urgenza di limitare l’estensione dei potenziali focolai di contagio in tempi di coronavirus.
Lo scorso giovedì 21 si è arrivati alla soluzione drastica richiesta più volte dalla Questura: chiudere il sottopassaggio con le grate. Nessuno però si illude che questo basti ad arginare l’afflusso in città di persone perlopiù strette tra l’impossibilità di trovare una sistemazione e la necessità di cercare un impiego come stagionale della frutta. Per l’ennesima volta la questione è approdata così in Consiglio comunale, con le due interpellanze a firma di Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) e Luca Pellegrino (Centro per Cuneo).
Per Maria Luisa Martello (Cuneo città d’Europa) sono pochissimi i senza fissa dimora “davvero in cerca di una stabilizzazione”, mentre Beppe Lauria liquida la questione come “l’ennesimo intervento che dedichiamo a un problema non risolvibile, figlio di politiche migratorie scellerate e di scelte strampalate come è ora quella di regolarizzare 600mila irregolari”. Dai banchi del Movimento 5 Stelle Silvia Cina ricorda: “A settembre dello scorso anno abbiamo suggerito di fare un censimento degli immobili comunali vuoti che potrebbero essere messi a disposizione per questa emergenza, ma siamo stati ignorati”. Sturlese, infine, lega il tema del degrado anche alla presenza dei distributori h24 come quello di corso Dante: “A Torino è stata adottata una disposizione che ne limita gli orari di vendita”.
Il sindaco Federico Borgna, reduce dal tavolo provinciale con il questore, risponde partendo dai numeri: quelli dell’agricoltura cuneese, che vale 350 milioni di PIL annuale per la provincia e richiede 12mila braccianti per la raccolta di frutta e verdura nei mesi estivi, impegnati in 32 comuni della provincia di Cuneo e in un paio di centri torinesi. Di questi il 75% sono stranieri e 3404 quelli originari dell’Africa subsahariana secondo il censimento riferito al 2019. In questo quadro, avverte il sindaco, “i migranti della frutta di Saluzzo non sono che la punta dell’iceberg”: un numero non superiore alle 800 persone, circa il 10% della manodopera straniera, che bivacca tra un posto e l’altro perché non ha un contratto stabile. Si tratta in massima parte di immigrati muniti di permesso di soggiorno: “Il questore ci ha informati proprio oggi che più del 99% delle persone controllate negli anni era regolare”.
Tutto ciò naturalmente non cancella il problema. Rispetto al quale il Comune cerca di mettere in campo le sue risorse: “In città accogliamo circa 80 persone nel dormitorio comunale gestito dalla Croce Rossa e alla Caritas” spiega il vicesindaco e assessore alle Politiche sociali Patrizia Manassero, che ricorda: “Fino a pochi anni fa il dormitorio pubblico era aperto solo per un mese sotto Natale, ora la convenzione dura dal 1 ottobre al 31 maggio e quest’anno sarà estesa per almeno un altro mese”. Il capoluogo della Granda sconta però la perdita di uno dei dormitori cittadini, quello dell’Orizzonte Speranza, e le chiusure di alcuni altri centri nelle città vicine. Dallo scorso anno, aggiunge Manassero, è attivo il progetto Prima Persona Plurale con il coinvolgimento di Croce Rossa, Caritas, cooperative MoMo e Papa Giovanni e parrocchia del Cuore Immacolato. L’obiettivo è offrire ad almeno una ventina di senza fissa dimora la possibilità di trovare lavoro e casa. “Ma la soluzione abitativa non è accolta da tutti - precisa la vicesindaco - per vari motivi: scelte di vita, insofferenza alle regole sociali e alla convivenza, problemi di dipendenza”.
Andrea Cascioli
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