I sindacati fanno muro contro i voucher agricoli: ‘No alle scorciatoie, si lede la dignità dei lavoratori’
In vista dell’inizio della stagione della raccolta a Saluzzo, avvertono le sigle confederali, ‘vanno garantite regole certe per il collocamento e i contratti’Si è parlato nei giorni scorsi di un’imminente carenza, nelle campagne italiane, di circa 250mila lavoratori stagionali necessari per la raccolta dei prodotti agricoli. La pandemia globale pone di fronte alle sue contraddizioni un sistema che in questi decenni ha prosperato sulla manodopera immigrata più di altri e che ora si trova costretto a individuare altre soluzioni.
La Regione Piemonte, per voce degli assessori Elena Chiorino e Marco Protopapa, ha proposto di coinvolgere nel lavoro agricolo i percettori del reddito di cittadinanza, “soggetti che, peraltro, - scrivono i due esponenti della giunta Cirio - solo per stare a casa, percepiscono un reddito superiore alla misera «una tantum» di 600 euro concessa ai lavoratori autonomi e alle partite Iva”. Da Coldiretti si ribadisce intanto “l’urgenza di semplificare i voucher agricoli per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera in agricoltura”. In provincia di Cuneo, sostiene l’associazione di categoria, “i voucher sono utilizzati soprattutto per la vendemmia e per la raccolta di frutta e verdura e potrebbero beneficiarne circa 4.000 aziende agricole, generando almeno 8.000 posti di lavoro”.
Dai sindacati giunge però un secco altolà rispetto a questa ipotesi, bocciata senza mezzi termini da FLAI-CGIL, FAI-CISL e UILA-UIL: “Per noi - scrivono i confederali in una nota congiunta - non è credibile rispondere alla necessità di manodopera in agricoltura con uno strumento che precarizza il lavoro e che risulta improprio, in quanto previsto per il solo lavoro accessorio e non per il lavoro ordinario”. Uno strumento che le tre sigle considerano “lesivo della dignità dei lavoratori agricoli che, a maggior ragione in questo momento di emergenza, dovrebbero vedere riconosciute le piene tutele contrattuali, oltre alle misure di sicurezza previste dal governo. Non è con questo tipo di scorciatoie che si può pensare di gestire il lavoro nel settore primario per supplire alla carenza di manodopera”.
La stagione della raccolta a Saluzzo sta per iniziare e quest’anno più di altre volte, si fa notare, ci saranno criticità di alloggiamento e il rischio di un aumento dell'intermediazione irregolare o impropria di manodopera, del lavoro irregolare, del caporalato con conseguente concorrenza al ribasso tra lavoratori. In attesa di conoscere i tempi della fase 2 dell’emergenza Covid, i sindacati ritengono si possa dare una sola risposta chiara e trasparente al mondo agricolo: “Una lista pubblica di raccolta del fabbisogno di manodopera delle aziende e di disponibilità dei lavoratori stagionali”.
In considerazione delle difficoltà economiche a cui andremo incontro dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria, questa soluzione consentirebbe - a detta dei suoi proponenti, di “garantire regole certe per il collocamento e l’applicazione integrale dei contratti collettivi di riferimento ai lavoratori, aldilà della provenienza e della cittadinanza”. Onde evitare scenari nei quali il probabile arrivo di lavoratori venga derubricato a problema di ordine pubblico, si ritiene infine necessario “che le autorità competenti, Prefettura, Protezione Civile e Comuni, agiscano di concerto per gestire la situazione alloggiativa e garantire un presidio medico permanente nella zona di concentramento dei lavoratori stagionali”.
Redazione
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