Il caos dei treni nel Cuneese: "Siamo l'unica regione a non aver ripristinato il servizio pre Covid"
Il costo degli abbonamenti aumenta (di nuovo), le corse diminuiscono. Alcuni treni viaggiano vuoti, mentre i pendolari sono spesso obbligati a spostarsi in auto. La motivazione è sempre la stessa: non ci sono fondiRidurre l’inquinamento e incentivare le persone a utilizzare i mezzi pubblici sono propositi notevoli, ma impossibili da realizzare se il servizio è inefficiente come in alcune parti del Cuneese. Prima dell’inizio della pandemia c’erano due treni correlati, che con l’avvento del Covid sono stati soppressi e mai riattivati. Si tratta della corsa delle 23.25 da Torino a Cuneo e delle 4.21 da Cuneo a Torino.
“Tutte le altre regioni d’Italia sono tornate al servizio al 100%. Siamo l’unica che ha ripristinato unicamente l’80-85% delle corse”, spiega Claudio Menegon, rappresentante e vicepresidente di Co.M.I.S (Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile).
Tra le motivazioni per cui non è stata attivata nuovamente la corsa delle 23.25 c’è la scarsa affluenza e i fondi che mancano: “Anche se ci fossero stati 70-100 utenti, in realtà non sono così pochi. Questo treno era comodo per le persone che fanno il secondo turno di lavoro, per chi arriva tardi in aereo a Milano o a Torino o, ancora, per chi magari va a una cena tra colleghi o amici. Era un ottimo modo per tornare a Cuneo in tarda serata. Mancando quel treno tutto questo non si può fare e bisogna per forza muoversi in auto. Se togli il servizio è normale che la gente opti per opzioni differenti”. L’ultima corsa per spostarsi da Torino a Cuneo, quindi, è quella delle 21.25.
Un elemento aggiuntivo sono i cosiddetti “invii a vuoto”: “Il deposito di Cuneo, che faceva sia deposito sia officina, è stato chiuso un po’ di anni fa. Adesso i treni diesel devono andare fino a Orbassano per fare il pieno”. Questo significa che ci sono treni che passano nelle stazioni ma che non sono utilizzabili dai pendolari, fanno viaggi andata e ritorno senza passeggeri. “Alcuni invii a vuoto avvengono addirittura in orari comodi, che potrebbero essere utilizzati”, continua Menegon. Le motivazioni? Servirebbe più personale e il personale costa: “Ma anche gli invii a vuoto hanno un prezzo. E in più non c’è neanche l’ammontare dei biglietti che mitigherebbe i costi eventuali. È assurdo. Siamo già intervenuti con Trenitalia”. Ma per ora la situazione non sembra smuoversi.
I problemi del trasporto su rotaia nella zona del Cuneese non si limitano a questi. Anche il servizio che collega il capoluogo della Granda a Ventimiglia è assolutamente insufficiente. A maggio 2022 le coppie di treni erano state raddoppiate da due a quattro. “Durante l’inverno poi - spiega Menegon - la quarta coppia era stata sostituita con un servizio navette tra Limone e Tenda. Li avevano chiamati ‘i treni della neve’. Quest’anno non è più successo. Finito il servizio dei treni navetta ci si aspettava che venisse ripristinata la quarta coppia. Ma questo non è avvenuto”.
In teoria, non è stata istituita per questioni legate alla manutenzione sulla linea. Adesso, per andare a Ventimiglia da Cuneo ci sono tre corse disponibili: 6.41, 14.41 e 17.15. Lo stesso vale per il ritorno: 6.18, 10.39 e 18.49. Sei treni in tutto quindi per una tratta molto trafficata, in particolare durante l’estate e a maggior ragione ora che il colle di Tenda è ancora inaccessibile.
“Noi come Coordinamento insieme alla Camera di Commercio di Nizza avevamo studiato come posizionare temporalmente le quattro coppie in modo che coprissero le esigenze sia dei transfrontalieri sia del trasporto turistico”. C’è poi stata una riunione online con l’assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi, alcuni rappresentanti dei comuni, della Camera di Commercio di Nizza, Trenitalia e Rfi: “È uscito che Trenitalia e Rfi non sapevano niente di questa nostra proposta. Siamo rimasti un po’ perplessi. Adesso dovrebbero cercare delle soluzioni, speriamo in tempi brevi”. Secondo Menegon, le quattro coppie di treni sono il minimo: “L’ideale sarebbe tornare alle 6-8 coppie”.
E mentre i treni diminuiscono e si susseguono gli scioperi - con un conseguente disagio per i pendolari - gli abbonamenti continuano ad aumentare: “Dal primo luglio c’è stato un incremento di prezzo pari circa al 5%, che si somma a un precedente aumento avvenuto già a inizio anno”. Menegon poi sottolinea che da Cuneo esiste una sola formula, quella che comprende - oltre all’abbonamento ai treni - anche bus, tram e metro in Torino: “Dovrebbe esserci sì la possibilità di avere l’abbonamento con i mezzi nel capoluogo, ma anche la versione solo treni per chi non ne fruisce”. In un periodo in cui si parla di incentivare il trasporto pubblico per muoversi nel modo più sostenibile possibile, il servizio attuale pare andare in una direzione diametralmente opposta.
Micol Maccario
CUNEO Treni