Il destino del Miac in mano all’advisor: Cuneo potrebbe “staccare la spina” all’ex mercato bovino
Si valuta una “razionalizzazione”, che può preludere anche alla liquidazione delle quote in società. Indipendenti e Forza Italia sono a favore, FdI si astieneLa formula usata dalla sindaca Patrizia Manassero, per definire lo stato dell’arte nei rapporti tra Miac e Comune di Cuneo, è riassunta nel termine “razionalizzazione”. Concetto che può significare un generico e non meglio precisato riassetto della partecipazione alla compagine sociale (dove Cuneo detiene il 36,45% delle quote), ma anche l’eventualità più drastica e finora mai considerata: la liquidazione.
Dipenderà tutto dalla valutazione di un advisor che, come anticipato dalla sindaca nell’ultima commissione sul bilancio e ribadito ieri in consiglio comunale, sta svolgendo uno studio apposito. “All’esito dello stesso si potranno definire gli strumenti di razionalizzazione” aggiunge la prima cittadina. È già una notizia, appunto, perché finora il Comune aveva sempre ribadito di credere “senza se e senza ma” nel rilancio della società guidata da Marcello Cavallo, ispiratore dell’associazione Insieme e del gruppo di maggioranza Crescere Insieme, ora divenuto Cuneo Civica.
Ancora a novembre l’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni aveva lanciato una ciambella di salvataggio all’ex mercato bovino di Ronchi, dove ora trova posto il polo di ricerca Agrifood finanziato appunto dalla Regione. Si pensa di “fare dell’hub agroalimentare la ‘porta’ del Cuneese, un punto strategico per agevolare la distribuzione di prodotti locali e innovare la catena logistica”. Tutto molto interessante in teoria, in pratica si tratta però di capire se questo progetto possa camminare sulle sue gambe: se ne discuterà a gennaio, in un tavolo di confronto convocato al grattacielo della Regione.
La società aveva provato a rilanciarsi con un bando per la raccolta di manifestazioni d’interesse: il bando è stato “molto partecipato”, precisa Manassero, ma si è tradotto in un nulla di fatto. Restano alcuni dati concreti: la perdita del mercato fisico un anno fa (era l’ultimo sopravvissuto in Italia), la discussa vendita dei terreni ad Amazon che ha “salvato” il bilancio 2021, il magro utile del 2023 (meno di 30mila euro) a cui fa da contrappeso l’accantonamento “pro quota” di 385mila euro da parte del Comune. Cosa che, fatti i dovuti conti, porta a concludere che ci siano ancora passività per poco meno di un milione.
“Lo avrei chiamato il piano di apertura degli occhi, più che di razionalizzazione” commenta Beppe Lauria (Indipendenza!), ricordando come questa “presa d’atto” sia stata anticipata da alcuni esponenti della minoranza: “Con l’investimento fatto dal Miac altrove avrebbero costruito una città, fu un’operazione già nata ‘storta’. Sono contento se il nuovo assessore regionale riuscirà a risolvere i problemi: ci metta i soldi lui però”. A giocare d’anticipo sul tema sono stati gli Indipendenti, proponendo un emendamento che chiedeva la liquidazione hic et nunc: “Pensiamo non ci siano più margini per credere a un recupero: continuare a insistere in quella direzione non ha più senso” sintetizza Giancarlo Boselli. Alla sindaca, come “socio di riferimento”, l’invito ad agire “senza andare a prendere un advisor che, come abbiamo potuto vedere in questi anni, difficilmente dice qualcosa di diverso da quello che vorrebbe sentirsi dire chi paga l’operazione”. Il riferimento, per chi non avesse afferrato, è alla vicenda del nuovo ospedale.
Tra chi ha accolto la suggestione - l’emendamento alla fine è stato bocciato con 19 contrari, 6 favorevoli e 2 astenuti - c’è Forza Italia. Il suo rappresentante in municipio, Franco Civallero, non le manda a dire: “Gli imprenditori hanno detto che a queste condizioni non si riesce a tirare su la barca, meglio affondarla che lasciarla morire. Il Miac è una cosa obsoleta in tutti i sensi e certe conduzioni aziendali non le avrei neanche volute vedere”. Anche dalla sinistra civica di Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia l’indicazione è di tagliare la testa al toro. Meno scontata era l’astensione dei due esponenti di Fratelli d’Italia, considerato che sulla “barca che affonda” siede, in veste di vicepresidente, anche il meloniano Enzo Tassone.
Se il bersaglio principale resta il Miac, nei radar della minoranza entrano anche altre partecipate. Una, in particolare, è oggetto di osservazioni sulla tenuta economica: l’ente Farmacie Comunali affidato a Davide Dalmasso. “Colgo con favore - dice Lauria, riferendosi a una precedente commissione - che l’amministratore delle Farmacie Comunali abbia fatto la valutazione delle rimanenze di magazzino che chiedevo da dieci anni: quanto dicevo era fondato, c’era una sovrastima”. Anche Boselli parla di “seri dubbi”: “Le spiegazioni non ci convincono, al di là della funzione sociale che però non si capisce più quale sia. Non c’è parametrazione con le farmacie private nei risultati di gestione”. “Un utile così risicato significa che si fa della beneficenza” taglia corto Civallero: “Un magazzino come quello che ci è stato descritto, per un fatturato del genere, non ha alcun senso”.
Andrea Cascioli
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