Il lavoro nero si conferma un fenomeno radicato in provincia di Cuneo
In particolare nel settore agricolo. Lo confermano i risultati dell'attività di vigilanza che l'Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cuneo ha svolto nel Saluzzese e nell'Albese negli ultimi mesiIl lavoro nero si conferma un fenomeno radicato nel settore agricolo della provincia di Cuneo. Lo confermano i risultati dell’attività di vigilanza che l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cuneo, in coordinamento con i reparti territoriali dei Carabinieri, ha svolto nel Saluzzese e nell’Albese durante i mesi (da Luglio a Ottobre) 2018 nelle aziende agricole impegnate nella raccolta della frutta e nella vendemmia.
L’attività ispettiva messa in campo dagli ispettori del lavoro dell’ITL, in congiunta con i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e con il supporto dei militari dei reparti territoriali dell’Arma, ha interessato 53 aziende agricole operanti nei territori di Langa e Roero e 26 aziende dislocate nel Saluzzese. Trattasi di una vera e propria task force resa operativa già a partire dal 2016 a seguito della firma del Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura nei territori più a rischio tra il Ministero dell’Interno, il Ministero del Lavoro e il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
In tre anni di intensa attività ispettiva nel periodo della vendemmia e della raccolta frutta (dal 2016 al 2018 compreso), con una mirata attività di “intelligence” sul territorio, il citato dispositivo interforze ha controllato complessivamente 240 aziende agricole ed ha verificato le posizioni lavorative di 875 lavoratori (per la maggior parte stranieri), riscontrando irregolarità nei confronti di 123 imprenditori agricoli (oltre il 51% degli ispezionati).
Nello stesso arco temporale (2016-2018) sono stati accertati n. 281 lavoratori irregolari, dei quali 113 totalmente “in nero” (tra questi 42 erano extracomunitari e 13 privi di permesso di soggiorno). I risultati dell’attività ispettiva condotta congiuntamente negli anni dal 2016 al 2018 dall’Ispettorato del Lavoro di Cuneo e dall’Arma dei Carabinieri, dimostrano come il “lavoro nero” risulti essere la fattispecie di irregolarità più rilevante nel settore agricolo, raggiungendo proprio nel 2018, con 48 lavoratori in nero accertati, il picco più elevato del periodo, anche a fronte del calo dei controlli avvenuti nello stesso periodo triennale di osservazione.
Di conseguenza, la presenza di lavoratori in nero pari o superiore al 20% della forza lavoro impiegata dall’azienda ispezionata ha fatto scattare il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale che nel 2018 ha interessato 7 aziende, a fronte di 2 sospensioni nel 2017 4 sospensioni nel 2016.
Quanto alla distribuzione del fenomeno, nel 2018 sono stati accertati 25 lavoratori in nero nella vendemmia, a fronte di n. 53 aziende ispezionate, e n. 23 lavoratori in nero nella raccolta della frutta, a fronte di 26 ispezioni. Nel 2018 sono stati scoperti anche due casi di lavoratori extracomunitari trovati nella raccolta della frutta, risultati privi di contratto di lavoro, che all’atto del controllo esibivano documenti di identità riferiti a lavoratori assunti dalla azienda ma assenti, rendendosi così colpevoli del reato di sostituzione di persona e di falsa attestazione a pubblico ufficiale.
Inoltre, il fenomeno del lavoro nero frequentemente si combina con forme diverse di intermediazione illecita di manodopera che, nella fattispecie più grave, assume la veste del c.d. “caporalato” Cosi, in special modo durante la vendemmia, frequentemente si incontrano tra i filari lavoratori, straniere e italiani, reclutati da titolari di “cooperative senza terra”, perlopiù gestite da cittadini extracomunitari, soprattutto macedoni.
Le cooperative, infatti, favoriscono l’importazione di lavoratori stranieri stagionali attraverso una rete di conoscenze sui territori di origine, a volte di natura transnazionale, privilegiando la copertura di fabbisogni di lavoro a basso contenuto professionale.
Grazie a pseudo “contratti di appalto di servizi” si attua una vera e propria dissimulazione della titolarità dei rapporti di lavoro poiché, anziché assumere direttamente i lavoratori, si affiderebbe a finte cooperative, prive di mezzi di lavoro e competenze tecniche adeguate, determinati lavori manuali che vanno dal diradamento dei germogli, alla scacchiatura, alla stessa raccolta dell’uva, tutte operazioni che si svolgono sempre sotto la costante e attenta vigilanza dello stesso proprietario dei terreni, il quale impartisce direttive e controlla tempi e modalità di esecuzione della prestazione lavorativa. La fattispecie vietata dalla legge che, a seconda dei casi, si configura con appalti o somministrazioni illecite, è molto diffusa soprattutto nell’Albese.
Per tale violazione, infatti, sono stati sanzionati i responsabili di 13 cooperative nel 2018, di 12 cooperative nel 2017 e di 8 cooperative nel 2016.
In questo ambito si innesta l’”Operazione Macedonia” condotta dai Carabinieri di Alba, con il supporto dei CC del NIL per l’aspetto di competenza, già ampiamente divulgata dagli organi di stampa, dalla quale è emerso il largo uso di documenti falsi bulgari utilizzati da cittadini macedoni extracomunitari al fine di beneficiare delle agevolazioni previste dai cittadini comunitari superando la procedura del c.d. flussi
stagionali.
Significativi, infine, i dati riguardanti l’attività di contrasto all’evasione/elusione contributiva e l’importo delle sanzioni, amministrative e penali, introitate nel 2018, sono state elevati 56.790,45 euro di sanzioni amministrative e penali, mentre l'imponibile previdenziale accertato è di 342.846,63 euro.
Da ultimo, giova evidenziare che l’azione di vigilanza condotta dall’Ispettorato del Lavoro si esplica efficacemente anche in virtù dell’ottima sinergia e collaborazione istituzionale, oltre che con l’Arma dei Carabinieri, anche con la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato, a ciò contribuendo anche il fattivo coordinamento della Prefettura di Cuneo.
c.s.
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