Il presidente della Repubblica ride del Coronavirus, l'allenatore del Ceva mette in guardia la Serbia
Darko Damnjanovic ha raccontato in un video la situazione italiana, le sue parole sono arrivate anche al Governo serbo: 'Mi hanno offerto di appoggiarli, dopo il mio rifiuto ho ricevuto minacce'In Serbia lo stato di emergenza per la pandemia di Coronavirus è stato dichiarato solo domenica 15 marzo, in ritardo rispetto alla maggioranza degli stati europei. Da lunedì mattina le scuole e le facoltà universitarie sono chiuse. Ai datori di lavoro è stato consigliato di ristrutturare il lavoro in modo che il maggior numero possibile di dipendenti possa svolgere l’attività da casa, i trasporti pubblici sono ridotti e le linee notturne degli autobus sono cancellate. Da oggi, mercoledì 18 marzo, è in vigore anche il coprifuoco, con il divieto assoluto per tutti di uscire di casa tra le 20 e le 5. I contagi accertati nel paese sono 70, in aumento esponenziale: 55 sono stati registrati negli ultimi tre giorni.
Fino a pochi giorni fa, però, la vita in Serbia scorreva in maniera completamente normale. Addirittura, durante una conferenza stampa della scorsa settimana, il presidente della Repubblica Aleksandar Vucic aveva definito il Coronavirus “un’influenzina”, con annesse risate di tutti i presenti.
A mettere in guardia la Serbia dai rischi di questa pandemia, così, ci ha pensato (anche) Darko Damnjanovic, classe ’84, residente a Ceva e allenatore del Ceva Calcio, dopo un passato nelle giovanili della Stella Rossa di Belgrado. Arrivato in Italia a inizio 2007, personaggio molto noto nell’ambiente del calcio monregalese, Damnjanovic, dopo le parole di Vucic, ha pubblicato su Facebook un video nel quale ha descritto la situazione italiana, criticando chi nel suo paese - Governo in primis - ancora minimizzava il pericolo. Un video che è diventato virale e che è stato ripreso anche da televisioni e testate nazionali serbe.
“Sono una persona impulsiva, - spiega lo stesso Damnjanovic - quando ho visto quelle immagini ho preso il telefono e ho raccontato in un video quello che sta succedendo qui. Addirittura il Ministro della Salute serbo ridendo invitava le donne a recarsi a Milano per fare shopping. Io ho raccontato le cose come stanno senza esagerazioni o allarmismi, ho semplicemente riportato i fatti: là l’informazione non è libera, quasi tutti gli organi sono controllati dal Governo. In Serbia ho amici e parenti, volevo che il mio paese sapesse imparare dalla situazione italiana, prendendo provvedimenti in tempo. Io stesso ho inizialmente sottovalutato i rischi: mi lamentavo per il blocco agli allenamenti della mia squadra, fortunatamente persone più competenti di me avevano deciso di fermare lo sport e così non ho messo in pericolo i ragazzi portandoli in campo".
Il video, come detto, in Serbia è arrivato quasi ovunque, ha raccolto più di 20 mila condivisioni su Facebook e oltre un milione di visualizzazioni totali: basti pensare che tutta la Serbia ha sette milioni di abitanti. “Ricevo 200 richieste di amicizia al giorno su Facebook, messaggi e commenti, quasi tutti positivi”, spiega Damnjanovic.
Le parole dell’allenatore del Ceva sono arrivate anche ai “piani alti” della politica serba: “Mi hanno contattato sia emissari del Governo che membri dell’opposizione, chiedendomi di appoggiarli e di “politicizzare” i miei messaggi, mi hanno anche offerto del denaro. Ho rifiutato, il mio obiettivo era solo far arrivare ai miei connazionali la realtà delle cose. Non serve essere medici o epidemiologi, basta un po’ di buon senso. Nella conferenza stampa di domenica sera, in cui è stato annunciato lo stato di emergenza, Vucic ha poi usato letteralmente le stesse parole che io ho utilizzato nel video”.
Il rifiuto di Damnjanovic, però, ha avuto anche conseguenze sgradevoli: “Ho ricevuto anche minacce, sia nei commenti su Facebook che al telefono. Una persona che non conosco mi ha scritto che quando tornerò in Serbia sarò condotto in carcere appena varcherò il confine. Un po’ di paura c’è, non tanto per me, quanto per la mia famiglia”. Paura che però non è più forte dell’orgoglio di aver “mosso” le coscienze di migliaia di serbi: “Tutti i messaggi di ringraziamento e gli incoraggiamenti che ricevo dai miei connazionali mi rendono felice. Non l’ho fatto per raccogliere consensi, ma spero di aver fatto qualcosa di davvero utile per il mio paese”.
Andrea Dalmasso
