"Il rispetto dei diritti delle persone con autismo non può essere a tempo determinato"
L'intervento del dottor Giuseppe Maurizio Arduino a pochi giorni dalla Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismoRiceviamo e pubblichiamo.
Il 2 aprile è la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, istituita dall’ONU nel 2007 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni sull'autismo e i diritti delle persone con Disturbi dello Spettro Autistico. In Italia, si stima una prevalenza dell’autismo pari a 1 caso su 77; in Piemonte il dato relativo ai minori (fascia 0-17 anni) è dell’1%, con punte nella fascia d’età 4-6 anni di 1 su 55. Nel periodo 2016-2023 i minori con diagnosi di disturbo dello spettro dell’autismo, residenti in Piemonte e seguiti dai Servizi delle ASL sono passati da circa 2600 a oltre 6000.
Abbiamo celebrato molti 2 aprile da quando l’ONU ha istituito la giornata, e sono passati ormai quasi 10 anni da quando è stata promulgata la Legge 134/2015 “Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie”: alcuni dei problemi che sono stati posti sono stati affrontati, grazie anche alle risorse, purtroppo sempre a termine, messe a disposizione negli ultimi anni (con Governi di diverso orientamento politico) dal Ministero della Salute, con il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, e dal Ministero della Disabilità. In Regione Piemonte, dal 2016, il programma regionale per l’autismo viene sostenuto con un finanziamento aggiuntivo alle Aziende Sanitarie, destinato in buona parte ai Servizi per l’età evolutiva e, in parte, per un Centro regionale di riferimento per gli adulti: tale finanziamento, tuttavia, è rimasto lo stesso del 2016, quando i minori in carico ai Servizi sanitari della regione erano meno di metà di quelli attuali.
Molti dei problemi più volte denunciati in tutti i precedenti 2 aprile restano quindi irrisolti o affrontati solo in maniera parziale. Le risorse destinate agli interventi precoci, che hanno evidenza di migliori risultati, sono rimaste le stesse nonostante il notevole incremento dei bambini diagnosticati; la stessa cosa vale per le altre fasce d’età; per quanto riguarda l’età adulta, non sono state attivate risorse continuative che consentissero di mettere a sistema gli interventi sanitari, abilitativi e socio-educativi necessari per garantire progetti di vita in linea con i diritti, le preferenza e le capacità delle persone con autismo. Inoltre, all’interno della scuola (contesto in cui vengono messe a disposizione le maggiori risorse per l’autismo in età scolare, in termini di insegnante di sostegno e assistenti per le autonomie), sono ancora pochi gli insegnanti con una specifica formazione pedagogica sull’autismo.
Per quanto riguarda il sistema sanitario, nonostante l’articolo 60 del DPCM del 2017 sui Livelli Essenziali di Assistenza, preveda che “il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con disturbi dello spettro autistico, le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche”, non mi risulta che il rispetto di questo articolo sia stato mai verificato da parte del Ministero, dell’AGENAS e delle Regioni.
Se consideriamo il tema delle risorse, fermo restando che è evidente che queste non sono sufficienti, cosa che peraltro riguarda tutto il sistema sanitario, sarebbe di grande supporto per le persone con autismo se quelle già stanziate fossero “messe a sistema” e consentissero di assumere personale qualificato non con contratti “a tempo determinato”, quindi “a termine”, che vengono interrotti quanto si esaurisce il fondo stanziato, ma con contratti a tempo indeterminato.
Il rispetto dei diritti delle persone con autismo, sancito dalle Leggi, non può essere “a tempo determinato”.
Giuseppe Maurizio Arduino
Psicologo Responsabile Centro Autismo e Sindrome di Asperger Asl CN1
c.s.

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