Immigrati costretti a bere e lavare i panni nello Stura, le immagini diffuse sui social
L’avvocato Alessandro Parola ha documentato la situazione di alcuni senzatetto: ‘Non è corretto illudere chi viene in Italia in cerca di una vita migliore’Non c’è solo l’annosa questione del Movicentro, tornata a farsi incandescente, a rimettere i temi della povertà e dell’immigrazione sotto gli occhi dei cuneesi.
A fine agosto aveva fatto discutere la lettera del comitato di quartiere Basse di Sant’Anna sulla presenza di gruppi di giovani extracomunitari stazionanti in zona, sotto il ponte Vassallo o nel tratto ciclabile verso il viadotto Soleri. I residenti denunciavano l’abbandono di rifiuti, il degrado e la sensazione di insicurezza percepita soprattutto da alcune donne che raccontavano di essere state infastidite mentre transitavano a piedi o in bici.
Sul proprio profilo Facebook, l’avvocato cuneese Alessandro Parola ha documentato con immagini fotografiche la persistente situazione di disagio, corredando il tutto con una riflessione che riproponiamo ai nostri lettori:
Ieri, Domenica. Andiamo a trovare la mia famiglia a Madonna dell'Olmo e decidiamo di andarci a piedi vista la bella giornata.
A metà del Ponte Nuovo scorgo due sagome intente a lavare i panni al fiume per poi stenderli al sole. Sotto un sole cocente, scalzi sulle pietre. La scena è come un pugno nello stomaco.
Due ragazzi, venuti da chissà dove, con il sogno di trovare un mondo migliore. Senza una casa, immagino, perché i panni li avrebbero lavati lì, senza un lavoro, scalzi nel greto pietroso del fiume Stura. Uno dei due, assetato, la beveva anche.
Ora. Il pugno nello stomaco lo voglio condividere con voi. La mia sommessa, e tristissima, riflessione è semplice. Non è corretto illudere chi viene in Italia a cercare una vita migliore che qui ci possa essere la realizzazione dei suoi sogni.
Non ci si può lavare la coscienza in nome dell' ideologia dell'accoglienza indiscriminata, se poi non ci si assicura che questa povera gente possa davvero avere delle opportunità di vivere una vita decorosa.
Nel migliore dei casi qui in Piemonte questi ragazzi vengono assunti come stagionali per la raccolta della frutta. Sottopagati e stipati in tende. Nel peggiore si ritrovano sul greto di un fiume senza una casa a sciacquare le poche cose che hanno.
Che questo pugno possa colpire non solo lo stomaco, ma le coscienze. Di tutti noi. Perché se quei due ragazzi, venuti da chissà dove e chissà in quale maniera, si ritrovano così, la colpa è sicuramente anche nostra.
a.c.
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