In Consiglio regionale la voce di chi lavora in carcere: "Agenti a rischio burnout"
Ieri la seduta aperta sul tema delle condizioni di lavoro nei penitenziari. Chiorino: "Su molte questioni Governo e Regione sono intervenuti nell'ultimo anno"“È un momento di ascolto e confronto utile che permetterà a tutti di prendere una volta di più coscienza della situazione assolutamente critica nelle strutture detentive della nostra Regione, difficoltà non solo del Piemonte, ma che caratterizzano tutte le carceri italiane”. È così che il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Davide Nicco, ha introdotto ieri la seduta aperta dedicata alle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria.
Gli ultimi dati indicano che le persone detenute all’interno dei tredici istituti detentivi in Piemonte sono 4365 a fronte di 2943 posti, con un indice di sovraffollamento del 148,32 per cento. Per quanto riguarda gli agenti, attualmente in Piemonte sono operativi circa 2900 unità e si lamenta una mancanza di circa 500. Emblematico il caso di Torino, dove a fronte di circa 400 detenuti in più rispetto alla capienza prevista, manca circa un centinaio di agenti. Tra le problematiche più preoccupanti, quelle legate ai detenuti con patologie psichiatriche, quelle delle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), più in generale degli organici del personale e l’inadeguatezza dell’edilizia carceraria.
“Su molte questioni Governo e Regione sono intervenuti nell'ultimo anno: dal supporto psicologico alla formazione, dall'incremento di personale ai protocolli. È fondamentale il supporto agli agenti che garantiscono la sicurezza alla comunità, per cui auspico che si possa dare pieno rilievo al loro lavoro, attivando misure utili allo svolgimento dello stesso” ha detto Elena Chiorino, vicepresidente della Giunta regionale, che ha sottolineato come negli ultimi due anni siano stati assunti 180 nuovi agenti per le carceri piemontesi.
Gli interventi dei sindacati
Vicente Santilli del Sappe, riferendosi ai disordini di questi giorni nell’istituto di Cuneo, si è soffermato proprio sulle aggressioni fisiche e verbali: “Gira molta droga e i telefonini vengono recapitati con i droni, l’unico deterrente possibile è schermare gli istituti di pena”. Per Maurizio Dalmasso dell’Osapp, sono grandi problemi la mancanza di circa le metà dei comandanti di reparto e l’insufficienza dei funzionari sanitari. “Oggi porto qui anche le conseguenze fisiche della rivolta avvenuta ieri a Cuneo”, ha fatto notare. Secondo Antonio Napoli (Polpen-Uil Pa) la gestione della sanità penitenziaria è critica per l’ottanta per cento dei casi e richiede l’ attenzione della politica.
“Ci sono detenuti facinorosi extracomunitari che non rispettano il sistema penitenziario italiano, dovrebbero scontare la pena nei rispettivi paesi; inoltre permangono i problemi legati alla carenza del personale, così come i turni sono sempre più massacranti” ha denunciato Raffaele Tuttolomondo (Sinappe). Luciano Scidà (Cnpp) si è soffermato sulla realtà di Asti, dove “in un anno sono stati sequestrati oltre 150 telefonini e molta droga all’interno delle celle”. Per Sara Comoglio (Cgil-Fp) “mancano anche molti ruoli intermedi, ciò incide sull'organizzazione delle strutture”. Vincenzo Ricchiuti (Cisl-Fns) ha espresso apprezzamento per le azioni del Governo verso il personale penitenziario con le risorse stanziate per il rinnovo del contratto del comparto sicurezza e l’assunzione dopo anni di nuovo personale.
Luciano Giglio (Uspp) ha posto l’attenzione sulla frustrazione degli agenti con il rischio di burn-out lavorativo, richiamando la necessità di dare ai detenuti maggior impegno quotidiano e formazione professionale in maniera tale da alleggerire il carico emotivo che sfocia in aggressioni verso il personale. Michela Favaro, vicesindaca di Torino, ha fatto cenno ai dati che indicano che in Piemonte si registra il 15% di carenza di personale, che in istituti come quello del capoluogo regionale sale al 20%.
Davide Mosso, della Camera penale Vittorio Chiusano: “Nel carcere di Torino ci sono oltre 1.400 detenuti su mille posti, non è rispettato l’ordinamento penitenziario. È inoltre aumentato il numero di detenuti con disturbi psichiatrici senza strumenti per gestirli”. Secondo Mario Antonio Galati, provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, “le piante organiche scoperte riguardano ruoli intermedi su cui possiamo aspettarci incrementi. Negli ultimi due anni sono stati investiti venti milioni di euro nelle strutture”. Infine, Lina Di Domenico vicecapo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) ha spiegato che è stato firmato un protocollo per la prevenzione della salute dei detenuti e per dotare di personale medico gli istituti.
Il dibattito tra i consiglieri
Si è aperto quindi il dibattito tra i consiglieri, con l’intervento di Silvio Magliano (Lista Cirio): “Esprimiamo apprezzamento per il lavoro svolto dal Governo e auspichiamo ulteriori investimenti per incrementare il numero e la qualità delle strutture carcerarie e l’organico della Polizia penitenziaria. È, inoltre, opportuno sfruttare l’esperienza e le iniziative del Terzo settore per creare per i detenuti percorsi lavorativi che, tra l’altro, favoriscono il reinserimento sociale”. Secondo Sarah Disabato (M5s) “Si tratta di un problema urgente, che va affrontato nell’immediato. Anche il presidente Mattarella ha chiesto interventi immediati per affrontare il sovraffollamento nelle carceri e i problemi legati ai suicidi. Ci sono assenze importanti, come quella del Governo, il cui sottosegretario alla Giustizia è, tra l’altro, piemontese, e dell’assessore regionale alla Sanità”.
“La Lega è da sempre, in ogni sede, nazionale e regionale, vicina alle istanze degli agenti – ha affermato Andrea Cerutti (Lega) -. Lo ha fatto lottando per le dotazioni degli strumenti di deterrenza come il taser, lo sta facendo predisponendo le misure necessarie al completamento dell’organico, come previsto nel Decreto Carceri”. Annalisa Beccaria (Fi), quindi, ha sottolineato “l’importanza del comma 4 dell’articolo 27 della Costituzione, che ribadisce il fine rieducativo del sistema carcerario e della pena per il reinserimento del reo nella società. Un articolo che non sembra trovare la propria efficacia se si considera che negli ultimi quattro mesi in Italia si sono verificate 640 aggressioni di detenuti nei confronti della polizia penitenziaria, 137 sono i poliziotti con oltre otto giorni di prognosi e sono stati 2.877 i casi di ingiuria e resistenza a pubblico ufficiale nelle carceri. Dall’inizio dell’anno, solo a Torino ci sono state 31 aggressioni e 35 feriti”.
Davide Zappalà (Fdi) ha evidenziato il lavoro svolto dal Governo in questi anni, sottolineando che “in Italia ci si sta già muovendo per cercare soluzioni a quelli che sono i due più grossi problemi del mondo carcerario: il sovraffollamento e la mancanza di personale”. Rievocando quanto avvenuto recentemente al carcere di Novara, Daniela Cameroni (Fdi) ha sottolineato che “donne e uomini della polizia penitenziaria stanno pagando un prezzo altissimo per mantenere l’ordine nelle nostre carceri. Non si tratta solo di una battaglia per la sicurezza, ma per la dignità dello Stato".
Giulia Marro (Avs) ha illustrato le condizioni di vita all’interno delle carceri piemontesi che ha avuto occasione di vistare, evidenziando che “sovraffollamento, celle inadeguate, scarsa pulizia e strutture fatiscenti creano un ambiente di forte tensione, con gravi ripercussioni sulle relazioni tra detenuti e personale penitenziario. È necessario aumentare gli investimenti per la sanità penitenziaria e orientare il carcere verso un modello più riabilitativo e meno punitivo”. Gianna Pentenero (Pd) ha quindi affermato che “è importante avere consapevolezza del ruolo della polizia penitenziaria all’interno di un contesto complesso, che necessita di molti interventi. Assistiamo continuamente a disordini all’interno del carcere, che hanno determinato una situazione difficile per la polizia penitenziaria e più in generale per il personale che vi lavora all’interno. Bisogna scongiurare il più possibile i casi di recidiva, andrebbe posta attenzione per gli interventi previsti quando i detenuti escono dal carcere”. Nadia Conticelli (Pd) ha dichiarato: “Non siamo insensibili al grido d’allarme emerso dagli addetti ai lavori: è una realtà tragica, che riguarda tutte le persone che vivono e lavorano all’interno del carcere e che nei vari sopralluoghi abbiamo potuto vedere con i nostri occhi”. L'intervento di Emanuela Verzella (Pd) ha fatto riferimento all’esperienza scolastica, evidenziando che “anche da questo punto di vista i detenuti sono cambiati e sono lo specchio di un mutamento epocale della società post Covid. Le aule dove vengono condotte le lezioni sono piccole, fredde, fatiscenti e spesso prive di spazi adeguati. Un piano straordinario è assolutamente necessario”.
Roberto Ravello (Fdi) ha fatto notare come spesso ci si interessi dei disagi patiti dalla popolazione detenuta, quindi è anche importante approfondire “l’alta faccia della luna”, vale a dire le difficilissime condizioni in cui lavorano gli agenti. “Ringrazio gli operatori per averci fatto sentire dalla loro viva voce la situazione – ha affermato Mauro Calderoni (Pd) – e abbiamo capito che rispetto all’anno scorso la situazione non è affatto migliorata. Questo ci fa riflettere sulle responsabilità di chi ha l’onere di governo di questa regione e di questo paese. È conclamato il rischio che la strategia di incremento delle pene per i reati minori, aumenti il sovraffollamento”.
Alice Ravinale (Avs) non ha condiviso la contrapposizione tra benessere degli agenti e dignità dei reclusi e ha spiegato che "l'emergenza totale delle carceri è un problema che coinvolge tutti coloro che sono detenuti o che lavorano all'interno degli istituti". La consigliera ha anche ricordato che l'uso di psicofarmaci nelle carceri "è cinque volte superiore rispetto a quello normale, si è creata una vera e propria dipendenza e spesso le rivolte avvengono per questo". Domenico Rossi (Pd) ha poi aggiunto che "i messaggi di chi è intervenuto oggi ci dicono che nell'ultimo anno la situazione è addirittura peggiorata, che mancano le figure intermedie, che le condizioni di lavoro sono disumane e che il sovraffollamento continua: per questo è sbagliato introdurre reati inutili, che servono solo a raccogliere qualche voto facile".
Vittoria Nallo (Sue) ha ricordato che il ruolo della Regione è anche quello di essere un interlocutore affidabile per chi lavora negli istituti di pena: "C'è una contraddizione tra quanto previsto dal nostro ordinamento e ciò che effettivamente avviene. L'introduzione ideologica di nuovi reati non fa che aumentare la pressione sulla popolazione carceraria". Ha concluso Sergio Bartoli (Fi), affermando che "è dovere delle istituzioni migliorare le condizioni di lavoro all'interno delle carceri. Ho visitato il Lorusso Cutugno ed è indubbio che la situazione sia molto difficile: è urgente ristrutturare le strutture e migliorare l'esistente, prima di pensare a costruire nuove strutture".
Ha concluso i lavori la replica dell'assessore Chiorino, rispondendo "a chi parla di dati imbarazzanti: si pensi però a quali erano i dati soltanto due anni fa e ai miglioramenti in atto. In generale troppo spesso la polizia penitenziaria è stata dipinta in modo sbagliato ed è innegabile che questo governo abbia riportato il focus su sicurezza e certezza della pena e dignità dei lavoratori. Quindi miglioramento delle dotazioni e rafforzamento del personale. Abbiamo sentito la dottoressa Di Domenico parlare di sovraffollamento delle scuole di formazione, segno che stiamo assumendo molti nuovi agenti. Edilizia penitenziaria: sono stati stanziati 250 milioni di euro per migliorare la situazione e garantire circa 7mila nuovi posti detentivi: il Governo c'è e sta dando risposte concrete, diverse rispetto a quelle sinora proposte. Lo svuotacarceri è stato fallimentare, perché alla fine abbiamo sempre 10mila posti mancanti".
Redazione
CUNEO Consiglio regionale - Carceri