In Piemonte vanno risintonizzati i canali tv. Uncem: "Rischio discriminazione per chi vive in montagna"
I vertici dell'unione dei Comuni montani chiedono il sostegno del MISE per l'adeguamento dei ripetitori non di proprietà della RaiDa oggi, lunedì 10 gennaio, in Piemonte sarà necessario risintonizzare i canali televisivi per continuare a vedere regolarmente i canali Rai e quelli in chiaro del circuito Sky (come Tv8 e Cielo). Alcuni televisori procederanno automaticamente, per altri servirà la risintonizzazione manuale. Questo è dovuto al cosiddetto “refarming”, con cui verranno riassegnate le frequenze del digitale terrestre: dal prossimo 8 marzo le emittenti televisive italiane dismetteranno la codifica di trasmissione Mpeg-2 per attivare codifica Mpeg-4 sullo standard tecnologico DVBT. Alcuni canali resteranno visibili solo in alta qualità, tecnologia supportata solo da alcuni televisori.
Un processo che secondo Uncem rischierà di causare “gravi discriminazioni per i residenti nei Comuni di montagna, dove i ripetitori non sono di proprietà delle reti televisive (RAI in primis)”. “In diverse aree del paese il rischio concreto è che le Unioni e i Comuni, o le Comunità montane, debbano far fronte a spese insostenibili per interventi di adattamento dei ripetitori al nuovo sistema. – spiegano Marco Bussone, Presidente Uncem nazionale, e Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte – Negli ultimi giorni di dicembre, a fronte delle comunicazioni da parte delle sedi locali MISE di revoca dell’autorizzazione rilasciata agli Enti locali per l’installazione di impianti televisivi DVB-T per garantire il servizio pubblico che RAI peraltro non ha mai assicurato in alta montagna e nelle valli laterali, gli enti locali montani hanno manifestato l’interesse alla prosecuzione con i medesimi impianti dell’esercizio attualmente svolto con la ripetizione del Mux-RAI contenente anche Rai1, Rai2, Rai3. Questo è il primo passo per non perdere la tv nelle valli. Ma non basta, purtroppo”. Gli Enti hanno richiesto di garantire, in attesa del rilascio della nuova autorizzazione, la copertura del servizio ai cittadini utenti interessati senza interruzioni temporali. Solo successivamente all’eventuale assegnazione di nuove frequenze sarà possibile quantificare i costi per gli interventi di adeguamento agli impianti esistenti. “Il rischio concreto è che vi siano a breve costi ingenti, a carico degli enti, per il servizio pubblico cittadini a cui non potrà più essere garantita la visione della trasmissioni RAI. – sottolineano Bussone e Colombero – Per adeguare un impianto servono almeno 15 mila euro. E vi sono enti che ne hanno più di dieci di proprietà. Serve un intervento politico del Governo, Mise e Ministero della Digitalizzazione in particolare, per ricercare soluzioni che non impattino sugli enti locali, che non hanno certamente le disponibilità economiche per far fronte ad adempimenti peraltro non dipendenti dalla propria volontà”.
Conclude Uncem nel suo comunicato: “Mentre Mise e Ministero della Digitalizzazione erogano contributi per la sostituzione dei televisori, il problema delle aree montane non è certo l’apparecchio televisivo, più o meno smart. Quanto invece lo sono i ripetitori, che devono essere adeguati. Uncem ha chiesto con urgenza un supporto operativo e finanziario ai due Ministeri, per non lasciare senza tv chi vive nei territori montani”.
Redazione
CUNEO tv - uncem