In una lettera le riflessioni di Mino Taricco sul biodigestore di Borgo San Dalmazzo
La discussione sull'impianto che andrebbe a sostituire quello di San Nicolao è in atto. 'Partire con idee chiare e progetti solidi e trasparenti è in generale un modo fruttuoso di operare'
Riceviamo e pubblichiamo dal senatore del Partito Democratico, Mino Taricco.
Gentile direttore,
chiedo ospitalità alle pagine del suo organo di informazione per esprimere alcune mie considerazioni e precisazioni in merito alla discussione in atto sul potenziale investimento di ACSR in un biodigestore anaerobico per trattare l’umido e gli sfalci che andrebbe a sostituire l’attuale impianto di San Nicolao a Borgo San Dalmazzo.
Scrivo perché nella discussione che ruota intorno a questo ipotizzato impianto mi è giunta la voce che in alcune occasioni mi sarebbero state attribuite posizioni e giudizi che non corrispondono compiutamente, o non corrispondono per nulla, al mio pensiero ed ai miei convincimenti sull’impianto in questione.
Premesso che in linea generale, per le esperienze che ho avuto la possibilità di avere con impianti che applicano tale tecnologia, sono tendenzialmente favorevole all’utilizzo di impianti anaerobici per il trattamento di reflui, rifiuti, verde ed in generale umido, in quanto tale tipo di trattamento in generale fornisce un digestato come residuo di trattamento che, soprattutto se opportunamente compostato, può essere agronomicamente un buon integratore di fertilità al terreno, perché utilizzando il metano prodotto nella fermentazione può essere una interessante fonte di energia, e perché normalmente ha un minore impatto ambientale e olfattivo rispetto agli impianti aerobici.
E che quindi sempre in linea generale anche nel sito in questione un rifacimento tecnologico che vada in questa direzione potrebbe addirittura migliorare ed anche significativamente l’impatto ambientale e le condizioni di contesto intorno all’impianto stesso.
Nel caso di specie ho in più occasioni espresso, proprio alla luce delle esperienze fatte e delle conoscenze acquisite, la convinzione che un impianto di tal fatta, così come è stato illustrato, che sarebbe in grado di trattare tutto l’umido della provincia di Cuneo, ed avrebbe la potenzialità di farlo chiudendo un conto economico positivo e con tempi di ammortamento in linea con i corretti canoni di buona gestione economica, potrebbe essere una opportunità.
Ma come ho detto in alcuni incontri sul tema a cui ho avuto la possibilità di partecipare, il mio giudizio potenzialmente favorevole, o comunque non contrario, chiedeva, e chiede (per quanto possa contare il mio giudizio in una valutazione che rimane a carico comunque degli amministratori e degli Enti preposti) che se ne dimostri la necessità/utilità, e che, affinché si giustifichi/necessiti un impegno pubblico di questa natura, vi siano almeno alcune certezze da cui partire:
- che vi sia un accordo, nei modi e nelle forme ritenute più utili, e quindi vi sia condivisione del progetto, affinché in quel sito vada ad essere trattato prevalentemente l’umido della provincia. Un investimento pubblico di tal fatta dovrebbe avere come obiettivo strategico quello di stare dentro la strategia provinciale, o di quadrante, di gestione e di destinazione di tutte le componenti di rifiuto;
- che vi sia la garanzia dell’utilizzo di tutte le tecnologie e di tutti gli accorgimenti tecnici, per rendere il miglioramento delle condizioni ambientali, legate al passaggio da trattamento aerobico ad anaerobico, non solo potenziali ma realmente e tangibilmente percepibili dal territorio;
- che vi sia certezza giuridica sul modello societario individuato e di collaborazione tra i soggetti coinvolti. Ho sentito parlare di gestioni in house, ma con livelli di certezza sugli assetti che credo debbano essere approfonditi e definiti giuridicamente con chiarezza, prima di partire e di formalizzare percorsi che diventino poi irreversibili;
- che vi sia un piano economico e finanziario chiaro e puntuale, e capacità e competenze manageriali e gestionali in grado di dare affidabilità e tranquillità a chi a nome della collettività ha la responsabilità di assumere scelte che inevitabilmente ricadranno nei prossimi anni, in termini di benefici o di problemi, su tutta la collettività stessa.
Come ho avuto in più occasioni la possibilità di dire, anche nelle iniziative che possono rappresentare un potenziale miglioramento o una opportunità, partire con idee chiare e progetti solidi e trasparenti è in generale un modo fruttuoso di operare, ma quando si opera nel pubblico diventa un dovere verso la comunità cui si è chiamati a rispondere.
Nella convinzione che chi ha proposto il progetto possa fornire tutti chiarimenti necessari, ho pensato che fosse a questo punto per me necessario quantomeno chiarire con maggiore puntualità il mio pensiero sulla vicenda.
Grato per lo spazio e l’attenzione ricevuta.
Mino Taricco
Gentile direttore,
chiedo ospitalità alle pagine del suo organo di informazione per esprimere alcune mie considerazioni e precisazioni in merito alla discussione in atto sul potenziale investimento di ACSR in un biodigestore anaerobico per trattare l’umido e gli sfalci che andrebbe a sostituire l’attuale impianto di San Nicolao a Borgo San Dalmazzo.
Scrivo perché nella discussione che ruota intorno a questo ipotizzato impianto mi è giunta la voce che in alcune occasioni mi sarebbero state attribuite posizioni e giudizi che non corrispondono compiutamente, o non corrispondono per nulla, al mio pensiero ed ai miei convincimenti sull’impianto in questione.
Premesso che in linea generale, per le esperienze che ho avuto la possibilità di avere con impianti che applicano tale tecnologia, sono tendenzialmente favorevole all’utilizzo di impianti anaerobici per il trattamento di reflui, rifiuti, verde ed in generale umido, in quanto tale tipo di trattamento in generale fornisce un digestato come residuo di trattamento che, soprattutto se opportunamente compostato, può essere agronomicamente un buon integratore di fertilità al terreno, perché utilizzando il metano prodotto nella fermentazione può essere una interessante fonte di energia, e perché normalmente ha un minore impatto ambientale e olfattivo rispetto agli impianti aerobici.
E che quindi sempre in linea generale anche nel sito in questione un rifacimento tecnologico che vada in questa direzione potrebbe addirittura migliorare ed anche significativamente l’impatto ambientale e le condizioni di contesto intorno all’impianto stesso.
Nel caso di specie ho in più occasioni espresso, proprio alla luce delle esperienze fatte e delle conoscenze acquisite, la convinzione che un impianto di tal fatta, così come è stato illustrato, che sarebbe in grado di trattare tutto l’umido della provincia di Cuneo, ed avrebbe la potenzialità di farlo chiudendo un conto economico positivo e con tempi di ammortamento in linea con i corretti canoni di buona gestione economica, potrebbe essere una opportunità.
Ma come ho detto in alcuni incontri sul tema a cui ho avuto la possibilità di partecipare, il mio giudizio potenzialmente favorevole, o comunque non contrario, chiedeva, e chiede (per quanto possa contare il mio giudizio in una valutazione che rimane a carico comunque degli amministratori e degli Enti preposti) che se ne dimostri la necessità/utilità, e che, affinché si giustifichi/necessiti un impegno pubblico di questa natura, vi siano almeno alcune certezze da cui partire:
- che vi sia un accordo, nei modi e nelle forme ritenute più utili, e quindi vi sia condivisione del progetto, affinché in quel sito vada ad essere trattato prevalentemente l’umido della provincia. Un investimento pubblico di tal fatta dovrebbe avere come obiettivo strategico quello di stare dentro la strategia provinciale, o di quadrante, di gestione e di destinazione di tutte le componenti di rifiuto;
- che vi sia la garanzia dell’utilizzo di tutte le tecnologie e di tutti gli accorgimenti tecnici, per rendere il miglioramento delle condizioni ambientali, legate al passaggio da trattamento aerobico ad anaerobico, non solo potenziali ma realmente e tangibilmente percepibili dal territorio;
- che vi sia certezza giuridica sul modello societario individuato e di collaborazione tra i soggetti coinvolti. Ho sentito parlare di gestioni in house, ma con livelli di certezza sugli assetti che credo debbano essere approfonditi e definiti giuridicamente con chiarezza, prima di partire e di formalizzare percorsi che diventino poi irreversibili;
- che vi sia un piano economico e finanziario chiaro e puntuale, e capacità e competenze manageriali e gestionali in grado di dare affidabilità e tranquillità a chi a nome della collettività ha la responsabilità di assumere scelte che inevitabilmente ricadranno nei prossimi anni, in termini di benefici o di problemi, su tutta la collettività stessa.
Come ho avuto in più occasioni la possibilità di dire, anche nelle iniziative che possono rappresentare un potenziale miglioramento o una opportunità, partire con idee chiare e progetti solidi e trasparenti è in generale un modo fruttuoso di operare, ma quando si opera nel pubblico diventa un dovere verso la comunità cui si è chiamati a rispondere.
Nella convinzione che chi ha proposto il progetto possa fornire tutti chiarimenti necessari, ho pensato che fosse a questo punto per me necessario quantomeno chiarire con maggiore puntualità il mio pensiero sulla vicenda.
Grato per lo spazio e l’attenzione ricevuta.
Mino Taricco
Redazione
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