Istruzione, che fine farà l’anno scolastico? Comunque vada sarà un pastrocchio
Nessuno lo ha ancora detto chiaramente, ma la scuola è in un limbo: dopo la deroga sui 200 giorni di lezione non ci sono certezze sul futuro degli studenti, si attendono decisioni dal ministero. Certo che se…Nonostante l’inevitabile sovraesposizione mediatica di molti dei nostri governanti, i quali anche mentre scorriamo il nostro Facebook sbucano fuori da una notifica per ricordarci con una diretta live il difficile momento che stiamo vivendo, vuoi per darci importanti novità, vuoi semplicemente per richiamare all’ordine gli italiani che prima di ritrovarsi a cantare l’inno nazionale sui balconi non rinunciano a una bella passeggiata sotto il sole di marzo, ciò che non è ancora trapelato è quanto dureranno i provvedimenti restrittivi imposti dallo Stato per limitare la diffusione del coronavirus.
C’è chi parla di maggio, chi di giugno, qualcuno azzarda addirittura luglio. Scenari distopici per gran parte della popolazione e che, comunque vada, la metteranno a dura prova. Certamente più di quanto hanno fatto questi primi giorni di quarantena dove, al di là della privazione delle attività superflue, buona parte del belpaese ha comunque potuto adempiere al proprio dovere stando seduta sul divano a guardare serie tv a raffica. Se la curva dei nuovi contagi non avrà una deflessione a breve, è probabile che le misure si inaspriranno ulteriormente, con tutte le conseguenze del caso.
La situazione è grave e in molti, dal governatore piemontese Cirio al presidente francese Macron, hanno parlato di ‘guerra’. Già, una lunga battaglia che non si combatte con le baionette, ma con mascherine e respiratori. In prima linea non ci sono soldati, ma medici e infermieri (e tutto il personale sanitario, non vorremmo che qualcuno si offendesse). La storia, magistra vitae, ci insegna che in una situazione del genere i diritti fondamentali, conquistati dopo secoli di lotte, rischiano di venir meno. Avremo tempo e modo di affrontare le problematiche più svariate, ma quello su cui è importante puntare la luce oggi è la condizione della scuola italiana.
Nessuno lo ha ancora detto ufficialmente, ma a conti fatti l’anno scolastico, almeno quello inteso in senso tradizionale, sembra finito anche senza il tradizionale suono della campanella. Certo, molti insegnanti si stanno dando un gran daffare per proseguire le lezioni su piattaforme informatiche, peraltro correndo il rischio di consegnare l’istruzione in mano ai privati (abbiamo già affrontato l’argomento), ma è un dato di fatto che il Ministero dell’Istruzione abbia diffuso una circolare in cui sottolinea che la didattica a distanza non è “un adempimento formale, perché nulla di meramente formale può essere richiesto in un frangente come questo”. Secondo il ministero “è essenziale non interrompere il percorso di apprendimento”, garantendo agli allievi un continuum didattico mediante la valutazione di compiti ed elaborati in genere. Una serie di indicazioni che fanno presupporre una durata piuttosto lunga di questa condizione.
Ad oggi, giovedì 19 marzo, nessuno ha idea di che fine farà l’anno in corso. Dopo la deroga sui 200 giorni ‘minimi’ di lezione per quanto riguarda il mondo dell’istruzione non ci sono certezze. Si attende una decisione del ministero dell’Istruzione, ma Lucia Azzolina, titolare del dicastero, per il momento si è ben guardata dal rilasciare dichiarazioni in merito, se non per dire che ci sarà “comprensione” nei confronti degli studenti, ma anche che “non verrà regalato nulla”. Le incognite sono tante. Che cosa sarà degli esami di terza media e maturità? Ci sarà una sorta di ‘6 politico’ da ‘fantasia al potere’? Oppure gli esami e le decisioni su promozioni/bocciature verranno posticipate a emergenza finita? Comunque vada sarà un pastrocchio.
Di certo va evidenziato che se nell’ultimo decennio si fosse investito di più sull’informatizzazione dell’istruzione italiana probabilmente oggi non si sarebbe arrivati a questo punto. Tra i tanti progetti di ‘scuola senza zaino’ e corsi d’informatica si è finto di puntare sull’internet senza dare al paese le strutture necessarie affinché la scuola potesse andare in questa direzione. In questi giorni i genitori degli scolari stanno vedendo con i loro occhi che si può svolgere un buon lavoro anche da casa e che parte dei libri, per intenderci quelli che alla fine dell’anno scolastico restano incellophanati, sono superflui così come le scoliosi provocate da zaini troppo pieni. Oggi molti bambini e ragazzi stanno facendo esercizi comodamente seduti nelle loro camere e non c’è dubbio che questa sia la strada da percorrere, ovviamente senza trascendere dalla lezione frontale, ancora fondamentale a detta della quasi totalità degli accademici che si occupano dell’argomento. Quello che però manca, o meglio è mancata, per concretizzare l’alleggerimento delle cartelle degli studenti è una seria politica di investimenti sulla banda larga oltre a una piattaforma autonoma della scuola pubblica. Sarebbe inaccettabile che alcuni studenti venissero privilegiati a scapito di altri perché in possesso di un supporto più tecnologicamente avanzato o per una connessione più efficace.
Oggi la priorità è la Sanità ed è giusto investire tutto il possibile affinché nessuno muoia di polmonite virale per l'assenza di un respiratore, ma da domani è fondamentale pensare al presente e al futuro della scuola. Certo che se lo si fosse fatto da ieri…
Samuele Mattio
CUNEO scuola - Anno scolastico - coronavirus