L'opinione: 'les Gilets Jaunes' hanno vinto, Macron fa indietro tutta e chiede scusa
Aumento di 100 € netti sui salari minimi (SMIC), la non tassazione delle ore di straordinario, la soppressione di una tassa per le pensioni sotto i 2 mila € mensili sono solo alcune delle misure annunciate
La rivolta dei Gilets Jaunes ha fatto discutere parecchio anche la nostra provincia, nonostante l'argomento non abbia trovato grande spazio sui media nazionali. La vicinanza con il confine francese ha suscitato l'attenzione dei cuneesi su ciò che sta accadendo a poche decine di chilometri dal capoluogo della Granda. Ecco un'opinione, suffragata dai fatti, sulle parole pronunciate stasera alla nazione dal presidente francese Macron.
Dalla sua elezione contro l'estremista Marine Le Pen, il presidente francese era stato visto come un luogotenente della Merkel in Francia. Europeista convinto, ex banchiere, sostenitore delle lobby, il più giovane dei presidenti mai eletti, si è altresì distinto per il suo fare sprezzante e supponente nei confronti delle classi popolari dei lavoratori e dei pensionati.
Nella sua allocuzione televisiva, alle ore 20 di stasera, lunedì 10 dicembre, fronte al movimento dei Gilets Jaunes sostenuti dalla stragrande maggioranza della popolazione francese, ha fatto indietro tutta. E si è scusato per quegli atteggiamenti che possono aver ferito i Francesi.
Da quando i cittadini erano scesi spontaneamente in piazza per quella che doveva essere una giornata di mobilizzazione (il 24 novembre u.s.), il governo del presidente ha dovuto prendere atto che un vento di rivolta soffiava sul Paese. Gli aumenti sul prezzo del carburante, annunciati per il 2019 che avevano dato fuoco alle polveri e scatenato la protesta, erano quasi immediatamente rientrati, sospesi, annullati.
Tuttavia, fronte alle richieste economiche e politiche di un popolo in fermento che arrivava a rivendicare la dissoluzione della Camera (Assemblée Nationale) e la destituzione del presidente della Repubblica, una presa di parola ufficiale, rapida, autorevole era indispensabile. Le misure concrete annunciate da un Macron serissimo e cosciente di giocarsi il suo quinquennio sono state: Un aumento di 100 € netti sui salari minimi, la non tassazione delle ore di straordinario, la soppressione di una tassa per i pensionati sotto i 2 mila € mensili, una richiesta alle imprese di un "premio di fine d'anno" in denaro ai propri dipendenti (che non verrà tassato). Sul piano politico il presidente Macron ha espresso l'esigenza di una rifondazione dello Stato, troppo centralizzato su Parigi, la presa in considerazione delle schede bianche nelle votazioni, promettendo di incontrare tutti i sindaci (regione per regione).
A questo proposito, ricordiamo che molti di loro avevano messo a disposizione dei propri amministrati dei "Cahiers des doléances", registri dove chiunque potese annotare le proprie rivendicazioni economiche, politiche e sociali (un po' come avvenne durante la Rivoluzione francese). Il presidente ha infine ribadito, nei 13 minuti di discorso alla nazione a reti unificate, l'importanza della scuola e dell'università per il futuro del
Paese.
Dalla sua elezione contro l'estremista Marine Le Pen, il presidente francese era stato visto come un luogotenente della Merkel in Francia. Europeista convinto, ex banchiere, sostenitore delle lobby, il più giovane dei presidenti mai eletti, si è altresì distinto per il suo fare sprezzante e supponente nei confronti delle classi popolari dei lavoratori e dei pensionati.
Nella sua allocuzione televisiva, alle ore 20 di stasera, lunedì 10 dicembre, fronte al movimento dei Gilets Jaunes sostenuti dalla stragrande maggioranza della popolazione francese, ha fatto indietro tutta. E si è scusato per quegli atteggiamenti che possono aver ferito i Francesi.
Da quando i cittadini erano scesi spontaneamente in piazza per quella che doveva essere una giornata di mobilizzazione (il 24 novembre u.s.), il governo del presidente ha dovuto prendere atto che un vento di rivolta soffiava sul Paese. Gli aumenti sul prezzo del carburante, annunciati per il 2019 che avevano dato fuoco alle polveri e scatenato la protesta, erano quasi immediatamente rientrati, sospesi, annullati.
Tuttavia, fronte alle richieste economiche e politiche di un popolo in fermento che arrivava a rivendicare la dissoluzione della Camera (Assemblée Nationale) e la destituzione del presidente della Repubblica, una presa di parola ufficiale, rapida, autorevole era indispensabile. Le misure concrete annunciate da un Macron serissimo e cosciente di giocarsi il suo quinquennio sono state: Un aumento di 100 € netti sui salari minimi, la non tassazione delle ore di straordinario, la soppressione di una tassa per i pensionati sotto i 2 mila € mensili, una richiesta alle imprese di un "premio di fine d'anno" in denaro ai propri dipendenti (che non verrà tassato). Sul piano politico il presidente Macron ha espresso l'esigenza di una rifondazione dello Stato, troppo centralizzato su Parigi, la presa in considerazione delle schede bianche nelle votazioni, promettendo di incontrare tutti i sindaci (regione per regione).
A questo proposito, ricordiamo che molti di loro avevano messo a disposizione dei propri amministrati dei "Cahiers des doléances", registri dove chiunque potese annotare le proprie rivendicazioni economiche, politiche e sociali (un po' come avvenne durante la Rivoluzione francese). Il presidente ha infine ribadito, nei 13 minuti di discorso alla nazione a reti unificate, l'importanza della scuola e dell'università per il futuro del
Paese.
Claude Rao
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