La Befana della consigliera regionale Marro nel carcere di Cuneo: “Un bagno di realtà”
L’esponente di Alleanza Verdi e Sinistra ha trascorso una serata nelle varie sezioni del Cerialdo: “La situazione è più distesa e ordinata di qualche mese fa”Riceviamo e pubblichiamo:
Ieri sera ho passato 4 ore nel Carcere di Cuneo, in orario serale fino alle 21:30. È la prima volta che rimango fino a così tardi. La “visita della befana” con tanto di consegna di dolcetti.
Ci tenevo a trascorrere così la fine di queste vacanze, che al di fuori da quelle mura rappresentano giorni di festa vicino alle persone care. Mentre dentro ci si fa compagnia allontanando la solitudine e la nostalgia. Ci tenevo ad andare anche per fare un bagno di realtà perché, avendo passato alcuni giorni in casa, sentivo già di starci stretta. Immaginare di avere una stanza da dividere con altre 2 o 3 persone senza altro luogo dove andare delle volte mi dà una sensazione di soffocamento oltre a farmi sentire incredibilmente fortunata.
Ma anche perché, se è vero che all’interno degli istituti penitenziari è un po’ come se il tempo si fermasse, soprattutto per chi non svolge attività, è anche vero che non tutti i momenti della giornata sono uguali e ci sono rituali che non avevo ancora visto e che ci tenevo ad osservare per avere una visione più completa di cosa significa lavorare e vivere in quei luoghi. Come il momento della chiusura delle celle: le porte nelle sezioni “aperte”, cioè dove i detenuti possono vagare nel corridoio tutto il giorno oltre alle ore d’aria all’esterno, vengono chiuse una per una. Gli agenti richiamano all’ordine senza la conta che si vede nei film, ma con gentilezza e pazienza fanno rientrare tutti anche quelli che per qualche scusa prendono tempo.
Ho fatto insieme alle infermiere il giro della terapia notturna. Si va di cella in cella, sezione per sezione. Si comunica con i detenuti tramite lo spioncino, attraverso le grate. Alcuni di loro lamentano dolori e chiedono medicinali aggiuntivi, altri ne approfittano per rilanciare richieste alla brigadiera che ci accompagnava, altri semplicemente per scambiare due battute. Anche con me, dato che ormai ne conosco molti. È stato anche un momento di confronto con gli operatori sanitari, che hanno ribadito alcune criticità a cui abbiamo cercato di dare risposta con il nostro ordine del giorno approvato a dicembre.
In particolare c’è ancora troppa disomogeneità tra le diverse ASL del territorio che ricevono direttive in merito all’uniformazione nei criteri di somministrazione dei medicinali, ma per diversi motivi non hanno ancora portato a termine questo processo indispensabile per garantire continuità di cura in caso di trasferimento. Questo crea malumori e tensioni, soprattutto tra chi è più irrequieto e viene trasferito sovente da un carcere ad un altro.
La situazione del carcere di Cuneo è più distesa e ordinata di qualche mese fa. Ci sono stati cambi nell’organizzazione delle sezioni, è arrivato un nuovo comandante pacato e disponibile all’ascolto. A trasmettere questo nuovo clima sono anche i disegni realizzati dai detenuti sulle mura di una di quelle sezioni prima problematiche e mezze distrutte. “Così ci sentiamo un po’ più a casa, ed è più bello” mi hanno detto.
Ieri ho fatto accesso per la prima volta al reparto 41bis, sistema a libertà ridotta. Le persone hanno solo 2 ore di aria e il resto del tempo lo passano chiusi in celle singole. Senza poter lavorare, studiare, fare attività di alcun tipo. Come ogni volta che entro in carcere, ne esco provata, stanca e con mille domande. Per le ore successive ho visi e racconti che mi balzano in mente: quel 19enne che minacciava di tagliarsi perché in fondo solo bisognoso di attenzioni e cure, quel signore di una certa età malato e stanco di rincorrere esami e richieste sanitarie, quel padre di famiglia che è stato trasferito da Roma lontano dai suoi affetti, il signore che aspetta da un mese un pacco dal suo Paese d’origine ma che per un intoppo in posta non arriva e non sa come risolvere la cosa.
Ma anche i detenuti “scrivani” che la sera fanno il giro delle celle per aiutare chi deve redigere domandine, lettere, richieste. O la solidarietà spontanea rappresentata dalla condivisione del sale da una cella all’altra. Le porte che sbattono ad ogni gol dell’Inter. Una sera un po’ diversa. Una sera che mi ha ricaricato di umanità e di voglia di ricominciare a lavorare seriamente dopo le vacanze, per le cause giuste.
Giulia Marro
Consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra
Redazione
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