La mensa della Caritas riapre, ma i problemi restano: “Servono nuovi spazi”
“Ci sono migranti che arrivano da fuori provincia e sono quelli che creano più problemi” dice il direttore Enrico Manassero: “Il decreto Cutro porterà altra illegalità”Ha riaperto a pranzo la mensa della Caritas diocesana di Cuneo, dopo i due giorni di stop decisi per protesta contro un episodio violento avvenuto nella serata di venerdì 4. Alcune persone in coda, davanti alla sede di via Massimo d’Azeglio, hanno scatenato una rissa che ha spaventato anche gli altri avventori del servizio. Non ha fatto da deterrente nemmeno la presenza di un addetto alla sicurezza, ormai da tempo presente all’ingresso della mensa a seguito di analoghi episodi già accaduti in passato.
“Non è una misura disperata, volevamo solo dare un segno con una breve sospensione” spiega il direttore della Caritas Enrico Manassero: “Da un lato vogliamo far ragionare gli utenti sull’importanza di essere rispettosi, ma bisognava offrire inoltre uno stimolo alle istituzioni: la mensa è un servizio pubblico, anche se gestito dall’ente Caritas. Bisogna pensare a una riorganizzazione che la renda più funzionale”. La questione più urgente riguarda proprio gli spazi: nella stagione estiva ci sono una media di oltre 50-60 persone a pranzo e più di 80 a cena. D’inverno si scende all’incirca della metà per quanto riguarda il pasto serale, mentre a pranzo gli utenti restano intorno alla quarantina.
“Per i numeri che abbiamo ora i locali andrebbero adeguati” conferma Manassero. Anche perché, oltre al previsto maggiore afflusso di lavoratori stagionali, si registra un fenomeno di cui non si è ancora compresa appieno l’origine: “Ci sono migranti che si spostano sul territorio regionale, dove trovano servizi che soddisfano le loro necessità. Alcune di queste persone che arrivano da fuori, forse dal Torinese, sono quelle che creano più problemi”. Problemi che in questo mese e mezzo sono stati frequenti: “Gruppi di ragazzi non rispettano le regole: a volte alcuni sono alterati da alcol e droghe e per noi è un problema. La mensa è completamente gestita da volontari e anche gli utenti più anziani hanno paura”.
La disponibilità di una sede più ampia permetterebbe soprattutto di dotarsi di una cucina e quindi di offrire menù migliori. Al momento tutti i pasti arrivano dall’esterno: a pranzo è il Comune a pagare, a cena vengono recuperati gli avanzi della mensa ospedaliera tramite l’Amos. In accordo con l’amministrazione, la Caritas si è dotata di un servizio di sicurezza che per un periodo copriva anche il dormitorio della Croce Rossa: “Poi il dormitorio si è organizzato diversamente, mentre noi abbiamo deciso di proseguire. Nonostante ciò, l’altra sera questo intervento non è bastato. I protagonisti delle violenze sono persone che avevano già creato problemi, ma fino adesso non in modo così esplosivo”.
Manassero non crede che ci sia una specifica mancanza di operatori, come suggerito dal consigliere di opposizione Giancarlo Boselli: “È un fenomeno complesso che investe anche questioni legate alle norme: il decreto Cutro porterà ad avere molte più persone in strada perché non regolari. L’espulsione è un’illusione, queste persone rimarranno sul territorio e saranno facile preda della criminalità organizzata e del consumo di stupefacenti”. A Cuneo, aggiunge, “l’esperienza di accoglienza è molto forte, siamo una delle province che ha più posti nella rete SAI e ci sono operatori che sanno di cosa si parla. Ma sicuramente le norme attuali non facilitano”.
Ulteriori sospensioni del servizio, in ogni caso, non sono nei programmi di chi gestisce la mensa: “L’obiettivo è quello di aiutare le persone bisognose, perciò non possiamo lasciarle senza cibo. Confido davvero che a brevissimo avremo incontri con le istituzioni, per ragionare su soluzioni non solo repressive”.
Andrea Cascioli
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