La sfida dei ristoratori al dpcm non infiamma la Granda: gli aderenti si contano sulle dita di una mano
Stamattina l’incontro delle associazioni di categoria (contrarie all'iniziativa) con il Prefetto. “Rischio sanzioni per esercenti e clienti’’“Io apro”, la sfida dei ristoratori al dpcm, non infiamma Cuneo. La manifestazione di dissenso alle normative anticovid prevista per domani, venerdì 15 gennaio, non sembra fare breccia tra i ristoratori cuneesi. Al momento a rendere pubblica la loro adesione sono stati, con modalità diverse, pochi ristoratori e baristi in tutta la provincia: tra questi il Belvedere da Bosio di Busca il bar Fuera in lungogesso corso Giovanni XXIII° a Cuneo.
Com’è noto tutto è partito da un ristoratore di Cagliari, in Sardegna, che ha scritto su Facebook "non spengo la mia insegna" e ha lanciato l’idea di una "protesta pacifica". L’iniziativa è diventata virale sui social, e con il tam-tam che si è generato molti esercenti hanno deciso di partecipare, senza distinzioni tra zone gialle e arancioni. Nella Granda la protesta dovrebbe scattare alle 18 di domani, quando a rigor di legge i locali dovrebbero chiudere al pubblico, ma la stragrande maggioranza dei ristoratori non sembra interessata.
Da sempre la Granda non è particolarmente avvezza alle manifestazioni radicali e la scarsa adesione a questa iniziativa sui generis lo conferma. “È una protesta che non ha nessun motivo di essere, mette in pericolo delle persone e le loro famiglie", afferma Marco Bertorello, titolare dell'osteria “Senza Fretta” di via Roma. Il ristoratore butta acqua sul fucoo nonostante le difficolta che hanno colpito lui e i suoi colleghi: “Gli aiuti di stato non sono stati sufficenti, soprattutto per chi aveva aperto da poco. Per altri hanno mitigato la situazione, ma non è certo questo il modo di rispondere: lasciamo lavorare le associazioni di categoria”.
La linea di Confcommercio è chiara, non c’è intenzione di mettere la paglia vicino al fuoco. “Sconsigliamo a tutti di farsi coinvolgere in situazioni al di fuori delle norme - spiega Giorgio Chiesa, presidente dell’associazione provinciale Albergatori ed esercenti turistici -. Ci sono le sedi opportune per far valere di propri diritti: un’ iniziativa di questo tipo mette a rischio sanzionatorio sia l’associato che gli avventori”
“Questo non significa che si sia concordi con alcune prese di posizione del governo - aggiunge il titolare del Lovera Palace di via Roma -, ma si preferisce prendere posizioni istituzionali, anche forti, nelle sedi opportune”.
Proprio in questi giorni Confcommercio sta lavorando su due fronti: politico e sanitario. “Sul primo aspettiamo la convocazione del ministro Patuanelli per discutere delle priorità (Ristori, liquidità, affitti, pendenze fiscali/contributive n.d.r.), mentre per la salvaguardia dei livelli occupazionali faremo sponda sulle OO.SS - ha spiegato ieri il presidente nazionale FIPE Lino Stoppani. “Siamo in contatto anche con Conte - ha aggiunto -, che ha confermato entro metà gennaio una manovra da 20 miliardi per i settori più colpiti, da assegnare con il criterio della perdita di fatturato sull'intero anno 2020 sul 2019”. Intanto sul fronte sanitario sono stati avviati contatti con i responsabili del CTS, per provare ad andare oltre la chiusura delle 18, soprattutto per la ristorazione, trovando la loro disponibilità ad iniziare un confronto.
Nel frattempo stamane a Cuneo il Prefetto Fabrizia Triolo ha convocato una riunione con le associazioni di categoria (presenti Confcommercio e Confesercenti), e le forze dell’ordine. In tale contesto è stato ribadito e condiviso che la linea è quella della legalità e delle norme. Dalla Questura fanno sapere che non ci saranno intensificazioni dei controlli, ma le pattuglie svolgeranno la loro normale attività: “Se riscontreranno delle violazioni della normativa vigente procederanno a contestare quanto riscontrato al diretto interessato” è il commento che arriva da piazzetta Usmiani.
Samuele Mattio
CUNEO cuneo - Ristoratori - Questura - Io apro