"La sicurezza collettiva reclama l’ordine civile e sociale"
Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni dell'ex consigliere provinciale Paolo ChiarenzaRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio direttore,
è nell’ampio, complesso sistema della sicurezza del cittadino che il nodo è per forza di cose di natura politica, quindi intricato e contrastato. Infatti, fatte salve le problematiche a livello locale riguardanti la quiete pubblica e gli obblighi degli esercenti dei locali pubblici, che vanno affrontate con la collaborazione concreta e tempestiva tra cittadini e Forze dell’Ordine in sinergia con gli amministratori comunali, il punto nevralgico da risolvere è quello dell’ordine comune e della difesa del cittadino di fronte ai delitti della grande e piccola criminalità, alle rivolte anarchiche e ribellistiche, alla violenza fisica che irrompe da parte di bande giovanili, che ormai scandiscono la vita quotidiana della comunità nazionale.
È necessario diffondere un movimento di opinione per cambiare queste deprecabili situazioni, una larga forza identitaria che di fronte alla esigenza di sicurezza generale – non c’è partito che tenga – intenda ricreare il senso dello Stato e condividere una visione di una società allo stesso tempo conservatrice ed innovatrice, che oggi si identifica con l’alleanza di centrodestra al governo.
La sicurezza collettiva reclama l’ordine civile e sociale. Chi ha mai stabilito che l’autorità e l’ordine in uno Stato non possano coniugarsi con la democrazia politica e la libertà di pensiero? Anzi, è il contrario che è pernicioso. Questa è un’esigenza che richiede una scelta di schieramento convinta da parte dei cittadini, secondo le leggi che già esistono.
La sicurezza del cittadino passa attraverso la difesa personale. Difesa che si esplicita in primo luogo attraverso gli organi dello Stato, e quando non è possibile, attraverso il cittadino stesso: ciò avviene nei vari casi e circostanze della vita. Ma quando lo Stato, le Forze dell’Ordine non riescono ad intervenire, fino a che punto il cittadino può difendersi senza violare la legge? Anche in questo caso il sostegno al governo di centrodestra in carica, è frutto delle nostre idee morali, dei nostri convincimenti politici, della nostra scelta di appartenenza identitaria. Da qui il diverbio sui fatti reali. Per esempio, ci si scontra con il “perbenista” di sinistra che si preoccupa che non si spari alla schiena di un rapinatore in fuga, ben sapendo che questo eccesso di difesa è già condannato dalla legge, omettendo però ogni comprensione e solidarietà per le tante vittime aggredite e violentate dalle canaglie. Lo stesso tipo di personaggio condanna l’inseguimento insistente dei carabinieri nei confronti di chi non si arresta a un posto di blocco: meglio lasciare perdere. In questo contesto va fatto caso al sorriso ironico o di compatimento che i nuovi “eroi” del crimine rivolgono alla Forze dell’Ordine quando vengono intervistati o interrogati.
I più anziani di noi ricordano i tempi della scuola dell’ordine costituito e della legittima autorità: alto era il rispetto per la divisa; il carabiniere, l’agente di polizia, il vigile, il soldato con la loro divisa erano la nostra difesa, il nostro rifugio sicuro, erano le istituzioni dello Stato che ci davano sicurezza. Avremo noi pure un motivo fondato di contrastare idee e metodi di coloro che hanno portato a considerare le Forze dell’Ordine nel ruolo prepotente di sbirri, i soldati come mercenari, la polizia municipale come predatori di multe.
Altro esempio negativo di interlocutore è il giornalista ideologo, che da moralista sentenzia che mai va colpita una vita umana, qualunque sia il suo misfatto. Di contro, la vittima non è presa in considerazione: il “buonismo” invita a tollerare tutto. Ma la solidarietà popolare è tanta e diffusa contro i delinquenti di ogni condizione, di ogni luogo e provenienza. Il cittadino aggredito, minacciato, violentato, e quindi esasperato, vede nell’aggressore che delinque non più una persona umana, ma un essere bestiale, nemico pubblico della società, pericolo mortale per sé, la propria famiglia e i suoi beni.
In ogni parte d’Italia il dibattito contrastato sul tema della sicurezza pubblica e individuale, vede una netta distinzione fra destra e sinistra politica. Così pure fra i tanti che vogliono l’ordine civile e sociale e difendono le Forze dell’Ordine e chi – con l’alibi della integrazione e del dialogo - sovverte di fatto i limiti della legge. Su questo argomento non può esserci il confronto continuo; è ormai tempo di una scelta rassicurante di vita per la nostra società.
Grazie per la pubblicazione, distintamente.
Paolo Chiarenza
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c.s.

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