La violenza sulle donne c’è anche nel cuneese: ecco come funzionano le case rifugio
“I posti in casa-famiglia non bastano”, dice Giulia Giordano, presidente della cooperativa Fiordaliso. Nel 2024 sarà ristrutturato un edificio per aumentare i posti: attivata una raccolta fondiSi chiude un’estate particolarmente tragica per le donne. I media hanno dedicato ampio spazio ai fenomeni avvenuti praticamente ovunque in Italia in queste settimane. Il rischio però è quello di dimenticarsi che le violenze, gli stupri e i femminicidi non si limitano all’arco temporale degli ultimi tre mesi, ma ci sono sempre. Ma c’è anche chi quotidianamente cerca di aiutare le donne a fuggire da situazioni di violenza e a ripartire.
“La cooperativa Fiordaliso si occupa di violenza dal 2008. Nel 2014 è stata creata la prima struttura casa rifugio autorizzata dalla Regione su stimolo del Comune”, spiega Giulia Giordano, presidente della cooperativa. Il lavoro è strutturato in diverse aree di intervento.
In primo luogo, c’è l’accoglienza. “Abbiamo in tutto otto strutture, si tratta di piccoli appartamenti indipendenti in indirizzo segreto in cui ospitiamo un nucleo alla volta. La maggior parte sono mamme con figli. Abbiamo un servizio di reperibilità 24 ore su 24. Pronto soccorso, forze dell’ordine e servizi sociali si rivolgono a noi quando vengono a contatto con una situazione emergenziale. Noi interveniamo entro un’ora dalla chiamata e li accogliamo. Insieme all’assistente sociale disegniamo un progetto in base alla specificità del caso”.
Le persone accolte sono state spesso sradicate dal contesto cittadino in cui vivevano, hanno tagliato tutti i rapporti sociali, molte volte si trovano senza stipendio e senza un luogo sicuro in cui andare, senza qualcuno a cui rivolgersi. Oltre alla casa-rifugio, viene loro offerto immediatamente supporto legale specializzato, servizio psicologico e un percorso educativo studiato sulla base dell’età dei bambini. I posti in casa-famiglia però non bastano. Le richieste sono superiori. “Per il 2024 abbiamo trovato una nuova struttura per cui lanceremo una raccolta fondi per avviare i lavori di ristrutturazione”. È possibile donare fin da ora utilizzando il Qr code presente scorrendo nelle immagini.
La cooperativa Fiordaliso offre poi servizi di sensibilizzazione. “Si tratta di pacchetti formativi per le scuole secondarie di secondo grado in cui mettiamo in atto un approccio preventivo. Ragioniamo sul come mai si arriva nel nostro sistema società a fare violenza sulle donne, riflettiamo insieme sulla figura dell’uomo”, continua la presidente. La Fiordaliso si occupa anche di organizzare eventi rivolti al territorio. “Proviamo a fare campagne a sostegno delle nostre accoglienze ma che mandino un messaggio a sostegno di una tematica. In questo momento è uscita forte la questione perché abbiamo avuto un numero di femminicidi superiore alla media e casi di stupro efferato di gruppo. Per noi però questa non è un’eccezione”.
Infine, un progetto riguarda la presa in carico degli uomini maltrattanti. “Dal 2014 forniamo alle istituzioni la possibilità di segnalare gli uomini che hanno agito violenza per evitare la recidiva. In Italia le pene sono basse e spesso non si arriva a delle condanne in tempi rapidi. Abbiamo impostato lavori di gruppo con una psicoterapeuta e un mediatore familiare. Insieme lavoriamo sul ruolo di padre, figlio, dinamiche di coppia e su un modello comportamentale non violento. Non è un percorso terapeutico, ma riabilitativo”.
Le donne che subiscono violenza nel cuneese possono rivolgersi agli sportelli dedicati tenuti da Telefono Donna, Mai + sole, L’orecchio di Venere, consultori e servizi sociali. In seguito, gli sportelli di ascolto, nei casi in cui sia necessario lo spostamento in una casa-famiglia, attivano la cooperativa Fiordaliso.
Si tende a credere che la violenza contro le donne sia sempre lontana, che riguardi sempre qualcun’altra, ma non è così. “Circa trecento donne chiedono aiuto ogni anno nella zona di Cuneo. Sono però sottostimate perché molte non riusciamo a recuperarle all’interno della rete. Nelle case-famiglia solitamente ospitiamo una quindicina di donne con bambini all’anno. Solitamente sono più donne straniere - circa il 65% - ma non perché quelle italiane non subiscano violenza, semplicemente è più probabile che queste ultime abbiano una rete di sostegno e di appoggio. Tra chi si rivolge agli sportelli, invece, è maggiore la percentuale di donne italiane”.
La violenza ha radici profonde, che possono essere sradicate solo con una rivoluzione culturale che abbatta i pensieri patriarcali in cui spesso non ci rendiamo nemmeno conto di essere immersi. “Chi agisce violenza non è un folle che fa gesti folli. Gli uomini si sentono inconsciamente autorizzati a reprimere le donne”. Per questo è necessario che si metta in campo fin dai primi anni di vita un’educazione adeguata. “Vorremmo portare nelle scuole una buona educazione sessuale e affettiva senza tabù, trattando il tema con maturità e rispetto. Spesso l’educazione sessuale è confusa con lo studio delle malattie veneree e della contraccezione. In realtà, una buona conoscenza del proprio corpo è imprescindibile. Nella nostra società è ancora difficile. Le scuole hanno il timore di affrontare gli argomenti perché poi i genitori si lamentano. Il nostro obiettivo è partire già dai primi anni della scuola portando dei buoni modelli affettivi e sessuali, conoscenza e consapevolezza della sessualità prima di parlare dell’atto sessuale”.
Nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea la materia è obbligatoria, in Italia invece tutte le proposte non si sono mai concretizzate. Fare educazione sessuale e affettiva non significa, come spesso è stato erroneamente affermato, “portare progetti ispirati alla teoria gender nelle scuole”. Significa prendere consapevolezza del proprio corpo, vivere la sessualità e le relazioni con maturità, imparare a conoscersi e a rispettare sé stessi e gli altri.
La violenza sulle donne riguarda unicamente il potere. Potere che gli uomini credono di poter esercitare perché frutto di secoli di impostazioni patriarcali. E lo sappiamo che non tutti gli uomini mettono in atto comportamenti aggressivi. Ma, visti gli episodi recenti e considerato che in media in Italia, secondo i dati Istat, il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni e 788mila persone) ha subito nel corso della propria vita una qualche forme di violenza fisica o sessuale, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole deve essere considerata un’urgenza da mettere in campo il prima possibile.
In occasione del 25 novembre la cooperativa Fiordaliso lancerà la raccolta fondi per ristrutturare una struttura che sarà adibita a case-famiglia. È possibile donare fin da ora utilizzano il Qr code che trovate scorrendo nelle immagini.
Micol Maccario
CUNEO violenza