L’associazione di Borgna debutta in società: “Non siamo un partito né una lista civica”
Orizzonte Granda si è presentata con un convegno a villa Tornaforte sul tema degli invasi: “Abbiamo idee politiche diverse e crediamo in un approccio deideologizzante”Si chiama Orizzonte Granda l’associazione che Federico Borgna ha lanciato nel panorama provinciale, prendendo di petto uno dei temi infrastrutturali più ricorrenti e divisivi, quello degli invasi.
Di cosa si tratta? “Non è un partito o una lista civica, né il preludio alla nascita di un partito o di una lista civica” mette subito in chiaro il fondatore, tanto per spegnere gli entusiasmi dei retroscenisti. Nel nome riecheggia lo slogan autoironico con cui il futuro primo sindaco e presidente di provincia cuneese non vedente si presentò alle comunali dieci anni fa: “Cuneo guarda avanti”. Lui, comunque, assicura di non volerne fare un veicolo per la promozione di obiettivi politici. Anche se a distanza di sei mesi dalla sua uscita da palazzo civico la domanda “cosa farà Borgna?” continua ad echeggiare in parecchie stanze - incombe, fra l’altro, il rinnovo delle cariche direttive in Fondazione CRC, fissato alla primavera del 2024.
“Orizzonte Granda - spiega Borgna - è un’associazione fatta da persone che hanno a cuore la nostra terra, con percorsi, traiettorie e idee politiche diverse. Vorremmo caratterizzarci per un approccio che deideologizza le tematiche e mettere i nostri ragionamenti al servizio di chi ha l’onere di assumere una decisione”. L’idea sembra essere dunque quella del think tank, secondo uno schema che in provincia è già sperimentato da anni, ad esempio, dall’associazione Insieme - di cui lo stesso Borgna è entrato a far parte appena dismessa la fascia tricolore, nel luglio scorso. Inevitabile curiosità ha suscitato il “debutto in società” del nuovo soggetto, nella cornice ormai semi-istituzionale di villa Tornaforte. Insieme al padrone di casa, l’editore Nino Aragno, e a una platea di addetti ai lavori, hanno fatto capolino i consiglieri provinciali Vincenzo Pellegrino di Azione e Davide Sannazzaro del Pd, il coordinatore della lista Centro per Cuneo Beppe Delfino e la sindaco di Cuneo Patrizia Manassero.
Tema di giornata, come si diceva, la questione degli invasi e la gestione multiobiettivo delle risorse idriche. Un argomento che Orizzonte Granda ha presentato in parallelo con l’esperienza di Acqua Futuro, il marchio promosso dall’ex amministratore delegato di Maira spa Carlo Malerba. Quest’ultimo ha parlato in particolare del progetto Reboissino, per la realizzazione di un invaso nell’omonima frazione di San Damiano Macra: “Gli invasi esistenti sono nati per la produzione di energia elettrica e sono chiamati ad altri usi solo durante le emergenze: una logica che va superata. Serve un orientamento all’uso multiplo e una ricerca della sostenibilità ambientale effettiva” ha spiegato l’ingegnere, esperto del settore idrico. Bando, dunque, ai progetti faraonici: “I nuovi invasi devono essere affrontati pensando alla giusta dimensione fisica. Cinquanta o settant’anni fa non si consideravano gli impatti ambientali o gli spostamenti della viabilità”.
Una considerazione condivisa nei vari interventi tecnici succedutisi, come quello del professor Davide Poggi del Politecnico di Torino: “Gli invasi grandi sono i più funzionali ma anche i più difficili da realizzare, vedasi Moiola: se ne possono però fare molti di più piccole dimensioni, che possono aiutare l’agricoltura”. Il cambiamento climatico, d’altra parte, impone di ripensare la gestione delle risorse idriche: “Entro il 2050 avremo sempre più acqua concentrata nella stagione primaverile, perché la neve tende a sciogliersi prima. Quindi meno acqua in estate, ma di più in primavera quando in assenza di invasi non ci serve”. L’aumento delle temperature moltiplicherà il fabbisogno nei periodi caldi, al punto che in capo a trent’anni e in assenza di correttivi, garantisce il docente di costruzioni idrauliche, potremo scordarci di irrigare i campi in estate. La soluzione? “Serve soprattutto informazione. Con i rigassificatori è successa la stessa cosa: fino a un certo punto nessuno li voleva, poi è arrivata la guerra”.
Andrea Cascioli
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