Le imprese cuneesi hanno più paura del futuro. Ma resta la voglia di investire
Il rincaro atteso dei prezzi, più ancora dei dazi di Trump, spaventa le aziende di Confindustria. Tiene l’occupazione, al +4,1% nel trimestre in corsoComincia in salita il 2025 delle imprese cuneesi, stando alle previsioni trimestrali del Centro Studi di Confindustria Cuneo. “I dati che presentiamo oggi non ci lasciano molto tranquilli” conferma in apertura il direttore Giuliana Cirio, evidenziando come “anche i comparti tradizionalmente forti mostrano qualche scricchiolio”.
L’anno appena aperto, spiega Elena Angaramo, responsabile del centro studi confindustriale, “avrebbe dovuto rappresentare l’anno del rilancio della crescita anche a livello provinciale: purtroppo mese dopo mese le premesse nel 2024 sono venute meno”. Incidono sulle stime di crescita le preoccupazioni a livello globale, con il protrarsi del conflitto russo-ucraino e di quello mediorientale, i dazi annunciati dal presidente eletto Donald Trump negli Stati Uniti, le incertezze in Europa sul green deal e sulla stabilità di Francia e Germania. Nel manifatturiero cuneese questo si traduce nella perdita di quindici punti secchi per quanto riguarda le previsioni legate alla produzione: dal +7,3% di settembre all’attuale -8,1%.
Non è tutto a tinte fosche, comunque, il quadro evidenziato fra le 300 aziende manifatturiere del campione. Tiene il dato dell’occupazione, sebbene in raffreddamento: (+4,1%, dato dalla differenza tra un 12,2% del campione che pronostica un incremento dell’organico contro l’8,1% che immagina una diminuzione. Il dato precedente era a 6,2%). Così pure gli investimenti, che rientrano nei programmi di oltre i tre quarti delle imprese manifatturiere cuneesi intervistate - con il 25,9% di esse, in aumento rispetto al 23,7% dell’ultimo trimestre 2024, che preannuncia investimenti di portata significativa. Va nella stessa direzione l’indice di utilizzo di impianti e risorse, che si attesta al 77,2% (78,8% nella precedente rilevazione), al di sopra del livello del ciclo economico normale.
La spia di un timore legato al futuro prossimo si traduce invece nell’accorciamento dei tempi del carnet ordini (quelli a meno di tre mesi salgono al 62,7%, dal 54,3% precedente) e nell’accelerazione delle criticità attese sul rincaro dei prezzi: le attese di crescita sui prezzi delle commodity passano dal 19,9% al 34,3%, sull’energia dal 24,4% al 26,7%, su trasporti e logistica dal 26% al 34,1%.
Non preoccupano i ritardi negli incassi, storicamente bassi in provincia e anzi in diminuzione (da 31,8% a 25,4%), e nemmeno il dato sulle previsioni di ricorso alla cassa integrazione. Nel manifatturiero sale al 9,9% dal 7,3% dell’ultimo trimestre 2024, nei servizi aumenta di un 1,2% dal livello irrisorio precedente. Per tradizione, sottolinea Angaramo, nel primo trimestre dell’anno si registra una crescita della prudenza: “Auspichiamo che anche in questo caso, come in altri precedenti, si tratti in realtà di un eccesso di prudenza”.
Con ordini (da -3,4% a -10,5%) e redditività (da -3,4% a -7,6%) in discesa restano negative, ma in fase ripresa, le attese sulle esportazioni, condizionate come detto da uno scenario di preoccupazione per la domanda globale e dalle reazioni conseguenti all’esito delle elezioni americane: il saldo si ferma a -4,8%, ma migliora rispetto al precedente -9,4%. La manifattura è cauta sui dazi statunitensi in particolare nei settori alimentare, meccanica, mezzi di trasporto e farmaceutica. Sul fronte dell’occupazione “alcuni fenomeni andranno monitorati, in primis l’invecchiamento della forza lavoro e anche il mismatch tra domanda e offerta di competenze”.
Guardando ai singoli settori, la metalmeccanica rimane orientata alla prudenza. Favorevoli, ma in contrazione, le indicazioni del comparto alimentare, mentre il clima tra le imprese di edilizia e indotto inizia a risentire del venire meno degli effetti del Superbonus. Rimangono positive le attese nel comparto della chimica e gomma-plastica e debole la fiducia del settore cartario-grafico. Recuperano le prospettive delle imprese manifatturiere varie, mentre continua a essere in calo il clima di opinione delle realtà attive nell’estrazione e nella lavorazione di minerali non metalliferi.
I servizi proseguono la crescita avviata dopo la pandemia. Tolto il saldo sulle vendite all’estero, che è pari a zero, gli altri indicatori anticipatori sono positivi. Il saldo relativo ai livelli di attività sale dal 7,2% al 9,4%; è pari a 4,7% (da 7,2%) quello sugli ordinativi, mentre le prospettive sull’occupazione passano da 14,4% a 7,1%. Sale all’1,2% la quota di aziende dei servizi che prevedono il ricorso alla Cig. La propensione a investire cede 1,8 punti, con il 19,3% delle imprese che pianifica investimenti di una certa entità.
A livello settoriale, si mantengono espansive le attese nel terziario innovativo e si consolida il sentiment del comparto trasporti e logistica. Le aziende dei servizi vari esprimono valutazioni favorevoli su livello di attività e nuovi ordini, restano però improntate al pessimismo le aspettative tra le aziende dei servizi commerciali e turistici, anche se nessuna impresa del settore intende ricorrere agli ammortizzatori sociali. Si indebolisce, infine, la fiducia tra le realtà delle utilities.
“Anche nei momenti di incertezza, le aziende della provincia di Cuneo sanno trasformare le sfide in opportunità, rafforzando il loro ruolo strategico nello sviluppo economico e sociale del territorio” commenta il presidente di Confindustria Cuneo Mariano Costamagna, sottolineando la tenuta degli investimenti. Da Torino in collegamento sono intervenuti il presidente di Confindustria Piemonte Andrea Amalberto e il suo predecessore Marco Gay, mentre Nicola Calvano ha tracciato da Bruxelles le prospettive del 2025 come “anno in cui i grandi attori globali saranno chiamati alla prova dei fatti”. Per l’Europa, in particolare, “oggi i prezzi dell’energia sono tre volte superiori rispetto agli Usa e questo crea un problema di competitività: se non si interviene la lenta agonia citata da Draghi proseguirà senza soluzione di continuità”.
Andrea Cascioli
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