‘Le piste ciclabili sui binari delle tratte ferroviarie tagliate sono improponibili’
Il consigliere cuneese Ugo Sturlese replica al sindaco di Beinette sulla riattivazione della Cuneo-Mondovì: ‘Esiste un pervicace disegno di soppressione delle ferrovie’Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del consigliere comunale di Cuneo per i Beni Comuni Ugo Sturlese:
In relazione al dibattito sull’utilizzo della linea ferroviaria Cuneo-Mondovì come pista ciclabile, che ha visto fra gli altri l’intervento del sindaco di Beinette il quale sostiene che “fare dell’ex-linea ferroviaria una bandiera la destinerà all’oblio”, devo confessare che il sottoscritto è il consigliere che nell’ultimo Consiglio Comunale di luglio a Cuneo ha affermato la necessità di assumere il ripristino della linea (che è solo sospesa nel suo utilizzo e non soppressa ed anzi fu oggetto di costosi interventi di ripristino dopo l’alluvione di pochi anni fa) come “bandiera” di una necessaria battaglia per impedire che un pervicace disegno di soppressione di parti importanti della rete ferroviaria piemontese possa giungere a compimento. Posso dire che i fatti che hanno seguito tale discussione purtroppo sembrano darmi pienamente ragione, essendosi poco dopo palesata la decisione della Regione Piemonte di portare avanti analoghi interventi su altre linee del cuneese e di ridurre la qualità del servizio ferroviario della intera rete provinciale, proponendo fra l’altro lo zuccherino di “improponibili” piste ciclabili a copertura dei binari di tratte ferroviarie, che, come emerso successivamente con chiarezza, si intendono in realtà sopprimere perché gravate da costi di esercizio eccessivi rispetto al trasporto su gomma, costi che non tengono conto della possibile maggiore fruibilità del servizio qualora adeguatamente promozionato e programmato (con forme di integrazione treno + bici o bus a seconda delle distanze) e soprattutto della riduzione della componente indiretta dei costi in termini di inquinamento ambientale e di emissioni climalteranti, che il trasporto su gomma comporta.
L’ingegnosa trovata comincia durante il periodo di chiusura della maggioranza della attività produttive, altrimenti noto come lockdown, intercorso tra i mesi di marzo e maggio, quando la Regione Piemonte aveva ridotto buona parte delle corse di trasporto pubblico sia su gomma che su ferro, in considerazione del fatto che la gran parte della forza lavorativa e degli studenti era costretta a restare al proprio domicilio. In quel periodo pareva una scelta comprensibile per il fatto che i convogli avrebbero viaggiato praticamente vuoti. Al contrario oggi, con la futura riapertura delle scuole e con la ripresa consolidata (si spera) della maggioranza delle attività produttive, appare poco comprensibile la scelta della Regione di confermare la sospensione delle corse su tratte che invece sono decisive per la rete regionale ferroviaria cuneese, come la Cavallermaggiore-Bra (snodo cuneese per le Langhe) o la Saluzzo-Savigliano, così come la riduzione delle corse sulla linea Fossano-Limone, con l’ultima corsa per la celebre località alpina in partenza da Fossano alle 15,25, inaccettabile per il turismo nella vallata. Inoltre, non va trascurato il taglio della corsa, lungo la linea Torino-Cuneo, delle 23,25, che in diversi casi ha consentito ai cittadini cuneesi di poter rientrare al domicilio evitando il pernottamento nel capoluogo piemontese, e della prima corsa del mattino in partenza dal capoluogo provinciale.
Queste misure, unite al progetto di copertura dei binari sulla linea Cuneo-Mondovì caldeggiato dalla stessa Regione, ci riportano al clima o meglio all’incubo del 2013, quando la giunta di centro-destra presieduta da Roberto Cota, decise il taglio di circa 450 km di ferrovie locali sull’intero territorio regionale nonché la riduzione delle corse da otto a due sulla Cuneo-Ventimiglia in spregio a qualunque valutazione di tutela ambientale e alla conseguente necessità di ridurre il traffico su gomma a vantaggio di quello su ferro. Insomma il lupo perde il pelo, ma non il vizio. E nemmeno la tragedia della pandemia da Covid 19, che riconosce fra le sue concause l’inquinamento ambientale, è riuscita a cambiare la testa dei nostri amministratori regionali. O forse si tratta invece di un possibile effetto collaterale determinato dal coronavirus sulle cellule cerebrali degli stessi, che già non avevano dato prove particolarmente brillanti nell’affrontare la conseguenze dei diffusi contagi da coronavirus sulle nostre popolazioni.
Ugo Sturlese
Cuneo per i Beni Comuni
Redazione
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