L’inflazione si “mangia” l’agricoltura: nella Granda scendono gli ettari coltivati
Pesche, nettarine, kiwi (70% in meno in 5 anni), fagioli e peperoni le coltivazioni più colpite dal calo delle remunerazioni e non solo. A sostenerlo è Coldiretti CuneoL’inflazione pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento del 9,4% mentre per la verdura sale al 20,2%, con i prezzi che lievitano dal campo alla tavola e i produttori agricoli che chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati ISTAT sull’andamento dell’inflazione ad agosto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Con l’aumento esponenziale dei costi di produzione in campagna e l’andamento climatico anomalo che manda in tilt le produzioni agricole, oltre a creare condizioni favorevoli allo sviluppo di nuove patologie, occorre garantire agli agricoltori un compenso adeguato per evitare l’abbattimento dei frutteti in una situazione in cui l’Italia - sottolinea la Coldiretti - ha dovuto dire addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni.
La situazione è pesante anche in Provincia di Cuneo dove - spiega Coldiretti Cuneo - non ha sosta da ormai molti anni un ridimensionamento significativo delle superfici coltivate a pesche e nettarine (-20% solo nell’arco di cinque anni) causato dalla rimuneratività sempre più bassa, mentre si è perso ben il 70% degli impianti di kiwi, principalmente a causa della batteriosi e della moria che hanno abbassato la produttività a livelli insostenibili. Per quanto riguarda le orticole, è diminuita drasticamente negli ultimi anni la superficie investita a fagiolo rampicante, sia da raccolta fresca che secca, per difficoltà legate al reperimento e alla gestione della manodopera, e diminuiscono le superfici a peperone per la difficoltà nel contrastare alcuni patogeni sempre più aggressivi.
Per buona parte dell’ortofrutta solo dopo molti mesi avviene la liquidazione ai produttori ai quali - spiega la Coldiretti - vengono poi addebitate sia le contestazioni sul livello qualitativo che tutte le inefficienze e gli errori di chi sta a valle della filiera. Il risultato è un preoccupante calo dei consumi di frutta e verdura, diminuiti dell’8% nei primi tre mesi del 2023 secondo elaborazioni Coldiretti su dati CsoItaly, un calo che ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per una dieta sana.
“In questo contesto l’aumento di fondi del PNRR pari a 2,5 miliardi per gli accordi di filiera, la logistica e le misure agricole risponde alle richieste di Coldiretti ed è importante per salvare la spesa delle famiglie ma anche per sostenere l’intero settore agroalimentare nella sfida ai cambiamenti climatici” sostiene il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
“Il nostro agroalimentare - aggiunge il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu - ha dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del PNRR con richieste di investimenti superiori alla dotazione e l’incremento dei fondi va nella direzione auspicata di aumentare la produzione in settori cardine. Un’occasione unica, che non va sprecata per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore nel rispetto delle norme sulle pratiche sleali”.
c.s.
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