L’“Iren cuneese” piace a qualcuno, ma non si farà: “Acda e Acsr hanno i loro ‘badò’”
La sindaca torna a escludere (per ora) l’ipotesi della multiservizi che accorpi le varie partecipate: “Se ne parla almeno dal 2002, forse ci si arriverà in futuro”Se n’era discusso la scorsa settimana in commissione, si torna a parlarne in Consiglio comunale per ribadire quanto già si è detto: la multiservizi di Cuneo, una sorta di “piccola Iren” che dovrebbe gestire l’acqua, l’energia e i rifiuti (e forse qualcos’altro), non è un tema all’ordine del giorno.
Eppure l’ipotesi aleggia. “Qui tutto è segreto cuma ‘l trun, (come il tuono, ndr) diceva il nostro predecessore Lele Algranati” scherza Giancarlo Boselli, autore di un’interpellanza sul tema. Da “vecchia volpe” della politica, al capogruppo di Indipendenti non sfugge quel che resta nelle pieghe del discorso: “La sindaca ha ammesso che ci sono riflessioni almeno su una parte delle ipotesi che sono state sviluppate, credo sarebbe opportuno che queste discussioni fossero portate prioritariamente in sede di commissione”.
“Dal primo giorno in cui sono stata in Consiglio comunale, nel 2002, ho sentito vagheggiare la multiservizi” risponde Patrizia Manassero, che ribadisce di non sapere da dove arrivi la notizia: “Però - aggiunge - posso raccontare lo stato dell’arte. Ho confermato che è in corso un approfondimento degli uffici comunali rispetto alla scadenza della concessione dei parcheggi, nel 2026”. Fin qui, appunto, nulla di nuovo: “Posso immaginare che in futuro si possa anche arrivare a un progetto di questo tipo. Nel momento attuale, però, le due partecipate che svolgono servizi strategici - Acda e Acsr - hanno entrambi dei ‘badò’”.
Ovvero delle preoccupazioni, in primo luogo - per quanto riguarda la società dei servizi idrici - il travagliato passaggio alla gestione pubblica. Non è solo la sindaca a riportare a galla vecchie suggestioni sul tema della “superpartecipata”: a Ugo Sturlese, per esempio, l’idea non piace. “Voglio esprimere qualche diffidenza - dice l’esponente di Cuneo per i Beni Comuni - rispetto all’entità dell’operazione. Qui si viene a creare una struttura che gestirà decine di milioni, una parte consistente del bilancio comunale”. Beppe Lauria (Indipendenza!) chiede da dove sia partito il suggerimento: “Non può essere frutto delle nostre e vostre ‘testoline’” sostiene l’ex assessore provinciale. In ogni caso, sottolinea, “mi piacerebbe si facesse un mea culpa per l’iniziativa di esternalizzare servizi per poi internalizzarli di nuovo, magari perdendoci qualcosa”. Per Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), che allarga il discorso al neonato ufficio partecipate del Comune, “sarebbe interessante capire se ci sono motivazioni politiche o tecniche dietro alla scelta”.
Qualcuno, per contro, non ha timore di dire che l’idea della multiservizi gli piace: “Ho pensato che sia una bella notizia: Fossano ha una multiservizi da anni” fa presente Carlo Garavagno (Partito Democratico), che scomoda il paragone con “un piccolo gruppo Iren locale”. “Si va nell’ottica della razionalizzazione delle partecipate locali su cui ho sentito anche critiche, pensiamo a Miac e Farmacie Comunali” aggiunge il consigliere dem, posto però che “gli utili non debbano essere fatti sulla pelle degli utenti”. “Che se ne sia parlato con termini definitivi non credo, che si stia prendendo in considerazione questa delibera sì” conferma Vincenzo Pellegrino di Centro per Cuneo, secondo cui spingerebbero in questa direzione anche le direttive di Arera: “Dovremo riuscire a ottimizzare tutto ciò che è energia, acqua e rifiuto di qui al 2030”.
La sindaca giustifica con le direttive “superiori” anche la creazione dell’ufficio partecipate: “Le normative sulle partecipate si stanno stringendo sempre di più, perché il tema è sempre sotto la lente del legislatore. Inoltre stiamo per traghettarci in un nuovo sistema che le inserirà non solo nel bilancio partecipato ma anche, in modo ancora più diretto, nel nostro bilancio”. “Di per sé la creazione dell’ufficio partecipate non è un elemento negativo” concede Boselli: “Il problema è fare delle scelte e dire chiaramente quali scelte si fanno: per alcune di queste, come l’Acda, non parliamo del 2030, ma di pochi mesi”.
Andrea Cascioli

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