L’Odissea quotidiana dei pendolari sul treno Cuneo-Torino
A luglio un ulteriore incremento dei prezzi dei biglietti, senza miglioramenti al servizio. Abbiamo chiesto a chi si sposta ogni giorno che cosa ne pensiRitardi, vagoni sovraffollati, servizi scadenti, ma prezzi che da anni continuano ad aumentare. La vita dei pendolari che tutti i giorni utilizzano il treno Cuneo-Torino per studio o per lavoro spesso è segnata da difficoltà che rendono quei viaggi sempre più complicati e difficili da sostenere. Abbiamo chiesto proprio a loro, tramite il gruppo Facebook dei pendolari, che cosa ne pensano del servizio offerto da Trenitalia.
Una delle questioni principali riguarda il mancato ripristino dei treni delle 23.25 e delle 4.21. Molti viaggiatori sostengono che la mancanza di quella corsa obblighi alcuni a utilizzare la propria automobile, con un conseguente aumento dei costi da sostenere e un maggior impatto negativo sull’ambiente. “Quei treni sono stati soppressi nell’epoca del Covid e mai più ripristinati - dice Claudio Menegon, referente del gruppo pendolari Cuneo-Torino -. È un problema che solleviamo tutte le volte che abbiamo a che fare con amministrazioni comunali, provinciali e regionali”. La questione in realtà è più ampia perché “anche nel caso dei treni da Torino per Milano l’ultimo è intorno alle 21. C’è stata una politica della Regione e di Trenitalia che ha portato a questa scelta”.
Il servizio, secondo i pendolari, non è adeguato al prezzo dell’abbonamento. La mancanza di treni in alcune fasce orarie rende il servizio lacunoso. Un esempio è il buco di un’ora e mezza tra il treno delle 7.50 e quello delle 9.24. Menegon spiega che una volta c’era una corsa in mezzo, quella delle 8.12, che permetteva di prendere il cambio delle 8.44, ma poi è stata tolta. Cuneo, se paragonata ad altre città come Mondovì, ha un servizio ferroviario meno efficiente: “Mondovì è una stazione di passaggio ed è ben servita, anche se in questo momento ci sono lavori sulla linea perché stanno cambiando un sovrappasso. Cuneo invece è un luogo di arrivo, oltre ci sono solo Limone e Ventimiglia”.
La questione della mancanza dei treni potrebbe essere in parte risolta utilizzando i convogli che partono vuoti. “Abbiamo già chiesto di far diventare un servizio commerciale quegli invii a vuoto, ma per ora non ci sono aggiornamenti. Quel servizio è pagato dalla Regione” e il paradosso è che “costa di più di un servizio commerciale classico”.
Il prezzo dei biglietti singoli e degli abbonamenti è un altro nodo cruciale. Si tratta di un aumento tariffario giustificato come adeguamento all’inflazione. Il coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile (Co.M.I.S.) aveva chiesto - senza successo - di congelare l’aumento, come è stato fatto in altre regioni. Negli ultimi anni le tariffe sono aumentate notevolmente: se si considera anche l’aumento che avverrà a luglio di quest’anno, in tre anni il prezzo è aumentato quasi del 15%. “Questo non è accettabile - commenta Menegon - perché a un aumento del prezzo del biglietto non è corrisposto un miglioramento del servizio. Gli aumenti sono stati corposi, infatti molte persone scelgono di fare l’abbonamento mensile e non annuale. L’annuale Cuneo-Torino ormai costa circa 1.300 euro, non tutti possono permettersi di pagare questa cifra in una volta”.
Uno degli altri problemi riguarda la grandezza limitata dei treni in alcune fasce orarie, che costringe molti utenti a stare in piedi o seduti sui gradini. Un esempio è il treno delle 19.24 della domenica, troppo piccolo in rapporto al numero di persone che lo utilizza: gli utenti in quella fascia sono tanti, molti sono universitari che nei giorni infrasettimanali vivono a Torino. Una situazione simile è vissuta da chi prende il 7.25 da Fossano verso Limone. “Mi era stato detto tempo fa che i vagoni non bastavano, io ho segnalato la questione ma per ora non è stata risolta - continua Claudio Menegon - dovrò quindi nuovamente sollecitare”.
A questi si sommano altri problemi, come la mancata assistenza in caso di oggetti smarriti, continui ritardi e problemi vari della linea. Una grave mancanza è dovuta all’informazione spesso lacunosa: “Talvolta quando ci sono ritardi se sei in stazione non sai nemmeno a quale binario andare, sovente corri di qua e di là perché nessuno informa in maniera precisa”. Qualcuno chiede anche viaggi più veloci, che saltino alcune fermate intermedie in determinate fasce orarie. Una decina di anni fa esistevano treni lenti e veloci al mattino e alla sera che permettevano di raggiungere in meno tempo il capoluogo piemontese. “Poi è cambiata la gestione dell’orario - dice Menegon -. Bisogna considerare però che togliere alcune fermate è un problema per le stazioni intermedie. Certo, posti come Cavallermaggiore e Racconigi hanno più treni rispetto a Cuneo, ma è necessario tenere a mente che ci sono pendolari anche da queste stazioni e hanno bisogno di un mezzo di trasporto. In teoria adesso è in vigore una sorta di compromesso: alcuni treni si fermano a Cavallermaggiore e altri a Racconigi”.
Uno degli ultimi problemi è connesso alla coincidenza a Fossano: “Bisognerebbe avere una reale connessione tra i treni per cui è previsto il cambio. L’unica che in realtà è effettivamente una coincidenza è quella delle 18.25, che parte da Fossano alle 19.25”. Si tratta dell’ultimo treno per Limone, che aspetta in caso di ritardo (a meno che non si tratti di aspettare ore): “Ma è l’unico della giornata. Visto che si creano connessioni bisognerebbe essere in grado di garantirle”.
Per diminuire il traffico e, di conseguenza, l’inquinamento atmosferico sarebbero necessari, in primo luogo, servizi di trasporto efficienti. Ma tra l’aumento dei prezzi e i numerosi problemi, il servizio offerto da Trenitalia pare allontanarsi sempre di più dalle reali esigenze di lavoratori e studenti pendolari.
Micol Maccario
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