'Mattarella ha tolto ogni alibi a chi ancora si ostina a perpetuare il patetico adagio degli 'italiani brava gente''
Riceviamo e pubblichiamo il commento di Gigi Garelli al discorso del Presidente della Repubblica a Fivizzano: 'Violenze non furono figlie solo della ferocia nazista, ma anche della barbarie fascista'Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione dal direttore dell'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo Gigi Garelli.
Gent.mo Direttore,
domenica scorsa a Fivizzano, piccolo borgo della Lunigiana, il presidente Mattarella e il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier hanno ricordato la terribile strage nazifascista nel corso della quale tra il 24 e il 27 agosto del ’44 vennero trucidati 173 civili, tra cui molte donne e bambini.
Non è stata una delle solite commemorazioni: entrambi i Presidenti hanno voluto chiedere perdono sottolineando in modo esplicito che il massacro fu opera di soldati tedeschi delle SS affiancati da militari italiani della Repubblica di Salò, questi ultimi con il volto coperto come banditi. In particolare, nel suo discorso il Presidente Mattarella ha ammesso ciò che un tempo era quasi scontato e che invece, con il tempo, tende a venir cancellato: quelle violenze non furono figlie solo della ferocia nazista, ma anche della barbarie fascista. "Furono, insieme, italiani e tedeschi a scatenare la follia omicida contro una popolazione inerme", ha voluto puntualizzare Mattarella, ribadendo che "il terrorismo senza scrupoli fu praticato dalle SS e dai brigatisti neri repubblichini".
Il discorso del Presidente ricorda che sarebbe troppo semplice scaricare sullo “straniero invasore” la responsabilità dei tanti atti di barbarie diretti contro civili italiani nel corso della Resistenza. In realtà anche tanti italiani parteciparono attivamente ai rastrellamenti in veste di accompagnatori, di complici e di carnefici. Proprio come a Fivizzano, dove furono un centinaio i repubblichini ad infierire sulle vittime innocenti, o a Sant’Anna di Stazzema, dove furono i fascisti del luogo a far da guida ai Tedeschi sugli ostili sentieri dell’Appennino; o come nella nostra stessa Città, dove tra il 25 e il 26 aprile del ’45, ad insurrezione avviata, furono i peggiori sgherri dell’Ufficio Politico Investigativo cuneese a infierire sui 5 partigiani uccisi dietro il cimitero urbano e a fucilare gli 8 civili (di cui 6 ebrei) assassinati sotto le arcate del Viadotto Littorio.
Con il suo perentorio "italiani e tedeschi chiedano scusa insieme" della scorsa domenica, Mattarella ha tolto ogni alibi a chi ancora si ostina a perpetuare il patetico adagio degli “italiani brava gente” o, peggio ancora, a descrivere la scelta repubblichina equipollente a quella partigiana.
Gigi Garelli
r.c.
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