Mentre abbandona Limone e Valdieri, Intesa Sanpaolo investe a New York
Nello stesso momento in cui pianifica nuove chiusure anche nella Granda, il gruppo bancario annuncia l'impegno in nuovi progetti legati alle energie rinnovabili oltreoceano“Intesa Sanpaolo finanzia l’impianto fotovoltaico più esteso dello Stato di New York”. È il titolo di un comunicato diffuso stamattina dall’ufficio stampa del principale gruppo bancario italiano. Un comunicato come tanti, di quelli che arrivano quotidianamente all’indirizzo mail della nostra redazione e che nella maggior parte dei casi, data la nostra natura di quotidiano locale, finiscono per essere scartati. Questo, però, ha colto la nostra attenzione, arrivando a pochi giorni da un’altra notizia che riguarda Intesa Sanpaolo e che interessa da vicino - questa sì - la provincia di Cuneo. La scorsa settimana, infatti, dal Piano Territoriale 2025 della banca sono emerse dieci nuove chiusure (unite a due accorpamenti) previste entro l’anno nella Granda. Tra giugno e ottobre, si legge nel Piano, chiuderanno i battenti le filiali di Barge, Frabosa Soprana, Farigliano, Limone Piemonte, Magliano Alfieri, Magliano Alpi, Mango, Murazzano, Valdieri e Vinadio.
Gli ennesimi tagli, che seguono quelli degli anni e dei mesi scorsi, l’ennesimo colpo per le aree marginali del Paese che di anno in anno perdono servizi fondamentali per chi ancora ci vive. Una notizia che ha scosso le comunità interessate, provocando le vibranti proteste dell’Uncem (ma non solo). Il presidente nazionale dell’Unione dei Comuni Montani Marco Bussone ha rivolto una lettera aperta direttamente al CEO di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, con passaggi dai toni molto duri: “Nei palazzi delle grandi banche, forse non hanno un’idea chiara di come sia realmente il nostro Paese. Non è nemmeno una critica, succede a molti manager che non hanno occasione di conoscere direttamente i territori. Ma sarebbe ora di rimediare”. Bussone ha definito “pericoloso” il piano annunciato da Intesa Sanpaolo, che comporterebbe conseguenze “gravi e difficilmente riparabili”: “La banca non può essere intesa semplicemente come uno sportello bancomat o una sede amministrativa. È una presenza viva, un presidio fondamentale, capace di mantenere vivo il tessuto economico e sociale dei territori. Senza servizi essenziali come una banca, questi territori finiscono inevitabilmente per morire”. Il presidente di Uncem ha invitato i vertici del gruppo a tornare sui propri passi: “Messina blocchi questo piano. Dica chiaramente che la sua banca ha sbagliato valutazione e che intende correggere il tiro, confermando la presenza sui territori come scelta strategica. Un cambiamento di rotta sarebbe accolto come un importante segnale di responsabilità sociale e civiltà. Non stiamo parlando semplicemente di economia, ma di futuro. Il CEO Messina dica chiaramente che questo piano di chiusure verrà rivisto, che ci ripenseranno perché hanno compreso che il Paese è più complesso delle statistiche e delle slide”.
Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico: “La Divisione IMI - Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo ha strutturato e in parte sottoscritto assieme a un pool di banche internazionali un prestito a lungo termine da 870 milioni di dollari per la Greenbacker Renewable Energy Company, finalizzato all’acquisizione del progetto e al supporto della costruzione e della gestione di Cider, il più esteso parco solare fotovoltaico dello Stato di New York. Il parco solare fotovoltaico Cider avrà una potenza di 500 MWac o 674 MWdc, sarà in grado di fornire energia a oltre 120 mila famiglie di medie dimensioni e creerà centinaia di posti di lavoro dedicati alla produzione di energia pulita nella Contea di Genesee”. L’operazione, si legge nel comunicato, rafforza la posizione del primo gruppo bancario italiano nel mercato statunitense delle energie rinnovabili: “Nel settore Intesa Sanpaolo ha già preso parte ad alcuni dei finanziamenti strutturati più significativi degli ultimi anni, come quello per la realizzazione del progetto SunZia tra New Mexico e Arizona, la più grande infrastruttura per la produzione e il trasporto di energia pulita dell’emisfero occidentale”.
Un impegno senz’altro meritorio, quello nel settore delle rinnovabili e dell’energia pulita, che però stride con la politica dalla banca nel suo territorio di riferimento. È quantomeno singolare, insomma, apprendere di somme così importanti impegnate da Intesa Sanpaolo oltreoceano, quando nello stesso momento il gruppo taglia servizi nel suo Paese, considerando le filiali non come un valore per il suo territorio, ma come semplici costi da sostenere e di conseguenza da minimizzare (costi di una piccola filiale di provincia che risultano irrisori, ci permettiamo di dire, per un gruppo che nel 2023 ha fatturato 25,14 miliardi di euro per un utile di 7,7 miliardi). Sebbene sia forse ingenuo stupirsi che sia la logica del profitto a guidare le scelte di un colosso della finanza, crediamo sia comunque doveroso segnalare storture come questa: le banche, anche nell’epoca di internet e dell’home banking, non possono ignorare il loro ruolo di presidio del territorio, di servizio fondamentale per il cittadino.
Una banca italiana non può investire a New York mentre sta deliberatamente abbandonando i suoi clienti di Limone, Valdieri o Magliano Alpi. Stupirsene - lo ripetiamo - è probabilmente da ingenui, ma non ci si può arrendere ad una normalità come questa.
Andrea Dalmasso

New York - Intesa Sanpaolo