“Mentre discutiamo, in corso Giolitti c’è sangue su un citofono”
La denuncia “in diretta” di Lauria ai consiglieri comunali: “Qualcuno lo ha preso a pugni fino a sanguinare, cosa succederebbe se un bambino toccasse uno dei tasti?”Più che un “colpo di teatro” una denuncia in diretta, frutto di una segnalazione arrivata al consigliere Beppe Lauria proprio mentre l’assemblea cittadina di Cuneo discuteva la situazione sempre più esplosiva di corso Giolitti. Ai colleghi l’esponente della destra civica mostra una foto inviata da un residente, quella che riportiamo a corredo dell’articolo: “Qualcuno si è messo a dare pugni sul citofono di un condominio, mentre noi stiamo discutendo e qualcuno mi sta dicendo che la situazione non è così grave. Mi chiedo cosa farà chi dovrà suonare a quel citofono, il ragazzino che magari rientrando a casa vuole citofonare per farsi aprire”.
Corso Giolitti non sarebbe dovuto figurare, per una volta, nell’ordine del giorno del Consiglio comunale. Ci è finito al fotofinish, proprio grazie a un’interpellanza di Lauria presentata in forma urgente: il tema infatti era l’assurda scena cui hanno assistito non più tardi di quattro giorni fa i residenti di un palazzo, cinto d’assedio - se così si può dire - da un extracomunitario che pretendeva di “perquisire” gli alloggi, in cerca di qualcuno che avrebbe lanciato un uovo da una finestra contro un capannello di persone. “L’amministrazione non è distratta o inconsapevole delle criticità, ma è parte attiva nell’affrontare le criticità” ha replicato a stretto giro la sindaca Patrizia Manassero, ma l’episodio non è passato inosservato: “Mercoledì saremo a un tavolo ordine e sicurezza in prefettura e parleremo anche di questo” assicura. La prima cittadina rende noto anche che una nuova circolare del ministro Piantedosi potrebbe aiutare a rafforzare il presidio sulla zona, ma per ora non è dato saperne di più.
Per il resto, le ricette suggerite da Lauria non convincono l’amministrazione. Sull’eventualità di togliere alcune panchine - solo nei punti “critici” e in via temporanea, sottolinea il proponente - Manassero è possibilista, ma scettica: “Immaginare di togliere le panchine è una sofferenza, ma l’abbiamo già fatto in alcune parti della città. Vedremo”. Maggiori contrarietà vengono dalla sua maggioranza, in testa la neocapogruppo del Partito Democratico Claudia Carli: “Una città senza panchine non è una città accogliente. Togliere panchine per minare il sacrosanto diritto alla socialità non funziona, l’hanno già provato altre città in Italia e ne abbiamo contezza”. “È un’illusione quella di riempire il territorio di militari e rimuovere le panchine, continuando su questo atteggiamento peggiorerete solo la situazione” avverte Ugo Sturlese, decano dell’opposizione civica di sinistra con Cuneo per i Beni Comuni. Altro tema che suscita perplessità è l’impiego di militari nei pattugliamenti, come già avviene in varie città nell’ambito dell’operazione Strade Sicure. Qui le difficoltà sono di ordine pratico, chiarisce la sindaca: “Quando il fenomeno era concentrato sul Movicentro partì una richiesta analoga. Ma ‘Strade Sicure’ ha un numero di forze contingentato, i militari sono mille contati e i nostri numeri non giustificano il loro spostamento”.
Lauria avanza anche altre due questioni che il dibattito successivo non raccoglie: il rispetto degli orari di chiusura (“alcuni esercizi chiudono alle 23 o a mezzanotte senza il benché minimo rispetto di orario”) e la verifica dei canoni di locazione “se è vero, come mi dicono, che in alcuni spazi vivono più persone rispetto a quanto dichiarato”. Per Paolo Armellini (Indipendenti) esistono ormai due diverse Cuneo: “C’è una Cuneo che fa passeggiate sotto i portici, che fa aperitivi e apericena, che va a vedere spettacoli la sera. E c’è una Cuneo che non esce più di casa per paura e non sono solo gli anziani. Non voglio più sentir dire che ci si deve ‘abituare’ a questa situazione”. Rispetto agli anni “caldi” del Movicentro, ammette la sindaca, la popolazione di senzatetto ed emarginati si è modificata: “Non ci sono più braccianti accampati, ma di sicuro il fenomeno si è diffuso e un po’ diluito sulla città”.
Nella sua replica scritta era affiorato un appello - certo condivisibile - affinché gli organi di informazione “raccontino con verità i fatti - sia quelli di cronaca, sia le iniziative virtuose - e che diano voce alla pluralità delle opinioni”. Meno comprensibile ci è sembrata la chiosa su “una narrativa sensazionalistica o parziale” che “finisce per ingenerare o alimentare paure diffuse e tensioni pericolose”. Noi di questa “narrativa”, che pure è affiorata talvolta quando la stampa e soprattutto la tv nazionale si sono interessate di faccende cuneesi (un caso per tutti, l’aggressione alla troupe di Mediaset in corso IV Novembre), stentiamo a trovar traccia nell’attività quotidiana degli organi d’informazione locali. A meno che non si scambi la “narrativa” con la “narrazione”, quella dei fatti di cronaca nudi e crudi. Ma quello, anche se più di qualcuno tra noi se ne scorda, sarebbe il nostro lavoro. E dire che il problema di corso Giolitti sia l’informazione, malgrado i mille buoni motivi che esistono per criticare chi fa giornalismo, è un po’ come fare il verso al benignano “il problema di Palermo è il traffico”.
Andrea Cascioli
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