Missionario cuneese arrestato in Repubblica Centrafricana e liberato dopo una rivolta popolare
Padre Aurelio Gazzera, carmelitano attivo da anni a Bozoum, era accusato di aver violato una proprietà privata dopo aver fotografato un sito dove alcune società cinesi estraggono oroAveva scattato alcune fotografie dei luoghi dove lungo il fiume Ouham si sono insediate alcune società cinesi che estraggono oro: i militari lo hanno arrestato accusandolo di aver violato una proprietà privata, ma una vera e propria sommossa popolare, poco dopo, ha portato al suo immediato rilascio. Il protagonista della disavventura è padre Aurelio Gazzera, sacerdote carmelitano originario di Cuneo, da oltre vent'anni missionario in Repubblica Centrafricana. I fatti si sono verificati a Bozoum, nell'ovest del paese, lo scorso 27 aprile: a raccontarli e ripercorrerli lo stesso padre Gazzera, sul suo blog.
“Un po’ di agitazione. Molti di voi sono già al corrente. - scrive il missionario - È stata una settimana piuttosto agitata. Sabato 27 aprile sono tornato al fiume, perché volevo vedere la situazione dell’Ouham, e le imprese cinesi che vi estraggono l’oro. Ho fatto alcune foto: i cantieri non si sono fermati, anzi. Quando prendo la strada per rientrare arriva un militare, che mi intima di fermarmi. È armato, e non ho molta fiducia, e dico che io vado avanti. Chiama con la radio di altri soldati, che arrivano immediatamente. Mi chiedono perché sono andato a fare delle foto del sito, dico loro che non è vietato. Sono molto agitati e gridano contro di me, mi confiscano la macchina fotografica e il telefono e mi perquisiscono. Mi accompagnano dove ho lasciato la macchina e mi dicono che sono in arresto”. Poche ore dopo, la rivolta popolare: un assembramento di oltre 3 mila persone di fronte alla Brigata Mineraria dove il missionario è detenuto, uomini, donne e giovani che chiedono l'immediata liberazione di padre Gazzera, molto amato e conosciuto dalla popolazione locale. Racconta il missionario sul suo blog: “La situazione è quasi comica: i militari che hanno paura e non sanno cosa fare, e io aspetto. E pretendo che mi riconsegnino prima il telefono e la macchina fotografica. Dopo pochi minuti, decidono di liberarmi. Finalmente, esco dalla Brigata Mineraria. La folla è pazza di gioia, e riparto in motocicletta. L'intera città è sulla strada, tutti contenti per la mia liberazione, ma anche molto arrabbiati con le autorità e soprattutto con la ditta cinese”. La situazione, a Bozoum, è molto tesa: nel mirino lo sfruttamento della popolazione e del territorio da parte delle società minerarie, che hanno anche deviato il corso del fiume per estrarre oro. A battersi per i diritti della popolazione locale c'è anche padre Gazzera, che sul sul blog (QUI il link) da anni fornisce aggiornamenti continui sulla situazione.
a.d.
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