Nell’ex caserma Montezemolo Cuneo sogna la sua area concerti
La sinistra punta i piedi: “Sarà una strage di alberi”. Gli altri consiglieri sono concordi: “Serve un luogo per gli spettacoli”. Ma l’auditorium, per ora, non ci saràUn posto per farla finita con l’idea che “a Cuneo non c’è mai niente da fare”: almeno nelle speranze degli amministratori cittadini, il futuro dell’ex caserma Montezemolo dovrebbe essere questo.
Se n’è discusso giovedì scorso nella riunione congiunta di ben quattro commissioni consiliari, cui hanno partecipato anche i dirigenti comunali Bruno Giraudo e Walter Martinetto. L’occasione per fare il punto, in attesa di un sopralluogo dopo la pausa agostana, su uno degli interventi più attesi, la cui genesi è stata piuttosto travagliata in questi anni. Ci si sono messi di mezzo anche il Covid e la guerra in Ucraina, tant’è che l’acquisizione completa dell’area è stata rimandata perché l’esercito, per adesso, non vuole disfarsi dell’ultima porzione. Anche il progetto di edificazione di un auditorium è finito in congelatore: “Al momento non ci sono finanziamenti” ammette la sindaca Patrizia Manassero, consapevole però che “il tema in città è sentito, perché il teatro Toselli è sotto stress e sala San Giovanni ha una capienza limitata”.
Resta comunque - e non è poco - l’intervento già finanziato con 5 milioni e 100mila euro tramite Regione e Comune, con i soldi del Fondo Sociale Europeo. La giunta ha approvato il progetto definitivo nel settembre di due anni fa ed entro la fine dell’estate arriverà quello esecutivo, a cui seguirà l’appalto prima della fine dell’anno. Sempre quest’estate verrà abbattuto il fabbricato A, ovvero l’edificio principale al centro dell’area, che occupa circa 1350 metri quadri. Verrà demolito anche il muro di cinta sul lato di corso Francia, mentre nei lati affacciati su Parco Parri e via Bodina saranno ricavati altri accessi. Il fabbricato B, quello con accesso diretto su corso Francia, sarà invece ristrutturato. Al centro il lavoro principale, cioè la costruzione di una “piastra attrezzata” per gli eventi fieristici e le manifestazioni che occuperà circa un terzo dei trentamila metri quadrati dell’intero spazio.
Su quest’ultima si appuntano, in sostanza, tutte le criticità individuate dall’opposizione di sinistra. Perché per costruire la piastra occorre abbattere le piante cresciute in modo incontrollato nell’ex deposito carburanti dismesso: “Sarà una strage di alberi” pronostica il consigliere Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia, paventando l’abbattimento di circa 150 alberi sui 180-190 censiti. Tutto questo, dice, “per realizzare l’equivalente di due campi da calcio su cui ospitare spettacoli, con grosse difficoltà per l’affollamento che verrà a crearsi in quest’area”. Tuttavia nemmeno la coalizione “benicomunista” si dice contraria in via di principio alla realizzazione di uno spazio per eventi culturali: “È una buona operazione, ma non in queste forme” conclude Ugo Sturlese, dopo aver ripercorso i vari cambi di rotta. “Seguire questo progetto è come leggere un giallo affascinante” ironizza, rammaricandosi per il fatto che l’auditorium sia sparito dai radar e invece sia rimasta la piastra: un regalo agli organizzatori dell’Oktoberfest “sfrattati” dal Parco Parri, secondo i critici.
“So che si è parlato spesso di una piastra per l’Oktoberfest, io la immagino piuttosto per rassegne come Zoè in città e Mirabilia” precisa la sindaca, confortata in questo dal parere degli assessori. Sara Tomatis, delegata alle Manifestazioni, ricorda che l’obiettivo è soprattutto “incrementare l’offerta per i concerti, che molto spesso non riescono a trovare una collocazione se non hanno dimensioni contenute”. Il tema sta a cuore anche ai consiglieri della maggioranza. “Per i concerti a Cuneo non abbiamo niente” lamenta Flavia Barbano di Centro per Cuneo: “Se continuiamo così continueremo ad andare a Dogliani, ad Alba o a Bra. I ragazzi vanno via, perché in città non si può fare niente dopo le dieci di sera senza suscitare proteste”.
Mentre Elio Beccaria (Crescere Insieme) rievoca i tempi di Vasco Rossi in piazza d’Armi (“forse avremo di nuovo la possibilità di fare qualcosa del genere” è il suo auspicio), il capogruppo centrista Vincenzo Pellegrino sostiene che la questione della salvaguardia degli alberi sia già stata superata dagli eventi: “Mi ricordo il precedente sopralluogo e lo scempio fatto agli alberi dai militari in uscita. Le essenze pregiate di tutta l’area sono già state tagliate”. L’ingegner Martinetto, dirigente del settore Lavori Pubblici, conferma l’ipotesi che la vegetazione interna assomigli più a una selva che a un bosco: “Quando la caserma è stata dismessa gli alberi non hanno avuto più nessuna cura. Non abbiamo intenzione di abbatterli tutti, ma c’è la necessità di mantenerli sicuri. Molti non hanno prospettive e non c’è un criterio agronomico”. Saranno salvaguardati anche la stele che ricorda il passato della caserma (da cui partirono le truppe per l’Africa Orientale nel 1940, quando c’era un autocentro) e i graffiti che testimoniano il passaggio di alcuni agenti segreti inglesi del Soe, alla fine della seconda guerra mondiale.
La memoria del passato è garantita, insomma. Quanto al futuro, l’assessore al Patrimonio Alessandro Spedale pone una scadenza improrogabile: “Abbiamo una deadline al 30 giugno 2025, data entro la quale dovremo aver ultimato i lavori perché scadranno i finanziamenti europei”.
Andrea Cascioli
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