"Non giova a nessuno propiziare un clima da nuova guerra fredda"
Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un lettore a proposito della guerra in UcrainaRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
le riflessioni sulla guerra in Ucraina e sulle conseguenze, in primo luogo economiche, che dalla stessa riverberano anche sull’economia della nostra provincia contenute in una lettera inviata al suo giornale qualche giorno fa (Chiarenza e altri), sono ampiamente condivisibili e debbono essere attentamente analizzate.
È indubbio che le sanzioni siano lo strumento principale di ritorsione economico-politica, in assenza di possibilità di guerra all’invasore da parte dell’Unione Europea e della Nato, ma è altrettanto vero che le stesse finiscono per danneggiare molto di più, da un punto di vista economico ed anche psicologico, contesti sociali altamente sviluppati, come quelli “occidentali”, anziché uno spazio economico meno progredito e socialmente meno ricco come quello russo. Le sofferenze economiche derivanti dall’applicazione delle sanzioni impattano molto di più da noi che non presso il popolo russo.
È innegabile, poi, che in un contesto geopolitico multipolare, come quello creatosi all’indomani del 1989, siano, di necessità, preferibili assetti definiti sulla base della più ampia concertazione possibile, mediante la considerazione del maggior numero di interessi, anziché la scelta di interessi più esclusivi e di alleanza. Un’ Europa che corra dal Tago agli Urali, oggi, non può che essere l’unica da considerarsi, in un ambito internazionale multipolare. E le scelte "politiche" ne derivano di conseguenza.
Per potenze non direttamente presenti sul suolo europeo, poi, è sicuramente più facile assumere decisioni nette e poco inclini alla mediazione, soprattutto quando gli esiti economici delle stesse ridondano non solo sullo stato invasore ma pure sui suoi confinanti europei, in forza della maggior integrazione economica esistente tra questi.
Se il conflitto ucraino continuasse a protrarsi per lungo tempo, gli effetti combinati delle sanzioni e della crescita dei prezzi di materie prime e derivati tecnologici potrebbero produrre conseguenze devastanti sull’economia del nostro paese e sulle già magre risorse di famiglie e imprese. Il blocco dei rifornimenti di grano e di altri prodotti agricoli fondamentali potra', poi, generare scarsità di prodotti di largo consumo (p.e. farina) sugli scaffali dei nostri supermercati. Non parliamo, infine, delle conseguenze disastrose che potrebbero derivare al nostro Paese da un blocco, a breve termine, delle forniture del gas (come richiesto da alcuni partner all'interno della UE...).
Non giova, pertanto, propiziare un clima da nuova “guerra fredda”: è ovvio che occorra prendere nettamente posizione ed agire contro chi ha violato il diritto internazionale, i confini e le popolazioni che hanno subito l’aggressione, ma, forse, qualche maggior sforzo diplomatico e negoziale doveva essere compiuto prima, tantopiù che dal lontano 2014 continua ad infuocare una guerra dimenticata da tutti sul confine dei due stati, oggi belligeranti de facto. E questo proprio nell’ottica sopra richiamata, di un’Europa che non si fermi alla UE od alla Nato ma che corra fino a Kiev ed agli Urali.
Condivido, infine, senza dubbio, l’opinione per cui: ”Pragmaticamente dobbiamo avviarci verso un mondo multipolare e coesistere, arginandoci e condizionandoci a vicenda”, ovvero, cercando una concertazione internazionale più ampia e forse meno legata agli schemi del passato.
E, per quanto riguarda l’Italia, operare scelte che perseguano i nostri interessi, in primo luogo economici. La ringrazio per l’attenzione.
Flavio Fantino
Redazione
CUNEO Ucraina