Nuovo ospedale di Cuneo, i dubbi delle opposizioni: “A chi conviene il partenariato?”
Sinistra civica e Indipendenti chiedono l’accesso agli atti: il progetto verrà reso noto dal 2 febbraio. “Le carte le leggeremo insieme” rassicura la sindaca ManasseroQuando un anno fa Cirio aveva presentato il primo cronoprogramma per il nuovo ospedale di Cuneo, quello con scadenza al 2028, lo slogan era: “Ci metto la faccia”. Paragonandolo a Pinocchio, le opposizioni cittadine avevano ironizzato: “Ci mette il naso”. Ora però sono loro, la sinistra civica di Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia e il gruppo Indipendenti, a lamentare poca chiarezza: “Dalla trasparenza si è passati alla riservatezza”.
Di “riservatezza” aveva parlato a più riprese il presidente della Regione nella cabina di regia di giovedì scorso, a proposito del progetto di partenariato che la società INC sta adeguando alle richieste dell’azienda ospedaliera e del suo advisor, l’università Bocconi: “Riservatezza non vuol dire segretezza” ripete il governatore langhetto, anche se non si capisce in cosa i due concetti differiscano, almeno per ora. Solo dal 2 febbraio, data di convocazione della conferenza di servizi, si saprà qualcosa di più. Le minoranze reclamano l’accesso agli atti e a rassicurarle ci ha pensato, nella prima seduta consiliare di ieri, la sindaca Patrizia Manassero: “Leggeremo le carte e lo faremo tutti quanti insieme”. Anche il segretario comunale Giorgio Musso ribadisce che gli atti, pur riservati, saranno accessibili agli amministratori: “Daremo tutta la documentazione che i consiglieri hanno necessità di avere”.
La questione tecnica è risolta, dunque. Ma i nodi restano molti, a cominciare dalla modalità scelta, il partenariato pubblico privato: la delibera regionale, ricorda Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), “prevedeva la realizzazione con i fondi dell’Inail e affermava che eventuali altre proposte sarebbero state considerate ‘solo se migliorative’. Ci chiediamo perché la INC si sia assunta questo rischio, visto che un’analoga proposta a Savigliano era stata respinta”. Più in generale, si chiede l’esponente dell’opposizione, “come mai tutto questo proliferare di partenariati sul territorio nazionale? C’è un vero interesse pubblico dietro a queste operazioni?”. Le stesse domande se le pone Giancarlo Boselli (Indipendenti): “È evidente che si sia voluto dare in mano ai privati la costruzione degli ospedali: sono dieci o quindici le procedure analoghe a livello nazionale e nessuno riesce a comprenderne la convenienza, almeno in termini economico-finanziari. Perché è stato scelto il PPP? È più efficiente o più rapido? No, perché se avessimo seguito la procedura pubblica oggi saremmo più avanti”.
“Abbiamo fatto i conti - aggiunge Bongiovanni - in base a quanto avevamo in mano lo scorso anno, dimostrando che sia con i fondi Inail che con i fondi ministeriali i costi erano più convenienti rispetto al PPP. Abbiamo chiesto alla sindaca di farsi portavoce di questi dubbi presso la Regione, ma nulla ci è arrivato”. Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) definisce il PPP “una follia costosissima per fare un favore a un privato. Non credo possa essere usato per gli ospedali, semmai per un’autostrada. Anche se sulla Pedemontana Veneta è capitato che la INC abbia ritardato talmente tanto i lavori da impedire alla Regione Veneto di incassare i canoni”. A proposito di ritardi, il decano della sinistra civica ed ex primario registra: “Abbiamo appreso che i tempi si dilatano di tre anni: dall’inizio delle operazioni, con la commissione comunale speciale del 2018, alla fine dei lavori nel 2031-32 avremo impiegato quattordici anni. Quattordici anni per un ospedale sbagliato nel posto sbagliato”.
Per i benicomunisti e gli indipendenti, infatti, la via maestra resta la ricostruzione “a blocchi” dell’attuale Santa Croce, presentata in una conferenza nel novembre scorso. “Sul Carle abbiamo vincoli culturali oltre che naturali” ammonisce Sturlese: “Poi ci sono altri ostacoli, costituiti dalla necessità di acquisire il permesso dal ministero della Salute per utilizzare i 148 milioni passandoli da finanziamento alle opere a contributo al PPP. E la Regione dovrà stanziare i soldi per coprire il canone annuale da versare alla INC, che l’ospedale sicuramente non è in grado di coprire”. E se il partenariato non si facesse? Bisognerebbe ripartire da capo, avverte Boselli: “Bisognerà rifare tutto l’iter e chiedere i finanziamenti dell’Inail, il quale li concederà solo a fronte di un progetto cantierabile: sarebbe un’altra lunghissima perdita di tempo”.
Andrea Cascioli
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