Palazzo Chiodo, Civallero: "Si mantenga in vita una testimonianza irrinunciabile del nostro patrimonio"
Il consigliere comunale di Forza Italia: "Per il suo recupero anche a lotti potrebbe essere valutato l’uso del Landmark Trust britannico collegato ad esempio ad un servizio di visita"Riceviamo e pubblichiamo.
Si chiama Palazzo Chiodo, un raro esempio di architettura cinquecentesca nel centro storico della Città, collocato tra Via Busca e Via Cacciatori delle Alpi, manufatto importante dal punto di vista storico ed artistico, costruito intorno al 1503, come testimonia la data scolpita su una colonna del cortile interno, uno dei palazzi privati più importanti della storia di Cuneo, appartenente alla famiglia aristocratica dei Conti Della Chiesa, originari della Lombardia.
L'edificio preserva ancora l'impianto originale: il cortile interno, circondato da due file di loggiati, è completato da una torre di pianta quadrata, come tipico delle costruzioni medievali, simbolo del potere e della ricchezza delle più prestigiose famiglie del Comune. Nel Settecento l’ingresso verrà dotato di un passo carraio per le carrozze; insieme allo scalone di accesso sono invece il risultato di interventi successivi, risalenti al Seicento e Settecento. Abitato a lungo nel suo ultimo piano dalla baronessa Maria Alberta Chiodo Ronchetto Salvana fino al 2015.
L’immobile venne acquisito per 2,4 milioni, con il voto favorevole dell’unanimità dei consiglieri comunali, per ampliare la biblioteca, progetto viziato da mancanza di valutazioni preliminari necessarie per capire che già allora era una errata destinazione d’uso, non compatibile con il bene in oggetto. Abbandonato per 17 anni, venne inserito nel piano alienazioni dal Sindaco Borgna ed ora nuovamente dalla Sindaca Manassero. Parve si fosse aperto uno spiraglio quando a fine mandato, l’assessore Mantelli rispose ad un’interrogazione di Grande Cuneo, sul suo possibile riutilizzo come residenza.
“Giunti a questo punto mi chiedo – interviene Franco Civallero, Capo gruppo Forza Italia – se il Comune di Cuneo, con fondi propri e con la partecipazione a bandi specifici, può attuare le misure urgenti e contingenti per la messa in sicurezza di Palazzo Chiodo, in modo da scongiurarne l’ulteriore colpevole decadimento; la spesa dovrebbe essere maggiormente contenuta se destinata solo alla messa in sicurezza ed alla protezione dalle intemperie del tetto, la sistemazione delle gronde, dei faldali e dei pluviali”.
“Sarebbe interessante conoscere – sottolinea Civallero - quali siano stati i criteri, i coefficienti, i contenuti della valutazione di acquisto - perizia di stima- eseguita nell’anno in cui il manufatto venne acquisito facendo valere il diritto di prelazione, per corroborarne e garantirne il valore corrisposto con risorse pubbliche e quali i criteri, i coefficienti, i contenuti della valutazione di vendita – perizia di stima - eseguita ad oggi per farne dell’immobile oggetto di alienazione”.
“Per il suo recupero – conclude Franco Civallero – anche a lotti, come già proposto, potrebbe essere valutato l’uso del Landmark Trust britannico collegato ad esempio, per il servizio di visita, con il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, per mantenere in vita una testimonianza irrinunciabile del nostro patrimonio, un gioiello inusuale, unico nel suo genere per la città di Cuneo, completo dei propri affreschi, tendaggi ed arredi”.
Lo stemma della famiglia aristocratica si trova raffigurato sia sulla sommità della porta di ingresso di Via Chiusa Pesio, sia su una parete interna del cortile, dove compare anche il motto della casata: "Mai tardi fur gratie divine", Si spera che per la conservazione del Palazzo si avveri l’importante motto, per coloro che ne hanno fiducia!
Forza Italia Cuneo
Redazione
CUNEO cuneo