Per il nuovo ospedale di Cuneo c’è l’intesa col ministero: confermati i 410 milioni dell’Inail
L’annuncio dell’assessore regionale Riboldi a margine dell’assemblea con i sindaci: “Il ricorso? Ci farà perdere tempo, ma non saranno altri mesi”Rispetto all’ultima calata di Federico Riboldi a Cuneo, quella con cui l’assessore regionale alla Sanità aveva folgorato il partenariato pubblico-privato, la novità è che il finanziamento per il nuovo ospedale ha ricevuto l’ok anche dal ministero della Salute.
C’è quindi l’intesa per la concessione di fondi calmierati, con un interesse massimo del 4% (“le risorse private vanno sull’8 o 9%” precisa Riboldi). I numeri sono quelli di cui si era già parlato: 410 milioni di euro erogati dall’Inail. Ora ci sarà un passaggio col ministero dell’Economia, ma “è più burocratico che formale” assicura l’assessore, visto che il placet di Orazio Schillaci è già arrivato.
La scelta, rivendicata dall’esponente della destra sociale di Fratelli d’Italia, è anzitutto politica: “Mi sento di sposare anche politicamente la ricerca di fondi pubblici: uno Stato che abdica alle proprie strutture centrali e all’energia è uno Stato debole. Invece vogliamo uno Stato presente, soprattutto sui temi fondamentali”. Tajani probabilmente parlerebbe di “visione bolscevica”, ma l’ex sindaco di Casale tira dritto e nega divergenze anche rispetto all’indirizzo del suo predecessore, il leghista Luigi Genesio Icardi: “Icardi non aveva la disponibilità di fondi pubblici, per questo non si può parlare di un dualismo: oggi abbiamo il denaro pubblico per costruire gli ospedali, fino a un po’ di tempo fa quei fondi non c’erano. C’è stata, nel frattempo, anche la bocciatura del partenariato da parte dell’advisor Bocconi, dopo un’analisi piena”.
Il PPP, magnificato in un primo tempo a Cuneo, per Riboldi non è altro che “il refugium peccatorum della pubblica amministrazione senza denaro”: “Il Piemonte oggi non ha capacità di indebitamento e l’alternativa a questo, in assenza dei fondi Inail, era non fare l’ospedale”. Le cose sono cambiate insomma, ma altrettanto vale, com’è ovvio, per i privati che avevano proposto l’intesa bocciata dalla Regione, ovvero la Inc. L’azienda della famiglia Dogliani mastica amaro e ingaggia battaglia: c’è un ricorso al Tar, con richiesta di sospensiva dell’iter pubblico avviato nel frattempo. Sarebbe l’ennesima beffa, ma l’assessore pensa sia un bluff e vuole andare a “vedere”: “Non posso non prendere atto che gli uffici dell’Aso siano più in difficoltà, ma ho avuto la disponibilità di Tranchida per non far slittare nuovamente i tempi: è in ballo la fiducia nel sistema regionale e in noi come funzionari dello Stato”.
Quindi si va avanti col cronoprogramma, senza esitazioni: “Se ritarderemo, lo faremo per una o due settimane ma il ritardo non sarà di mesi” giura l’esponente della giunta Cirio. Se non si arriverà a bandire la gara di progettazione entro fine anno, come previsto, non si andrà oltre la metà di gennaio.
Livio Tranchida annuisce e ascolta con attenzione anche le parole che Riboldi spende, a margine dell’assemblea con i sindaci dell’Asl Cn1, a proposito del rinnovo dei direttori generali sanitari: “La linea è premiare il merito, non c’è nessuna volontà di spoil system. Chi ha lavorato bene dovrà essere confermato”. Le solite parole di circostanza? L’assessore si ribella ai sorrisi ironici sul punto: il fatto che ci siano ben quaranta nuovi aspiranti agli incarichi di vertice in sanità, sostiene, è la prova che le gare saranno “vere”. “In passato - dice - i bandi erano andati deserti o quasi, oggi abbiamo quaranta professionisti che si sono candidati a direttori generali perché credono nella sanità piemontese”.
“Se però notiamo situazioni in cui si fa fatica, - precisa ancora - in particolare sulle liste d’attesa, dovremo volente o nolente operare dei cambi. Non è un giudizio sul manager, chi non rende al 100% non è per questo un incapace. I bilanci? Contano ma non sono l’unico criterio: non si possono valutare tutti con lo stesso metro, senza tener conto del fatto che siano ad Alba o nella periferia di una grande città”.
Andrea Cascioli
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