Piazza Europa, ecco la proposta degli ambientalisti: “Cambiare volto alla piazza, ma con i cedri”
Sala piena al Cdt per la presentazione con il garden designer Maurizio Zarpellon: “Un giardino naturalistico per riportare la vita in città, con api e uccelli”Ci sono tutte le piante già oggi presenti, a cominciare dai dieci cedri. Ma anche piante aromatiche e nutraceutiche, fiori melliferi per attirare le api e altre adatte agli uccelli, tre piccoli “salotti” con le loro sedute e fontane. Non è il “bosco urbano” che qualcuno aveva vagheggiato al posto del progetto avallato dall’amministrazione: è un “giardino naturalistico”. Ovvero, la nuova piazza Europa che piace agli ambientalisti.
A disegnarla ha provveduto il garden designer Maurizio Zarpellon, su invito di Pro Natura, Legambiente e le altre associazioni ambientaliste contrarie a una riqualificazione che passi per il taglio degli alberi. “Non è un progetto ma solo un’idea progettuale, con spunti che possono essere considerati per un’alternativa” spiega Zarpellon, giardiniere e vivaista torinese che ha preso casa da tempo in valle Pesio: “Conoscendo piazza Europa - dice - mi sono trovato d’accordissimo sul fatto che le piante non andassero toccate: credo di aver colto il genius loci, dato di solito, in questi giardini, dalle piante più anziane”. A parlare di alberi e genius loci viene in mente un romanzo di Dino Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio, dal quale Ermanno Olmi trasse un bel film con Paolo Villaggio.
Due le esigenze: assicurare la permeabilità del terreno e “riportare la vita” in piazza. “Per secoli - continua Zarpellon - l’uomo ha cacciato la natura dalle città: c’è una vita di prede e predatori che vive di fianco a noi, relegata ai fiumi sui fianchi di Cuneo. Le città devono diventare di nuovo corridoi dove la vita si sposta”. Gli esempi non mancano, assicura: “A Torino ho conosciuto un apicoltore che teneva le api sul tetto della Banca d’Italia. Perché non aumentare la biodiversità di una piazza che sta nel cuore di Cuneo, a cui qualcuno vuole strappare l’anima?”. L’idea piace alla platea, gremita, della sala del Centro Documentazione Territoriale. Ci sono vari consiglieri comunali dell’opposizione, nessuno dalla maggioranza.
“È stato un dialogo tra sordi” dice Gianfranco Peano di Legambiente, rievocando il rendez vous con l’amministrazione dell’estate scorsa: “Avevamo parlato dei servizi ecosistemici, della riduzione del rumore, dei danni alla salute. C’è stato un balbettio da parte di un tecnico per liquidare la faccenda, dicendo che sono calcoli che si prestano a diverse interpretazioni”. Gli ambientalisti invece sono convinti che il peso di quegli alberi, ultrasessantennali, si possa quantificare anche in termini economici: “Il valore dei servizi ecosistemici assicurati dagli alberi è pari a 145mila euro all’anno, moltiplicati però per gli anni a venire in cui questi alberi non ci saranno più. Abbiamo fatto presente al Comune e a Roma che questi sono costi che la città dovrà pagare: in quindici anni si arriva almeno a 2 milioni e 500mila euro, aggiungendo anche il valore ornamentale”.
“Mi amareggia in primis che degli esseri viventi vengano eliminati, come fossero oggetti di arredo urbano” commenta Domenico Sanino di Pro Natura, deplorando anche “la perdita della memoria storica: c’è una scelta fatta dai nostri padri che mandiamo a rotoli. Manteniamo almeno qualcosa del passato, cioè i cedri”. A lui, storico per vocazione, il compito di ripercorrere la genesi di una piazza nuova, nata sul finire degli anni Sessanta quando attorno erano già sorti palazzoni di dubbio gusto. A darle il suo volto attuale fu il geometra Fiorenzo Toselli: “La scelta era tra copiare altre piazze nell’impostazione ‘all’inglese’ - la piazza Cottolengo realizzata da poco, o piazza della stazione - invece lui ha un’intuizione particolare: ispirarsi alla geometria del giardino alla francese, con le alberate e i parterre verdi, più la fontana centrale che ne è la caratteristica”.
Quell’impostazione ha un po’ segnato il passo, concordano le associazioni, ma la scelta delle piante no: “Il cedro dell’Atlante è resistente alla mancanza d’acqua e abituato a temperature medie alte: è una specie che reagisce bene ai cambiamenti climatici che si stanno verificando” sottolinea Alberto Guzzi, agronomo, ex comandante dei Forestali e autore della famosa “controperizia” con cui gli attivisti pro cedri hanno replicato, punto per punto, alle osservazioni dell’esperto incaricato dal Comune, Ettore Zauli. Guzzi interviene anche sulla questione del fittone, la radice principale che si ritiene sia ormai compromessa e che secondo Zauli potrebbe portare a problemi di stabilità, in futuro: “Ma le specie fittonanti non sono ‘stupide’: nelle biforcazioni principali, che sviluppano quando vengono messe a dimora, emettono una nuova radice fittonante”. Questo, comunque, non si può sapere per certo, in assenza di indagini sul sottosuolo. Quel che invece è sicuro, spiega Guzzi, è che gli alberi avranno un ruolo sempre più cruciale nel contrastare l’impoverimento delle falde idriche: “Anche in zone come queste, dove l’acqua non è mai stata un problema, incomincia a non essere più una risorsa illimitata”.
Poi c’è il tema della salute umana, sul quale interviene Mario Frusi, membro dell’associazione Medici per l’Ambiente, citando una quantità di ricerche: “Le terapie forestali possono rappresentare una possibilità per diminuire la sovraprescrizione di farmaci” sostiene Frusi, menzionando una ricerca del 2020 secondo cui “le aree verdi possono ridurre l’uso di farmaci per l’ansia e la depressione in coloro che vivono in città: appena 15 minuti in foresta sono sufficienti a produrre effetti psicologici immediati e di breve durata, mentre 2 ore portano a benefici per una settimana e 3 giorni addirittura migliorano le difese immunitarie per un mese”. Oltre agli effetti psicologici c’è la riduzione dell’inquinamento, a cominciare dal PM 2,5: “In Italia, nel 2018, sono morte 52.300 persone per danni da PM 2,5. Uno studio in dieci città statunitensi ha dimostrato che gli alberi possono ridurlo in quantità variabili dalle 4,7 tonnellate di Syracuse alle 64,5 di Atlanta”.
Andrea Cascioli
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